Mare e pianeti

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Mare –  Lo studio appena pubblicato fra le Publications of the Astronomical Society of the Pacific  rivela che più di un quarto degli esopianeti che popolano la nostra galassia potrebbe ospitare mari e oceani, spesso nascosti sotto spessi strati di ghiaccio superficiale, simili a quelli scoperti sulla luna di Saturno Encelado o su Europa, la luna di Giove.

È quanto emerge dall’analisi matematica di diverse decine di esopianeti, compresi quelli individuati nel vicino e chiacchierato sistema di Trappist-1, condotta dal gruppo di ricerca Nasa per la vita oltre la Terra guidato da Lynnae Quick.

Sebbene non possano vantare un’atmosfera, Europa ed Encelado sono “osservate speciali” dai ricercatori che non escludono di trovare tracce di vita negli oceani nascosti di questi mondi ghiacciati. E allora perché non cercare le “sorelle” di queste lune fra gli ormai più di 4000 pianeti scoperti attorno alle stelle che illuminano il nostro vicinato galattico?

Un giorno la scienza potrebbe essere in grado di testare le previsioni di Quick e colleghi, misurando il calore emesso da un esopianeta o rilevando eruzioni vulcaniche ‒ e criovulcaniche come i pennacchi di vapore espulsi da Encelado ed Europa ‒ nelle lunghezze d’onda della luce emessa dalle molecole nell’atmosfera di un esopianeta. Oggi non esistono strumenti tanto raffinati da produrre risultati così dettagliati, ma domani chissà.

Diciamo che con le uniche informazioni di cui disponiamo ‒ dimensione, massa e distanza di un esopianeta dalla sua stella ‒ i modelli matematici sviluppati da Nasa possono darci un’idea vaga (vaghissima) di cosa possa rendere un pianeta abitabile o no. E, questo è sicuro, aiutano a fare una prima cernita degli obiettivi più promettenti su cui puntare i telescopi del futuro.

Lo studio ne ha selezionati 53. Si tratta di esopianeti con dimensioni paragonabili alla Terra, sebbene possano avere una massa fino a otto volte maggiore. I ricercatori sono convinti che questo genere di mondi abbiano maggiori chance di ospitare acqua liquida sopra o sotto la loro superficie. E almeno altri 30 pianeti che soddisfano questi parametri sono stati scoperti dal 2017, quando è cominciata la ricerca che ha portato alla pubblicazione.

Anche Venere potrebbe aver avuto, in passato, oceani di acqua liquida e vulcani attivi. Aveva dunque caratteristiche adatte per ospitare la vita. Tuttavia nel tempo il pianeta è diventato così caldo da far evaporare i suoi oceani. I gas vulcanici hanno contribuito a creare un’atmosfera molto densa e irrespirabile. Crediti: Michael Lentz e Mike Mirandi, Nasa Goddard Space Flight Center.

È altrettanto importante, poi, che il pianeta abbia un cuore caldo: un calore generato nel corso di miliardi di anni dal lento decadimento dei materiali radioattivi presenti nel mantello e nella crosta di un pianeta. Un calore alimentato dalle forze mareali che “trascinano” un pianeta lungo l’orbita che percorre attorno alla sua stella. Quel calore trova via d’uscita attraverso i dotti vulcanici e criovulcanici, talvolta innescando processi tettonici, favorendo la nascita di un’atmosfera planetaria, creando le condizioni per la vita… o compromettendo definitivamente l’abitabilità di un corpo roccioso, ricco d’acqua.




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