SCIENTOLOGY: PER CHI VUOLE SENTIRE L’ALTRA CAMPANA di Giovanni Marcotullio

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Mi ha molto colpito il dibattito che si è acceso a seguito del post di Lucia Scozzoli Scientology: l’albero si giudica dai frutti. A più riprese, delle persone sono intervenute, in commenti pubblici e privati, manifestando di essere evidentemente ferite dai contenuti del post. Che avrei rimosso, anche in seconda istanza, se vi avessi ravvisato i termini di un’offesa personale. Mancando invece la quale, mi sono limitato a lasciare spazio a ogni commento di protesta, attendendone magari uno di replica.

Una replica è arrivata poco fa, a firma di un funzionario dell’Ufficio Affari Pubblici di Scientology. Volentieri la pubblico di seguito, perché

ognuno ha il dovere e quindi il diritto di cercare la verità in materia religiosa, utilizzando mezzi idonei per formarsi giudizi di coscienza retti e veri secondo prudenza.

Dignitatis Humanæ 3

Lo insegnava Tommaso d’Aquino [Summa Theol., I-II, q. 91, a. 1; q. 93, a. 1-2] e lo ha insegnato il Concilio Ecumenico Vaticano II. I Padri conciliari però proseguivano avvertendo che la verità

va cercata in modo rispondente alla dignità della persona umana e alla sua natura sociale: e cioè con una ricerca condotta liberamente, con l’aiuto dell’insegnamento o dell’educazione, per mezzo dello scambio e del dialogo con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca, gli uni rivelano agli altri la verità che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta; inoltre, una volta conosciuta la verità, occorre aderirvi fermamente con assenso personale.

Ora vorrei cogliere l’occasione per dire che io, personalmente, non ho salutato con gioia la decisione di bandire i Testimoni di Geova dai confini di Russia (previa confisca di beni mobili e immobili): qualche giudice se ne potrà ricordare anche nei nostri Paesi latini, quando avrà voglia o consegna di far finire i beni della Chiesa e/o delle comunità ecclesiali in mano agli Stati. Neppure dovranno rielaborare così tanto il testo della sentenza. Dunque né io né Lucia Scozzoli (che su questo stesso blog ha giustamente rivendicato la libertà di poter vagliare anche le ipotesi più colorite e improbabili) plaudiamo al soffocamento della libertà di coscienza. Anzi.

Proprio perché siamo eredi del Doctor Angelicus e dei Padri del Vaticano II, però, esigiamo che non siano le istituzioni religiose a reprimere la libertà di coscienza mentre pretendono che gli Stati offrano loro gli strumenti per violare i diritti dei cittadini. Per questo trovo opportuno, oltre che giusto, dare spazio e risalto alla replica del dott. Brambani; contestualmente annuncio che prossimamente Breviarium ospiterà un’intervista con una donna scampata alle spire dei Testimoni di Geova. È una mia amica e ne tutelerò la famiglia non pubblicandone il nome. Sarà però istruttivo sentirla raccontare delle pressioni che i capi della comunità fecero sui suoi genitori perché non le permettessero di iscriversi al liceo classico. «La filosofia e il greco – si sa – sono pericolosi».

DI LUIGI BRAMBANI
UFFICIO AFFARI PUBBLICI CHIESA NAZIONALE DI SCIENTOLOGY D’ITALIA

Egregio direttore*, in merito all’articolo Scientology: l’albero si giudica dai frutti pubblicato dal suo pregevole sito, ho pensato che i lettori dovrebbero avere la possibilità di sentire anche l’altra versione dei fatti, per cui, appellandomi al suo senso di equità, chiedo che questa mia replica sia accolta e pubblicata.

Nell’articolo Scientology viene descritta ricorrendo solo a fonti palesemente antagoniste e alla testimonianze di un fuoriuscito. Per carità, l’autrice è libera di farlo, ma mi si conceda il paragone, è un po’ come se per presentare il cattolicesimo mi basassi sulla testimonianza di un ex prete critico, e poi descrivessi alcune atrocità commesse nel periodo della Santa Inquisizione, per finire col massacro dei Catari e degli Albigesi voluto da Papa Innocenzo III. Chiunque inorridirebbe se non avesse anche le altre informazioni pertinenti. Se fosse vero che Scientology è così cattiva come certi fuoriusciti la descrivono non si spiega come mai sia cresciuta in tutto il mondo e continui a farlo e neanche perché diverse migliaia di nostri concittadini di ogni età, ceto sociale e professione la stiano praticando con soddisfazione da tempo. La risposta forse non sta nell’oggetto delle critiche dei fuoriusciti perché non tutti i fuoriusciti ne parlano male.

Oltre a ciò nel giudicare una religione bisognerebbe tenere conto anche di coloro che la praticano, che sono molti, molti di più dei pochi fuoriusciti risentiti. Per quanto riguarda “Going Clear”, presentato come documentario, esso consiste unicamente delle testimonianze di sette ex membri della Chiesa di Scientology, espulsi più di dieci anni fa – due addirittura 30 anni fa – per comportamenti immorali e abusi. Nella migliore delle ipotesi le loro testimonianze, ammesso e non concesso che siano vere, riguardano un passato piuttosto lontano. Tuttavia, per quanto paradossale possa sembrare, si deve sapere che tra di loro c’è pure chi ha pubblicamente ammesso di essere un bugiardo. Quindi, pur con tutto il rispetto, “Going Clear” non è un documentario ma fiction basata sulle menzogne di quei fuoriusciti, alcuni dei quali si guadagnano da vivere in quel modo.

Bryan Ronald Wilson, che fu professore emerito in sociologia all’Università di Oxford e che per più di quarant’anni ha condotto una ricerca sui movimenti religiosi minoritari in Gran Bretagna e oltre oceano (Stati Uniti, Ghana, Kenya, Belgio e Giappone, per dirne alcuni), in merito alla moderna apostasia ha scritto:

La persona ostile e l’apostata sono in particolare informatori la cui prova va usata con circospezione. L’apostata in generale ha bisogno di auto-giustificazione. Cerca di ricostruire il suo passato, di scusare le sue precedenti affiliazioni e di incolpare quelli che prima erano i suoi compagni più stretti. Non è insolito che l’apostata impari a ripetere una ‘storia di atrocità’ per spiegare come, tramite manipolazione, truffa, coercizione o inganno egli sia stato indotto a unirsi o rimanere all’interno di un’organizzazione a cui egli ora ha rinunciato e che condanna. Gli apostati sensazionalizzati dalla stampa qualche volta hanno cercato di trarre profitto dalle storie delle loro esperienze vendute ai giornali o prodotte come libri (a volte scritti da scrittori “fantasma”).

Bryan R. Wilson, The Social Dimensions of Sectarianism, Clarendon Press, Oxford 1990, 19

Desidero dire qualcosa anche in merito alla sentenza francese, menzionata dall’autrice, un caso legale iniziato nel 1998 e conclusosi nel 2013, perché recentemente c’è stato uno sviluppo che, sebbene non abbia modificato quella sentenza, getta ben più di un’ombra sulla serenità ed equità di quel giudizio. Il 24 novembre 2015, la Corte d’Appello di Parigi aveva condannato lo stato francese a pagare 35.000 euro all’Associazione Spirituale della Chiesa di Scientology e Celebrity Center di Parigi e a quattro dei suoi membri per diniego di giustizia e colpa grave. La Chiesa di Scientology aveva argomentato davanti al giudice che la richiesta di scioglimento dell’associazione, avanzata dalla Procura durante il processo del 2009, non solo era illegale, ma rappresentava anche una colpa grave, per cui lo stato doveva essere condannato. La Corte d’Appello aveva ritenuto colpevole lo Stato anche di diniego della giustizia per aver violato il diritto dell’associazione e di alcuni dei suoi membri di essere giudicati entro un lasso di tempo ragionevole. Insoddisfatto della sentenza, lo stato francese aveva presentato ricorso alla Suprema Corte che però l’ha rigettato a marzo di quest’anno, dichiarando inammissibili i motivi del ricorso.

A proposito dello stralcio della direttiva di L. Ron Hubbard, sempre menzionata nell’articolo di Lucia Scozzoli, voglio rendere noto che la stessa fu presa in esame anche durante il processo italiano conclusosi positivamente per la Chiesa di Scientology nell’ottobre 2000; quanto segue è ciò che la Corte di Cassazione ha scritto nella sentenza n. 1329 dell’8 ottobre 1997:

Essi [i giudici della Corte d’Appello di Milano, N.d.A] infatti non hanno considerato che:

la diffusione delle dottrine religiose – come tutte le attività umane – ha un proprio costo economico, comprimibile ma ineliminabile e di solito fronteggiato proprio con l’obolo dei fedeli e dei simpatizzanti;
gli scritti – due appena sui circa ottomila a firma dell’Hubbard – sono indirizzati agli addetti alla struttura economica di supporto all’organizzazione e non già alla generalità degli adepti, di guisa che non si può fondatamente sostenere che essi caratterizzano e connotano nel senso ritenuto in sentenza il complesso dottrinario sul quale fonda la cosiddetta Chiesa di Scientologia.
E allora vediamo qual è, in estrema sintesi, il complesso dottrinario di Scientology:

l’uomo è un essere spirituale la cui esistenza si estende oltre l’arco di una singola vita;
lo spirito è dotato di capacità ben al di là di quelle che normalmente crede di avere. L’uomo non solo è in grado di risolvere i propri problemi e di raggiungere i propri obiettivi e una felicità duratura, ma anche di raggiungere stati di consapevolezza spirituale dei quali non avrebbe mai sognato l’esistenza;
l’essere umano, secondo la concezione di Scientology, non ha un’anima, è un’anima. L’uomo non è un corpo, ha un corpo.
Scientology sostiene che l’uomo è fondamentalmente buono e che la sua salvezza dipenda da se stesso, dai propri simili e dal conseguimento di un senso di fratellanza con l’universo.
Come lo stesso Hubbard ha scritto, i principi di Scientology non sono nuovi, ciò che è nuovo in essa è il loro uso e le conseguenti pratiche, o riti, per conseguire la verità e la salvezza (in Scientology definita come “libertà totale” o “liberazione totale”). Tra i diversi esperti di religione, nazionali ed esteri [vedere www.scientologyreligion.it/religious-expertises/], che hanno esaminato gli scritti, le pratiche, i riti di Scientology e che hanno parlato con fedeli e collaboratori della Chiesa vi è il prof. Aldo Natale Terrin, uno dei massimi esperti italiani di nuove religioni, docente di Religione Comparata presso il Pontificio Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” (Teologia Cattolica della Facoltà di Liturgia) di Padova che ha scritto:

Così in Scientology – come nel Buddismo – c’è uno “stato di coscienza” secondo il quale la mente è in grado di trasformare il sé, “liberare” se stessa: possiamo dire che la mente è in grado di “trascendere il sé” nella sua essenza più intima: è spirituale. […]. Ma tutto ciò accade nello stesso modo che nella demiurgia nella “religione Gnostica”. Così come la religione Gnostica si basa sull’esperienza religiosa personale, allo stesso modo Scientology si basa sugli sforzi delle persone, la spiritualità delle quali può veramente aumentare fino a raggiungere la “libertà totale”.

Un saggio su Scientology – 7 aprile 2013.

L’albero è cresciuto e i frutti sono buoni, ma il pregiudizio fa vedere solo quelli caduti per terra.

Cordiali saluti

*: Ringrazio per l’apprezzamento rivolto a Breviarium, ma colgo l’occasione per precisare che questo sito è un semplice blog, e non una testata giornalistica registrata (della quale pertanto non posso essere direttore). Vista la deferenza usata, tuttavia, mi è parso opportuno riservare alla replica del dott. Brambani (oggettivamente interessante) lo spazio richiesto dalla deontologia giornalistica.

Aggiornamento: ho proposto quattro domande in risposta alla sintesi dottrinaria addotta dal dottor Brambani. Claudia Cirami ha annotato alcune sapide osservazioni sulle prerogative della dottrina cristiana del peccato originale. Emiliano Fumaneri aggiungerà presto un aggiornamento storico-sociologico sulle malversazioni di alcune istituzioni religiose.




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