Repubbliche marinare – Fare i compiti con figli in età scolare è un’attività illuminante. Io ne ho tre, quindi sono costantemente illuminato. Si imparano alcune cose che non si sapevano – fonte costante di rifessione – e si ricordano cose che nel tempo erano finite in un cassetto ai margini.
Ieri è stata la volta delle “città marinare”, così è intitolato il capitolo sul libro di storia di mio figlio che frequenta la prima media. La prima domanda che mi sono posto e se queste “città marinare” fossero la stessa cosa di quelle “repubbliche marinare” alle quali si dava grande importanza quando a scuola ci andavo io. E ho scoperto che erano le stesse, ma per qualche ragione il titolo è cambiato.
Mi è subito tornato alla mente un particolare di mezzo secolo fa, quando ripetevo la lezione con mia madre. Cominciai anche io col titolo della lezione: “le quattro repubbliche marinare…”
Mia madre mi interruppe subito, dicendomi che avevo studiato male, perché le repubbliche marinare erano “cinque”.
Le assicurai che sul mio libro diceva quattro: Genova, Pisa, Amalfi e Venezia. Lei insistette che non era possibile e volle vedere il libro con i propri occhi.
“Ma quando andavamo a scuola noi erano cinque…” mi disse.
E così scoprii l’esistenza della repubblica marinara di Ragusa, in Dalmazia, espunta, appurai, da tutti i libri di scuola, dopo la sconfitta del ’45 e la slavizzazione delle città italiane dell’altra sponda dell’Adriatico.
Capii anni dopo che la cancellazione dell’esistenza di questa quinta repubblica marinara faceva parte della damnatio memoriae che da parte democristiana andò a completare la pulizia etnica operata dai comunisti in Istria e Dalmazia. Era difficile sostenere che nel ’45 l’Italia fosse uscita vincitrice dalla guerra contro il “nazifascismo” e fosse stata “liberata” se, come conseguenza, aveva subito massacri etnici, espulsioni di massa e la cessione forzata di territori dove gli italiani vivevano da mille anni…
Con molto garbo ho suggerito anche io a mio figlio che il suo libro di testo non era del tutto corretto. Con prudenza, perché si trova già in quella età – che purtroppo in alcuni dura fino all’Università – in cui i figli sono convinti che ciò che gli viene inculcato a scuola è frutto del proprio stesso pensiero e se tu lo contrasti lo prendono sul personale…
Invece lui ne ha voluto sapere di più e ha persino preso una penna per segnare, sulla mappa d’Italia con le quattro repubbliche marinare che ha sul libro, dove si trovava Ragusa, la quinta. Immagino – e temo – che l’intento sia quello di far notare alla professoressa che lui sa qualcosa più di lei… quindi prevedo guai.
Ma ben vengano i guai se sono causati dalla volontà di verità e giustizia.
Rendiamoci conto dove viviamo: da quasi ottant’anni dei burocrati hanno deciso di cancellare da un giorno all’altro un pezzo di storia patria per coprire la propria ignavia e il proprio tradimento, asportando persino la memoria del nostro passato.
Mancano meno di una settimana al Giorno del Ricordo dei martiri delle Foibe. Vale la pena di ricordare che si chiama così – anziché “Giorno della memoria dei martiri delle Foibe” come proposto – perché gli stessi che vidimano i libri di scuola dissero che la Memoria è un dato oggettivo e condiviso, mentre l’omaggio agli infoibati non lo era e non lo è… quindi è solo il ricordo di alcuni…
Noi parliamo di “sovranismo”, ma siamo ancora dominati da chi orwellianamente cancella col bianchetto persino la memoria della nostra storia, istituzionalmente.
Ho trovato su wikipedia una vaga traccia di quello che i nostri figli non hanno diritto di studiare a scuola:
“La Repubblica di Ragusa è stata una repubblica marinara dell’Adriatico, esistita dal X secolo al 1808. La sua capitale era la città di Ragusa in Dalmazia”…
Era il 1996 quando su Area pubblicammo un’inchiesta che metteva all’indice i libri di testo imposti nelle scuole pubbliche, dove la memoria delle foibe era totalmente assente o in alcuni casi addirittura rivoltata, con gli italiani che avrebbero infoibato gli altri… Da quell’inchiesta, che purtoppo dimostrava che non esisteva un solo testo che menzionasse le Foibe e che tutti gli storici italiani definiti “autorevoli” erano complici di questa rimozione, nacque un putiferio, che negli anni, grazie all’impegno di molti, portò almeno all’istituzione di una “giornata”, che ancora fatica però a superare il contrasto dei guardiani del Pensiero dominante.
La lotta per la verità è ancora lunga e la libertà della Memoria è ancora lungi da venire.
Ma chi non è padrone del proprio passato, non sarà mai padrone del proprio futuro. Quindi, almeno perché siano un giorno liberi i nostri figli, non possiamo smettere di lottare.