Si racconta che una sera un re che amava le piante, al ritorno da un lungo viaggio, decise di fare una passeggiata in giardino.
Si ricordava di aver dato istruzioni precise ai giardinieri, tuttavia, scoprì con tristezza che i suoi alberi e arbusti, parecchi dei quali aveva piantato egli stesso dopo molto lavoro, stavano morendo.
Angosciato, domandò loro cosa stava succedendo.
La Quercia gli disse che stava morendo perché non poteva essere così alta come il Pino. Il Pino in agonia si lamentava di non dare uva come la Vite. Sotto la pergola, la Vite moriva di rabbia perché non poteva fiorire come la Rosa; mentre la Rosa rimpiangeva di non essere forte come la Quercia.
Anche al re venne voglia di piangere.
Guardando verso l’angolo più remoto del giardino, vide che stavano crescendo moltissimi fiori, di tutti i colori e traboccanti di salute ed energia.
Il re si avvicinò alle Fresie che fiorivano più fresche che mai.
Domandò: “Com’è che crescete così floride lontane dalla fonte e probabilmente dimenticate dalla cura dei miei giardinieri?”.
I fiori risposero: “Noi abbiamo sempre supposto che quando ci avete piantate volevate che fossimo Fresie. Se aveste voluto una Quercia o una Rosa, avreste piantato una Rosa o una Quercia. In quel momento abbiamo capito che il nostro modo di ringraziarvi della vita era essere le migliori Fresie che potevamo… E così abbiamo fatto”.
Tratto dal libro: Le tre domande della felicità di Jorge Bucay