POLITICA – Dopo le regionali in Abruzzo chi aveva dubbi se li è tolti. Da cent’anni la maggioranza degli italiani non vuole le sinistre al potere e si organizza attorno ad una forza politica trainante per evitare quell’esito: per un Ventennio il Pnf, per quasi mezzo secolo la Dc, poi Berlusconi, a Salvini hanno concesso solo il Biennio (2018-2019) ora tocca a Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni ha in mano la guida della forza egemone, la lezione arriva dalle urne sarde come da quelle abruzzesi, rispetto alla tornata 2019 moltiplica i suoi consensi, mentre la Lega in Abruzzo riesce a perdere venti punti passando dal 27 al 7, in Sardegna scivola addirittura sotto il 4. Gli italiani non di sinistra vogliono una forza politica di riferimento e questa oggi è Fratelli d’Italia. La leadership nazionale è di Giorgia Meloni, quella di Salvini anche internamente al suo partito vede allungarsi le ombre di una resa dei conti che dopo le europee del 9 giugno sarà inevitabile.
Le sinistre da cent’anni, di contro, perdono. Socialcomunisti, frontisti garibaldini, Pci, Pds, Ds e Pd da sempre provano a costruire il “campo largo” delle opposizioni e più o meno sempre finiscono contro il muro eretto dalla forza egemone del campo avverso. Le regionali sarde avevano fatto eccezione per un pugno di consensi che somiglia molto alla vittoria per 24mila voti di Prodi alle politiche 2006, ma piazzare davanti il “corto muso” è appunto eccezione che conferma la regola. La Todde ha illuso le sinistre perché ha sfruttato al meglio un bizantinismo locale, il voto disgiunto, che la legge abruzzese non consentiva proteggendo Marsilio. In più Fratelli d’Italia è una forza egemone acerba, ha una tragica carenza di classe dirigente e Truzzu ne è la fotografia. Ma le forze egemoni tendono a strutturarsi, a Berlusconi è riuscito di trasformare persino Mara Carfagna in ministro autorevole, se non si prendono sbornie tipo Salvini al Papeete la Meloni ha il tempo dalla sua. Vincerà le europee, si dedicherà a costruire una classe dirigente all’altezza della valanga di voti che prenderà il 9 giugno, assisterà alla divertente frantumazione del campo largo delle opposizioni perché come è stato decisivo il tema del voto disgiunto, alle europee sarà decisiva la proporzionale: la Schlein si azzannerà con Conte con lo stesso vigore con cui Calenda insulterà Renzi (in Abruzzo il primo ha preso il 4, l’ex premier meno del 3). Le dinamiche della legge elettorale proclameranno con certezza un solo trionfatore: la Meloni. Sono dinamiche illusorie quelle delle europee, nel 2014 premiarono proprio Renzi, nel 2019 Salvini. Entrambi precipitarono rapidamente proprio per via dell’illusione di onnipotenza che quel risultato offrì loro. Giorgia Meloni saprà cogliere la lezione?
Due parole anche su di noi, il Popolo della Famiglia compie proprio oggi 8 anni, lo fondammo nell’assemblea costituente del Palazzetto delle Carte Geografiche a Roma e i pidieffini ricordano la data: 11 marzo 2016. Ad aprile erano pronte le nostre liste “alternative” alle due coalizioni per le elezioni del giugno 2016 nelle principali città. Alle politiche 2018, alle europee 2019, fino alle politiche del 2022 abbiamo coltivato l’idea di costruire una polarità alternativa: se Rizzo e Paragone avessero dato retta 18 mesi fa al nostro progetto di unire elettoralmente tutte le forze del dissenso avremmo superato insieme lo sbarramento e oggi ci sarebbero parlamentari pidieffini alla Camera e al Senato. Invece Italexit, Italia Sovrana e Popolare, Vita e noi di Alternativa per l’Italia (PdF più Exit) sono andati ognuno per conto proprio alle elezioni politiche del 2022, i risultati sono stati il prevedibile disastro per tutti, nessuna di quelle liste era presente né alle regionali sarde né a quelle abruzzesi. Anzi, ieri in Abruzzo non c’era neanche una forza “terza”, solo due candidati alla presidenza: Marsilio e D’Amico. Punto. Spazio politico alternativo ridotto a zero. Per noi si aprono dunque settimane di riflessione in coincidenza con questo nostro ottavo compleanno e l’esito sarà visibile alla tornata amministrativa ed europea del 9 giugno.
(Mario Adinolfi)
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