Politica. Il discorso al Senato del presidente del Consiglio Giuseppe Conte

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Signora Presidente, Onorevoli Senatrici e Onorevoli Senatori,
desidero innanzi tutto rivolgere un saluto al Presidente della
Repubblica, che rappresenta l’unità nazionale e che ha accompagnato le
prime – non facili – fasi di formazione di questo Governo.
Entrando per la prima volta in quest’aula e nel parlarVi oggi, avverto
pesante la responsabilità per ciò che questo luogo rappresenta. Esso
conserva la memoria di molti e significativi passaggi della nostra
istituzionale.
Ma la maniera migliore che abbiamo, oggi, di onorare questa nobile
tradizione è offrire risposte concrete ai bisogni dei cittadini. La crescente
disaffezione verso le istituzioni, la progressiva perdita di prestigio di chi ha
l’onore di ricoprire cariche al loro interno devono spingere tutti noi ad un
supplemento di responsabilità che passa necessariamente attraverso una
maggiore apertura nei confronti delle istanze reali che vengono da chi vive
fuori da questi palazzi.
Il ruolo e l’autorevolezza di Governo e Parlamento non possono
basarsi esclusivamente sugli altissimi compiti che ad essi assegna la nostra
Carta fondamentale, ma vanno conquistati giorno dopo giorno, operando
con “disciplina e onore”, mettendo da parte le convenienze personali e
dimostrando di meritare tali gravose responsabilità.
Il contratto.

Con questo spirito e questa consapevolezza, oggi ci presentiamo a Voi
per chiedere la fiducia a favore non solo di una squadra di governo, ma
anche di un progetto per il cambiamento dell’Italia. Un progetto che è
stato formalizzato sotto forma di contratto dalle due forze politiche che
formano la maggioranza parlamentare, composto a partire dai programmi
elettorali presentati alle elezioni e votati dalla maggioranza degli italiani,
nonché ulteriormente legittimato dalle votazioni a cui le due forze
politiche hanno chiamato i rispettivi iscritti e sostenitori.
Il programma di governo, i cui contenuti anche chi Vi parla ha
condiviso – pur in via discreta – sin dalla fase della sua elaborazione, è
quindi forte di una duplice legittimazione, formale e sostanziale.
Gli obiettivi che la nostra squadra di governo si ripromette di
raggiungere sono affidati alla pagina scritta, perché le forze politiche che
compongono la maggioranza li hanno dichiarati in modo trasparente,
vincolandosi ad adottare tutte le iniziative e le misure necessarie a
perseguirli. Solo una volta messi a punto i contenuti del contratto,
entrambe le forze politiche, in seguito alle vicissitudini che ben
conosciamo, hanno deciso, di comune accordo, di proporre al capo dello
Stato il mio nome per assumere la guida del Governo.
Sono grato a chi, rinunciando a legittime ambizioni personali, ha saputo
porre davanti a tutto l’interesse generale, per un progetto che supera le
persone chiamate a portarlo avanti, e che mi fa avvertire, ancora più
intensamente, la responsabilità che mi sono assunto, ben consapevole
delle prerogative che l’art. 95 della Costituzione assegna al Presidente del
Consiglio dei Ministri.
Come è noto, non ho pregresse esperienze politiche. Sono un cittadino
che, in virtù dell’esperienza di studio e professionale maturata, si è
dichiarato disponibile, nel corso della campagna elettorale, ad assumere
eventuali responsabilità di governo con una delle due forze politiche e,
successivamente, ad accettare l’incarico di formare e dirigere il Governo,
rendendosi anche garante dell’attuazione del “Contratto per il Governo
del cambiamento”.
Assumo questo compito con umiltà, ma anche con determinazione; con
la consapevolezza dei miei limiti, ma anche con la passione e con
l’abnegazione di chi comprende il peso delle altissime responsabilità che
gli sono affidate. Non sono mosso da null’altro che da spirito di servizio.
Sono profondamente onorato di poter offrire il mio impegno e le mie
competenze per difendere gli interessi dei cittadini di questo meraviglioso
Paese. Come già ho avuto modo di anticipare, mi propongo a Voi e –
attraverso Voi – ai cittadini, come l’avvocato che tutelerà gli interessi del
popolo italiano.

Il cambiamento.
Qualcuno ha considerato queste novità in termini di netta cesura con le
prassi istituzionali che sin qui hanno accompagnato la storia repubblicana,
quasi un attentato alle convenzioni non scritte che hanno caratterizzato
l’ordinario percorso istituzionale del nostro Paese.
Tutto vero. Dirò di più. Non credo si tratti di una semplice novità. La
verità è che abbiamo apportato un cambiamento radicale del quale siamo
orgogliosi: rispetto a prassi che prevedevano valutazioni scambiate nel
chiuso di conciliaboli tra leader politici, perlopiù incentrate sulla
ripartizione di ruoli personali e ben poco sui contenuti del programma,
noi inauguriamo una stagione nuova, non nascondendo le difficoltà e le
rinunce reciproche, nel segno della trasparenza e della chiarezza nei
confronti degli elettori.
Presentarsi oggi nel segno del cambiamento non è, quindi, un’espressione
retorica o propagandistica, ma una scelta fondata sulla necessità di aprirsi
al vento nuovo che soffia da tempo nel Paese e che ha prodotto, all’esito
delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, una geografia del consenso
politico completamente inedita.
Vecchie e nuove categorie politiche.
Non esistono più forze politiche che esprimono, come un tempo,
complessive visioni del mondo, che ispirano la loro azione – vale a dire – in
base a sistemi ideologici perfettamente identificabili.
Il tramonto delle ideologie forti risale a decenni or sono ed è dimostrato
dal fatto che gli ultimi governi hanno promosso iniziative politiche di
difficile collocazione secondo le categorie politiche più tradizionali.
Il contratto posto a fondamento del nostro governo è stato giudicato, a
seconda dei punti di vista, di destra o di sinistra.
Rispettiamo chi ha voluto svolgere tali analisi, ma non possiamo che
segnalarne l’insufficienza, l’incapacità di comprendere i bisogni profondi
che vengono dal Paese. Personalmente ritengo più proficuo distinguere gli
orientamenti politici in base all’intensità del riconoscimento dei diritti e
delle libertà fondamentali della persona.
Vero è che noi vogliamo rivendicare, per l’azione di governo, nuovi
criteri di valutazione: pragmaticamente ci assumiamo la responsabilità di
affermare che, qui e oggi, ci sono politiche vantaggiose o svantaggiose per
i cittadini e per il nostro Paese, politiche che riescono ad assicurare il
benessere e una migliore qualità di vita dei cittadini e politiche che invece
compromettono questi obiettivi.
Le forze politiche che integrano la maggioranza di governo sono state
accusate di essere “populiste” e “anti-sistema”. Sono formule linguistiche
che ciascuno può declinare liberamente.
Se “populismo” è l’attitudine della classe dirigente ad ascoltare i bisogni
della gente – prendo spunto da riflessioni di Dostoevskij tratte dalle
pagine di Puskin –, se “anti-sistema” significa mirare a introdurre un nuovo sistema, che rimuova vecchi privilegi e incrostazioni di potere,
ebbene queste forze politiche meritano entrambe queste qualificazioni.
Ma a voler leggere con attenzione il contratto di governo, emerge come
questa attenzione ai bisogni dei cittadini sia condotta nel segno alto della
Politica, con la – P – maiuscola, con l’obiettivo di dare concreta attuazione
ai valori fondanti della nostra Costituzione.
Nel contratto, accanto a misure più immediate, sono presenti anche più
profonde riforme di carattere strutturale.
Se vogliamo restituire all’azione di governo un più ampio orizzonte di
senso, dobbiamo mostrarci capaci di alzare lo sguardo, sforzandoci di
perseguire i bisogni reali dei cittadini in una prospettiva di medio-lungo
periodo. Diversamente la politica perde di vista il “principioresponsabilità”,
che impone di agire – come il filosofo Jonas invitava a
considerare – non solo guardando al bisogno immediato, che rischia di
tramutarsi in mero tornaconto, ma progettando anche la società che
vogliamo lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Cambiamento nel metodo.
Il cambiamento non sarà solo nelle parole e nello stile, ma soprattutto
nel metodo e nei contenuti.
Dal punto di vista metodologico, la nostra iniziativa si articolerà su tre
fronti.
L’ascolto. Perché prima di tutto vengono i bisogni dei cittadini. In
questo, ovviamente ci aiuteranno anche il Parlamento e i nuovi strumenti
di democrazia diretta che il contratto si propone di introdurre.
L’esecuzione. Vogliamo essere pragmatici. Se una norma, un ente o un
istituto non funziona è giusto abolirlo, se funziona è giusto potenziarlo, se
manca è giusto crearlo.

Il controllo.

I provvedimenti che adotteremo hanno degli obiettivi che
devono essere raggiunti: saremo i primi a monitorare con severità e rigore
la loro efficacia, intervenendo immediatamente con le necessarie
correzioni.
Ascolto, esecuzione, controllo. Saranno questi i tre pilastri dell’azione di
governo, nel segno della piena trasparenza.

Cambiamento nei contenuti.
Il cambiamento, come appena anticipato, sarà anche nei contenuti.
Cambia ad esempio il fatto che la prima preoccupazione del Governo
saranno i diritti sociali, che nel corso degli ultimi anni sono stati
progressivamente smantellati con i risultati che conosciamo: milioni di
poveri, milioni di disoccupati, milioni di sofferenti. E’ ora di dire che i
cittadini italiani hanno diritto a un salario minimo orario, affinché nessuno
venga più sfruttato, che hanno diritto a un reddito di cittadinanza e a un
reinserimento al lavoro qualora si ritrovino disoccupati, che hanno diritto
a una pensione dignitosa, che hanno diritto a pagare in maniera semplice
tasse eque. C’è di nuovo che il debito pubblico lo vogliamo ridurre, ma
vogliamo farlo con la crescita della nostra ricchezza, non con le misure di
austerità che, negli ultimi anni, hanno contribuito a farlo lievitare.
Il cambiamento è in una giustizia rapida ed efficiente e dalla parte dei
cittadini, con nuovi strumenti come la class action, l’equo indennizzo per le
vittime di reati violenti, il potenziamento della legittima difesa. Cambia che
metteremo fine al business dell’immigrazione, cresciuto a dismisura sotto il
mantello di una finta solidarietà. Cambia che combatteremo la corruzione
con metodi innovativi come il “daspo” ai corrotti e con l’introduzione
dell’agente sotto copertura. Cambia che vogliamo un Paese a misura dei
cittadini diversamente abili – e sono alcuni milioni – che troppo spesso si
ritrovano abbandonati a se stessi e alle loro famiglie. Cambia che vogliamo rescindere il legame tra politica e sanità, per rendere quest’ultima finalmente efficiente su tutto il territorio nazionale. Cambia che
aumenteremo fondi, mezzi e dotazioni per garantire la sicurezza in ogni
città. Cambia che presteremo adeguata attenzione alle famiglie,
specialmente quelle in difficoltà. Ho richiamato solo alcune parti del
contratto, ma se anche realizzassimo solo le innovazioni che ho appena
enunciato, i cittadini percepirebbero immediatamente che il vento nuovo
non ha soffiato invano.
Percepirebbero che il vento del cambiamento sta soffiando dappertutto:
nelle grandi città e nei piccoli comuni. Percepirebbero che la loro qualità
della vita è migliorata e si sentirebbero anche più uniti e orgogliosi di
vivere in questo nostro bellissimo Paese. Questo è in definitiva il nostro
obiettivo.
* * *
Su alcuni specifici temi.
Non mi soffermerò in dettaglio a illustrare tutti i singoli obiettivi che
abbiamo posto a fondamento di quest’azione di governo e che sono
indicati nel contratto.
Di seguito, tuttavia, riassumerò alcune indicazioni su alcuni temi più
rilevanti e anticiperò anche in quale direzione si esplicherà il mio personale
e più specifico contributo.
Lavoro.
In questo tempo di crisi e difficoltà ci impegniamo a dare sostanza alla
previsione contenuta nel primo articolo della nostra Costituzione, che
fonda la Repubblica sul lavoro. Vogliamo costruire un nuovo patto sociale
trasparente ed equo, fondato sulla solidarietà ma anche sull’impegno,
consapevoli che solo con la partecipazione di tutti allo sviluppo del Paese
potremo garantire un futuro di prosperità anche ai nostri figli.

Vogliamo dare voce ai tanti giovani che non trovano lavoro: a quelli che
sono costretti a trasferirsi all’estero e a quelli che rimangono qui inattivi,
che si rinchiudono in se stessi e si avviliscono.
In un caso come nell’altro finiamo per dissipare preziose risorse del
nostro Paese.
Vogliamo dare voce alle tante donne, spesso più istruite e tenaci degli
uomini, e che sul posto di lavoro sono ancora inaccettabilmente
discriminate e meno pagate, e che si sentono sole quando decidono di
mettere al mondo un bambino.
La diffusione di nuove tecnologie e dell’economia della condivisione
crea nuove opportunità imprenditoriali e rende disponibili servizi
innovativi per i cittadini, ma apre anche a rischi di marginalizzazione e a
nuove forme di sfruttamento: dobbiamo farci carico di tali trasformazioni,
non per combattere uno sviluppo per molti versi irreversibile, ma per
assicurare in ogni caso il rispetto dei diritti essenziali dei lavoratori e per
garantire che il lavoro sia sempre strumento di realizzazione personale e
umana.

Ambiente.

L’azione di governo sarà costantemente incentrata sulla tutela
dell’ambiente, sulla sicurezza idro-geologica del nostro territorio, sullo
sviluppo dell’economia circolare.
Con le nostre scelte politiche ci adopereremo per anticipare i processi,
peraltro già in atto, di “decarbonizzazione” del nostro sistema produttivo.
Non vogliamo assistere passivamente all’evolversi della realtà che ci
circonda, magari assecondando gli interessi particolari di singoli attori
economici, ma ci impegniamo a governare questi processi aperti
all’innovazione tecnologica, nel segno dello sviluppo al servizio dell’uomo.
Vogliamo rivendicare, anche in questo campo, il ruolo “alto” della politica,
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che sia capace di orientare e governare i cambiamenti della realtà sociale,
economica e culturale.
Non siamo disponibili a sacrificare l’ambiente e il progetto di una blue
economy per altri scopi. Dobbiamo misurarci da subito con i dilemmi della
intelligenza artificiale e utilizzare i big data per cogliere tutte le possibilità
della sharing economy.
Scenari internazionali, mercati e sicurezza
Intendiamo preliminarmente ribadire la convinta appartenenza del
nostro Paese all’Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale
alleato privilegiato.
Saremo fautori di una apertura alla Russia, che ha consolidato negli
ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo
promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle
che rischiano di mortificare la società civile russa.
Come è noto, i processi di integrazione dei mercati che si sono
realizzati negli ultimi anni hanno operato una completa ridefinizione dei
rapporti tra politica, diritto, economia.
Nel nuovo spazio globale, l’economia o, meglio ancora, la finanza ha
conquistato una posizione di preminenza: è divenuta, come ha osservato
Hillman, la vera religione universale del nostro tempo.
La politica, ma anche il diritto, hanno perso terreno. Abbiamo difficoltà
a perseguire forti e coerenti azioni politiche, come pure a realizzare
efficaci e armoniose discipline giuridiche.
La politica, in particolare, stenta a governare processi sociali ed
economici così complessi e integrati.
Ma la risposta non è negare le difficoltà. Dobbiamo trovare il modo di
rafforzare, all’interno delle strutture sovranazionali, i processi di legittimazione democratica, potenziando le istituzioni rappresentative della
volontà dei popoli.
L’Europa.
L’eliminazione del divario di crescita tra l’Italia e l’Unione Europea è un
nostro obiettivo, che dovrà essere perseguito in un quadro di stabilità
finanziaria e di fiducia dei mercati.
Il debito pubblico italiano è oggi pienamente sostenibile; va comunque
perseguita la sua riduzione, ma in una prospettiva di crescita economica.
La politica fiscale e di spesa pubblica dovrà essere orientata al
perseguimento degli obiettivi richiamati di crescita stabile e sostenibile.
In Europa verranno portati con forza questi temi per un adeguamento
della sua governance, un adeguamento già al centro della riflessione e della
discussione di tutti i paesi membri dell’Unione. Siamo ottimisti sul
risultato di queste riflessioni e fiduciosi della nostra forza negoziale,
perché siamo di fronte a una situazione in cui gli interessi dell’Italia, in
questa fase della costruzione europea, coincidono con gli interessi generali
dell’Europa e con l’obiettivo di prevenire un suo eventuale declino.
L’Europa è la nostra casa. Quale Paese fondatore abbiamo il pieno
titolo di rivendicare un’Europa più forte e anche più equa, nella quale
l’Unione economica e monetaria sia orientata a tutelare i bisogni dei
cittadini, per bilanciare più efficacemente i princìpi di responsabilità e di
solidarietà.
Privilegi della politica.
Negli anni a noi più prossimi abbiamo visto ridurre gli investimenti
pubblici e comprimere i servizi fondamentali. Sono rimasti intatti, tuttavia,
i privilegi della politica e i suoi sprechi.

Questo Governo intende agire con risolutezza La lotta ai privilegi della
politica e agli sprechi non è una questione meramente simbolica. Se i
comuni cittadini affrontano quotidianamente mille difficoltà e umiliazioni
perché non hanno un lavoro, hanno una pensione al di sotto della soglia
della dignità, lavorano guadagnando un salario irrisorio, non è tollerabile
che la classe politica non ne tragga le dovute conseguenze in ordine al
proprio trattamento economico. Diversamente, si rompe il patto di fiducia
dei cittadini nei confronti delle proprie istituzioni.
Occorre operare un taglio alle pensioni e ai vitalizi dei parlamentari, dei
consiglieri regionali e dei dipendenti degli organi costituzionali,
introducendo anche per essi il sistema previdenziale dei normali
pensionati. Le cosiddette pensioni d’oro sono un altro esempio di
ingiustificato privilegio che va contrastato. Interverremo sugli assegni
superiori ai 5.000 euro netti mensili nella parte non coperta dai contributi
versati.
Opereremo risparmi in tutte le sedi possibili e sono convinto che ci
ritaglieremo ampi margini di intervento e conseguiremo risultati
significativi.
Giustizia.
In questa materia il nostro obiettivo è ricostruire il rapporto di fiducia
dei cittadini nei confronti del “sistema giustizia”. Più di recente si è
registrato un declino delle iniziative di tutela giudiziaria. In realtà, non è
venuta meno la domanda di giustizia, ma piuttosto i processi costano
troppo e durano troppo a lungo. Questo vale per i cittadini e per le
imprese, con la conseguenza che la scarsa efficienza del “servizio giustizia”
si sta rivelando un limite alla crescita economica e un deterrente nei
confronti degli investitori stranieri. Nell’economia contemporanea, come
ricorda il sociologo Ulrick Beck, il vero pericolo è la «minaccia di non
invasione da parte degli investitori, oppure la loro partenza».
Nel contratto di governo sono indicati alcuni precisi obiettivi: la
semplificazione e la riduzione dei processi, l’abbassamento dei costi di
accesso alla giustizia, il rafforzamento delle garanzie di tutela dei diritti e
degli interessi dei cittadini.
Inaspriremo le pene per il reato di violenza sessuale oltre all’equo
indennizzo a favore delle vittime. Assicureremo la “certezza della pena”
onde evitare che i cittadini onesti perdano fiducia nella giustizia.
Ove necessario, aumenteremo il numero di istituti penitenziari anche al
fine di assicurare migliori condizioni alle persone detenute, ferma restando
la funzione riabilitativa costituzionalmente prevista per la pena, che
impone di individuare adeguati percorsi formativi e lavorativi.
Riformeremo anche la prescrizione, che deve essere restituita alla sua
funzione originaria, non più ridotta a mero espediente per sottrarsi al
giusto processo.
Contrasto della corruzione e dei poteri criminali.
Rafforzeremo le strategie di contrasto della corruzione e dei poteri
criminali.
Contrasteremo la corruzione che si insinua in tutti gli interstizi delle
attività pubbliche, altera la parità di condizioni tra gli imprenditori,
degrada il prestigio delle funzioni pubbliche.
Aumenteremo le pene per i reati contro la pubblica amministrazione,
con introduzione del “daspo” per corrotti e corruttori. Rafforzeremo
l’azione degli agenti sotto copertura, in linea con la convenzione di
Merida. Saranno maggiormente tutelati coloro che, dal proprio luogo di
lavoro – sia esso privato o pubblico –, denunceranno i comportamenti
criminosi compiuti all’interno dei propri uffici.
Contrasteremo con ogni mezzo le mafie, aggredendo le loro finanze, le
loro economie e colpendo le reti di relazioni che consentono alle
organizzazioni criminali di rendersi pervasive nell’ambito del tessuto
socio-economico.

Conflitto di interessi

Il conflitto di interessi è un tarlo che mina il nostro sistema economicosociale
fin nelle sue radici, e impedisce che il suo sviluppo avvenga nel
rispetto della legalità e secondo le regole della libera competizione.
Soggetti che sono istituzionalmente investiti dell’obiettivo di perseguire
interessi collettivi, e che dovrebbero improntare le loro iniziative a una
logica imparziale, in realtà, vengono sovente sorpresi a perseguire il
proprio tornaconto personale.
Rafforzeremo la normativa attuale in modo da estendere le ipotesi di
conflitto fino a ricomprendervi qualsiasi utilità, anche indiretta, che
l’agente possa ricavare dalla propria posizione o dalla propria iniziativa.
Occorre rafforzare, inoltre, le garanzie e i presidi utili a prevenire
l’insorgenza di potenziali conflitti di interesse.
Reddito e pensione di cittadinanza.
Anche in Italia, come in altri paesi, le diseguaglianze si sono aggravate e
le povertà si sono moltiplicate. A coloro che vivono condizioni di disagio
socio-economico è preclusa la possibilità di sviluppare appieno la propria
personalità e di partecipare in modo effettivo all’organizzazione politica,
economica e sociale del nostro Paese, come previsto dal secondo comma
dell’articolo 3 della nostra Costituzione.
L’obiettivo del Governo è assicurare un sostegno al reddito a favore
delle famiglie più colpite dal disagio socio-economico. Il beneficio verrà
commisurato alla composizione del nucleo famigliare e sarà condizionato
alla formazione professionale e al reinserimento lavorativo.
Ci proponiamo, in una prima fase, di rafforzare i centri per l’impiego, in
modo da sollecitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro con la
massima efficienza e celerità possibili. Nella seconda fase, verrà erogato il
sostegno economico vero e proprio.
Ci premureremo di intervenire anche a favore dei pensionati che non
hanno un reddito sufficiente per vivere in modo dignitoso, introducendo
una pensione di cittadinanza.

Immigrazione

Un primo banco di prova del nuovo modo in cui vogliamo dialogare
con i partner europei è certamente la disciplina dell’immigrazione. È a tutti
evidente come la gestione dei flussi migratori finora attuata ha
rappresentato un fallimento: l’Europa ha consentito chiusure egoistiche di
molti stati membri che hanno finito per scaricare sugli stati frontalieri, ed
in primo luogo sul nostro Paese, gli oneri e le difficoltà che invece
avrebbero dovuto essere condivisi.
Per questo chiederemo con forza il superamento del Regolamento di
Dublino al fine di ottenere l’effettivo rispetto del principio di equa
ripartizione delle responsabilità e realizzare sistemi automatici di
ricollocamento obbligatorio dei richiedenti asilo. Fin dal primo, positivo
colloquio che ho avuto con la cancelliera Angela Merkel ho rimarcato
l’importanza di questo tema e le successive dichiarazioni rilasciate dalla
medesima durante lo scorso fine settimana dimostrano come si stia
affermando la piena consapevolezza che l’Italia non può essere lasciata
sola di fronte a tali sfide.

Non siamo e non saremo mai razzisti. Vogliamo che le procedure
mirate all’accertamento dello status di rifugiato siano certe e veloci, anche
al fine di garantire più efficacemente i loro diritti.
Difendiamo e difenderemo gli immigrati che arrivano regolarmente sul
nostro territorio, lavorano e si inseriscono nelle nostre comunità
rispettandone le leggi e dando un contributo decisivo allo sviluppo. Ma
per garantirne l’indispensabile integrazione, dobbiamo non solo
combattere con severa determinazione le forme più odiose di
sfruttamento legate al traffico di esseri umani, perpetrate da scafisti privi
di scrupoli, ma anche riorganizzare e rendere efficiente il sistema
dell’accoglienza, assicurando trasparenza sull’utilizzo dei fondi pubblici ed
eliminando ogni forma di infiltrazione della criminalità organizzata.
Ove non ricorrano i presupposti di legge per la loro permanenza, ci
adopereremo al fine di rendere effettive le procedure di rimpatrio e ci
adopereremo affinché anche in sede europea tutti i Paesi terzi che
vorranno stringere accordi di cooperazione con un Paese membro
dell’Unione acceda alla sottoscrizione di accordi bilaterali di gestione dei
flussi migratori.
Una riflessione merita la vicenda tragica e inquietante occorsa qualche
giorno or sono. Sacko Soumayla è stato ucciso con un colpo di fucile: era
uno tra i mille braccianti, con regolare permesso di soggiorno, che tutti i
giorni in questo paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano al
di sotto della soglia della dignità. A lui e ai suoi familiari va il nostro
commosso pensiero. Ma questo non basta. La politica deve farsi carico del
dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità, che
costituiscono la stella polare di questo programma di governo.

Riforma tributaria

Il nostro sistema tributario è datato e non rispecchia più l’attuale realtà
socio-economica. Le grandi società, che operano nello spazio
transazionale, riescono a nascondere le loro ricchezze nei paradisi
artificiali, mentre le piccole aziende e i piccoli contribuenti rimangono
schiacciati da un’elevata pressione fiscale.
Ha ragione Kotler: occorre ripensare il capitalismo.
Nel frattempo, ci ripromettiamo di introdurre misure rivoluzionarie che
conducano a una integrale revisione del sistema impositivo dei redditi
delle persone fisiche e delle imprese.
La nostra pressione fiscale, unita a un eccesso di burocrazia, infatti,
incidono negativamente sulla qualità del rapporto tributario tra lo Stato e i
contribuenti, nonché sulla competitività del nostro Paese.
L’obiettivo è la “flat tax”, ovvero una riforma fiscale caratterizzata
dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni che possa
garantire la progressività dell’imposta, in piena armonia con i principi
costituzionali. Solo così sarà possibile pervenire a una drastica riduzione
dell’elusione e dell’evasione fiscale, con conseguenti benefici in termini di
maggiore risparmio di imposta, maggiore propensione al consumo e agli
investimenti, maggiore base imponibile.
È insomma necessario rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti,
all’insegna della buona fede e della reciproca collaborazione tra le parti.
Ma un concetto deve essere qui ribadito con assoluta chiarezza: occorre
inasprire l’esistente quadro sanzionatorio amministrativo e penale, al fine
di assicurare il carcere vero per i grandi evasori.
Ricerca scientifica
Siamo orgogliosi che quest’anno ben undici fra giovani ricercatrici e
ricercatori italiani saranno insigniti nei prossimi giorni, alcuni per la
seconda volta, col prestigioso riconoscimento (Merit Award 2018 della
Conquer Cancer Foundation), che li individua fra i migliori nel mondo per i
loro lavori condotti sul cancro. Spiace però constatare che molti di loro, al
pari di tanti colleghi che si fanno onore a livello globale nei diversi settori
della ricerca scientifica, siano stati costretti ad abbandonare il nostro paese
per operare in università e centri di ricerca stranieri. Le nostre scuole e
università sono in grado di formare eccellenze assolute in tutti i settori, ma
purtroppo non siamo in grado di mantenerli nel nostro paese, con un
deficit che è insieme culturale ed economico.
Vogliamo invertire la rotta, offrire ai migliori dei nostri ricercatori –
come pure ai ricercatori stranieri, nei confronti dei quali dobbiamo essere
attrattivi – concrete possibilità di proseguire le proprie attività nel nostro
Paese, così formando altri scienziati ed insieme trasferendo il frutto dei
loro lavoro nel nostro tessuto economico e produttivo. Solo attraverso lo
sviluppo delle attività più avanzate e innovative potremo mantenere in
Italia le filiere produttive che oggi costituiscono l’ossatura su cui si fonda
la nostra ricchezza, regalando un futuro di sviluppo e crescita ai nostri figli
e nipoti.

Sanità.

Il documento di economia e finanza già deliberato prevede una
contrazione della spesa sanitaria. Sarà compito di questo Governo
invertire questa tendenza per garantire la necessaria equità nell’accesso alle
cure. Le differenze socioeconomiche non possono, non devono risultare
discriminanti ai fini della tutela della salute per i cittadini del nostro Paese.
Perseguiremo una maggiore efficienza nell’erogazione dei servizi, sia in
ordine ai volumi, alla qualità e agli esiti delle cure, sia in ordine alla
gestione dei conti.
Il Governo lavorerà d’intesa con le regioni e le province autonome
per implementare modelli organizzativi più efficaci, in grado di garantire
una corretta presa in carico dei pazienti, favorendo la promozione e la
prevenzione della salute attraverso l’integrazione dei servizi socio-sanitari
oltre che il potenziamento della medicina del territorio.
Vogliamo ottenere la riduzione dei tempi delle liste d’attesa e vogliamo
che le nomine apicali delle strutture manageriali nel mondo della sanità
avvenga in base a criteri esclusivamente meritocratici, rigorosamente al
riparo da indebite influenze politiche.
Internet.
La società del domani sarà sempre più caratterizzata da Internet: uno
spazio pubblico infinito, che facilita la produzione e l’accesso alla
conoscenza, crea opportunità di innovazione, riduce la distanza tra i
cittadini e i luoghi della democrazia e aumenta la trasparenza dei processi
decisionali.
Siamo però consapevoli che la direzione verso cui questo progresso
tecnologico si sviluppa non è neutra. Dobbiamo far si che questa direzione
di sviluppo sia pienamente compatibile con la tutela dei diritti
fondamentali della persona e con le esigenze della collettività.
Dobbiamo rafforzare alcune garanzie, giuridiche e istituzionali, in modo
da consentire la definitiva affermazione della cittadinanza digitale.
L’accesso a Internet va assicurato a tutti i cittadini in quanto diritto
fondamentale e precondizione dell’effettivo esercizio dei diritti
democratici, ai sensi del secondo comma dell’art. 3 Cost.
Occorre però assicurare un elevato livello di protezione dei dati
personali, in quanto sussiste un circolo virtuoso tra tutela dei diritti, uso
della rete, inclusione sociale e crescita economica.

Sussidiarietà e terzo settore.

L’azione di governo sarà sensibile anche al principio di sussidiarietà, che
impone di limitare l’azione dei pubblici poteri quando l’iniziativa dei
privati, singoli oppure organizzati in strutture associative, possa rivelarsi
più efficiente.
Siamo consapevoli che il terzo settore e tutti gli organismi che lo affollano
(associazioni di volontariato, di promozione sociale, di cooperazione
sociale, che perseguono la solidarietà sul piano internazionale) offrono
modelli di sviluppo sostenibile, che contribuiscono a realizzare un circuito
di solidarietà che favorisce le persone fragili e più bisognose.
Le iniziative non profit sovente si inseriscono negli spazi della nostra
società dove più intensa si avverte la sofferenza: contribuiscono a ridurre
le diseguaglianze, a rafforzare la coesione sociale, aiutano a disegnare un
futuro migliore.
Intendiamo porre in essere tutti i provvedimenti, anche correttivi, che
consentano la piena realizzazione di una efficace riforma del terzo settore,
che sia effettiva anche sul piano delle ricadute fiscali.
Vorrei qui ricordare, in particolare, il contributo al miglioramento della
qualità della vita offerto dalla pratica sportiva e assicurato dalle esperienze
di volontariato, attraverso migliaia di piccole associazioni sportive
dilettantistiche.
E’ questa una dimensione del mondo dello sport che intendiamo
tutelare e valorizzare.

Imprese e sviluppo.

Siamo consapevoli che il rilancio della nostra economia passa attraverso
lo spirito di iniziativa e le qualità di tanti piccoli imprenditori,
professionisti, commercianti artigiani, i quali, attraverso mille difficoltà,
tengono alta la tradizione di impegno e laboriosità che costituisce una
delle caratteristiche più autentiche del nostro tessuto produttivo, a tutti i
livelli, in tutti i settori.
Ci proponiamo di creare per loro un contesto favorevole, operando in
modo che la pubblica amministrazione non sia un avversario da cui
difendersi, ma un alleato con cui cooperare.
Agiremo in modo da favorire le imprese che innovano, che assumono
nuovo personale, che rispettano le regole della libera competizione.
Intendiamo promuovere le imprese che adottano prassi socialmente
responsabili, che improntano le loro iniziative economiche al principio di
precauzione, in modo da prevenire l’impatto negativo delle loro azioni
sull’ambiente e da assicurare un ambiente idoneo a tutelare i diritti dei
lavoratori.
Promuoveremo una disciplina che riveda integralmente la tradizionale
legge fallimentare, nel segno di un approccio ben più ampio, che
abbandonando una logica meramente sanzionatoria, valga a disciplinare e
definire, in modo organico, il fenomeno della cosiddetta “crisi di
impresa”.
Dialogo con le parti sociali.
Questo Governo si propone di recuperare in forme nuove e più efficaci
il dialogo sociale con le varie associazioni rappresentative dei lavoratori e
delle imprese. Dovremmo ridefinire, sulla base dei criteri oggettivi, il
principio di rappresentatività, in piena trasparenza.
Per questa via otterremo che tutti siano invitati, ciascuno in base alle
proprie sensibilità e competenze, a ridare un nuovo slancio alle proprie
iniziative, nella consapevolezza che il loro impegno e le loro proposte, se
ispirate all’interesse generale del Paese e delle varie comunità anche locali,
saranno apprezzate e tenute in considerazione.

Occorre rimettere in moto, in maniera corale, tutte le molteplici energie
positive del nostro Paese. Restituire vitalità all’industria, specialmente
esportatrice, al tessuto delle innumerevoli piccole e medie imprese
nell’ambito del commercio, dei servizi e dell’artigianato, alle cooperative
autentiche, al mondo agricolo e alle sue filiere che promuovono il made in
Italy nel mondo, alle banche trasparenti e al servizio della economia reale.
Semplificazione, deburocratizzazione, digitalizzazione.
Dobbiamo ridare slancio agli appalti pubblici, che possono diventare
una leva fondamentale della politica economica del Paese, garantendo
sviluppo sostenibile e aumento dell’occupazione. Negli ultimi anni questo
settore sta attraversando una fase di arresto, determinata per buona parte
anche dalle incertezze interpretative e da talune rigidità generate dal nuovo
codice dei contratti pubblici.
Dobbiamo superare il formalismo fine a se stesso che ancora domina
largamente la disciplina degli appalti, poiché la forma non può essere
scambiata per legalità: troppo spesso gare formalmente perfette
nascondono corruzione e non impediscono la cattiva esecuzione.
Dobbiamo parametrare i vincoli, in sede di assegnazione delle gare, al
valore e alle caratteristiche delle commesse, in modo da assicurare la
semplificazione e la rapida conclusione degli appalti che non presentano
particolari complessità.
Dobbiamo assicurare il rigoroso rispetto dei tempi di consegna delle
opere ma anche la qualità dei lavori e delle forniture e l’efficienza dei
servizi.
Al fine di rassicurare gli amministratori pubblici potrebbe rivelarsi utile
operare un rafforzamento della funzione consultiva e anche della
di vigilanza collaborativa esercitata dall’ANAC, con il risultato di

assicurare in via preventiva la legittimità delle bozze degli atti di gara,
assicurando la deflazione del contenzioso e la speditezza dei procedimenti.
Appare essenziale, inoltre, completare il processo di riduzione e di
qualificazione delle stazioni appaltanti – oggi sono decine di migliaia,
difficili da controllare e perfino da censire – e di formazione e
valorizzazione del personale deputato a questa complessa attività.
Intendiamo, infine, sollecitare l’ANAC a rendere finalmente operativa e
ad arricchire la Banca dati nazionale dei contratti pubblici, concentrando in un
unico centro informativo le informazioni essenziali su tutte le spese
realizzate dalle pubbliche amministrazioni, con indicatori utili a far
emergere le anomalie di spesa e ad attivare, per conseguenza, i controlli
anticorruzione.
Occorre realizzare il processo di digitalizzazione della pubblica
amministrazione, che deve tradursi nella completa semplificazione delle
procedure e degli oneri per i cittadini, per le imprese e per gli stessi uffici
pubblici.
Va salvaguardato il principio di trasparenza assoluta della pubblica
amministrazione ma gli oneri di comunicazione e di pubblicazione posti a
carico di soggetti pubblici e privati vanno semplificati, razionalizzati e
unificati.
Dovremo lavorare alla semplificazione della disciplina normativa.
L’ipertrofia normativa contribuisce all’incertezza giuridica, che finisce per
avvantaggiare i disonesti e a penalizzare i cittadini e le imprese che
operano nella legalità.
Faremo in modo di operare un riassetto di interi settori
dell’ordinamento giuridico, abrogando le leggi inutili, e favorendo il
riordinamento della legislazione vigente anche attraverso l’adozione di
codici per settori di attività.

Sul sistema di voto all’estero e sulla salvaguardia delle Regioni ad autonomia
speciale.
Il Governo presterà la dovuta attenzione anche alle legittime istanze che
verranno dai Parlamentari eletti all’estero. Abbiamo già iniziato a meditare
sulle criticità del sistema di voto all’estero e sulla necessità di introdurre
misure adeguate a prevenire il rischio che alle votazioni si accompagnino
brogli.
Ci adopereremo per salvaguardare le Regioni ad autonomia speciale, del
Nord e del Sud del Paese, nella convinzione che la prossimità, la
sussidiarietà e la responsabilità, ove localmente concentrate, possano
contribuire a migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini.
Sulla centralità del Parlamento e sui gruppi parlamentari di opposizione.
Una specifica considerazione rivolgo ai gruppi parlamentari che si
collocheranno all’opposizione.
Questo governo non è espressione del Vostro sentire, ma si apre anche
alle Vostre valutazioni. Nel rispetto dei ruoli, qualora confermerete di non
appoggiare questa iniziativa di governo, vi chiedo però di esercitare le
vostre prerogative di opposizione in modo costruttivo e leale. Le
istituzioni non sono il patrimonio di una sola forza politica ma sono la
casa di tutti gli italiani e segnano la qualità del nostro ordinamento
giuridico e del nostro vivere civile.
Una opposizione anche ferma, ma leale e costruttiva è il sale della
dialettica politica e serve per il buon funzionamento dell’“istituzione
parlamentare” e dell’intero sistema democratico.
Anche al fine di onorare la centralità del Parlamento, Vi anticipo sin
d’ora che è mia intenzione applicare l’istituto delle interrogazioni a
risposta immediata, in accordo con le previsioni regolamentari di Camera
e Senato.

Per questa via, potremo confrontarci costantemente e attraverso la
vostra mediazione mi sarà consentito di interloquire con i cittadini da Voi
rappresentati.
La presenza del Governo nelle Aule e nelle Commissioni Parlamentari
sarà inoltre assicurata, con forza, da tutti i Ministri, i quali, in base alle
rispettive competenze, risponderanno alle Vostre domande.
Personalmente, mi impegno a rispettare le opinioni dissenzienti e le
valutazioni contrarie che si leveranno da questi scranni e a veicolare anche
all’interno della compagine di governo le posizioni che torneranno utili a
offrire maggiore solidità ed efficacia alle azioni del Governo.
Saremo disponibili anche a valutare, in corso d’opera, l’apporto di
gruppi parlamentari che vorranno condividere il nostro cammino e, se del
caso, aderire successivamente al contratto di governo, offrendo un
apporto più stabile alla realizzazione del nostro programma.
* * *
Sono giunto alla fine del mio discorso. Il popolo si è espresso e ha
chiesto il cambiamento. Adesso la parola sta a Voi. Il Vostro voto di oggi
sarà parte della storia del Paese. Grazie a tutti.




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