Politica – DDL ZAN: il PD sconfitto su tutta la linea

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Politica – Il segretario del Pd Enrico Letta prova a reagire al naufragio del Ddl Zan, ma le lamentele del leader del centrosinistra, considerato come sono andate le cose, appaiono del tutto fuori luogo. Anzitutto i traditori del voto di oggi, per così dire, sarebbero anche tra i senatori del suo partito.

Poi c’è la questione del mancato dialogo: il centrodestra ma pure Italia Viva hanno più volte chiesto di dialogare nel merito del provvedimento, ma i giallorossi non si sono mai resi disponibili. L’esito della “tagliola” di oggi, insomma, è figlio di un combinato disposto che contiene un Pd disunito ed una mancata volontà di dialettica politica.

Alessandro Zan potrà incolpare Matteo Salvini e Giorgia Meloni quanto vuole. Ma il principale nemico al disegno di legge, che porta il suo cognome, ce l’ha in casa. Ed è il segretario del suo stesso partito. La “tagliola” è passata con 154 voti a favore, 131 contrari e due astenuti. Pallottoliere alla mano si capisce al volo che qualcuno, anche tra i dem, ha tradito. E già Valeria Fedeli chiede le dimissioni “di chi ha gestito questa vicenda”, di chi cioè ha portato l’intero partito allo schianto. Mesi fa Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia avevano proposto un testo alternativo a quel presentato dai dem. Un testo “addolcito” dalle posizioni ideologiche e illiberali di cui la sinistra si era fatta portavoce. “Lo avevamo fatto proprio per ribadire che non è vero che siamo contrari a una legge contro l’omotransfobia tout court, ma che vogliamo una buona legge”, ha spiegato oggi la vice presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli. Che fine ha fatto quel testo lì? Letta non lo ha nemmeno voluto prendere in considerazione. A Montecitorio è andato avanti a testa bassa, come un ariete. Poi, quando il confronto si è spostato a Palazzo Madama, dove non ha mai vantato gli stessi numeri della Camera, le difficoltà si sono fatte insormontabili. Eppure, in piena euforia da campagna elettorale, ha continuato a calpestare l’Aula e si è rifiutato di trovare una mediazione con il centrodestra.

Anche Matteo Renzi ci ha provato in lungo e in largo a trovare l’accordo. Nemmeno con lui Letta ha voluto sentire ragioni. “Il confronto non può essere messo in cantina per sventolare le bandierine politiche”, ha tuonato in Aula la presidente di Italia viva, Teresa Bellanova, invitando il Pd e il Movimento 5 Stelle a uscire “dal perimetro delle arroganze”. Da quel perimetro, però, i dem non sono mai voluti uscire. L’opposizione a confrontarsi nel merito del disegno di legge, quando il centrodestra (e non solo) ha chiesto di cercare una sintesi sugli articoli più divisivi (l’1, il 4 e il 7), ha portato ad un muro contro muro inammmissibile quando si tratta di legiferare sui diritti delle persone. Per un tornaconto meramente politico ieri pomeriggio, quando i dem si sono presentati al tavolo con le altre forze politiche, volevano imporre al centrodestra il ritiro della proposta di rinvio. Alla fine anche l’appello di Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia (“La maggioranza di quest’Aula vuole una legge che tuteli tutti, facciamola insieme”) è caduto nel vuoto.

Il voto di oggi (a scrutinio segreto) di fatto affossa definitivamente il ddl sulla omotrasfobia. Per giorni Letta, Zan e compagni riempiranno i talk per accusare le destre, e Renzi con loro, di aver affondato la legge. Tutto calcolato, appunto. Un bluff politico sulla pelle delle persone.

Comunque sia, il vertice del partito che ha sede al nazareno se n’è uscito così: “Hanno voluto fermare il futuro. Hanno voluto riportare l’Italia indietro. Sì, oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, al Senato. Ma il Paese è da un’altra parte. E presto si vedrà”. Il messaggio è comparso su Twitter. Come se il Paese reale non avesse altre priorità ed il Ddl Zan abitasse tra le priorità della maggioranza dei cittadini italiani.

In realtà, l’Italia ha ben altri problemi cui pensare, con tutto quello che sta accadendo in questo difficoltoso periodo post-pandemico. Ma conosciamo, del resto, quali siano le urgenze percepite dal Partito Democratico e dal resto dei giallorossi di questi tempi: il Ddl Zan, appunto, oltre che Ius soli.

Dopo questa batosta, dobbiamo attendere le prossime mosse dei giallorossi: un altro punto ritenuto inderogabile è lo Ius soli, su cui Letta sembra intenzionato ad insistere. Un’altra battaglia campale che, come dimostrato più volte, non è condivisa nel Paese. Ma l’Italia vista con gli occhi del segretario del Pd non è quella reale e non lo scopriamo certo oggi.

Ai giallorossi, oggi, sono mancati quasi venti voti. Alcune di queste defezioni, secondo quanto circola in ambienti parlamentari, sono attribubili proprio al Partito Democratico.

Mario Adinolfi (PDF) commenta: “Hanno voluto forzare la mano con una legge brutta e scritta per colpire con il carcere gli avversari politici. Ora pagano col fallimento politico. Ho scritto, detto per mesi che il ddl Zan era morto, beccando insulti e incredulità. Oggi il ddl scompare del tutto. Sia di lezione. Se ci si organizza, se si resiste, se si combatte, alla fine si può vincere. Oggi abbiamo vinto. Grazie a tutti coloro che non hanno mai rinunciato. Grazie al Popolo della Famiglia”.

“Sconfitta l’arroganza di Letta e dei 5Stelle che hanno detto no a tutte le proposte di mediazione, comprese quelle formulate dal Santo Padre” dice il leader della Lega Matteo Salvini. “Cala il sipario su una pessima proposta di legge. Non abbiamo mai cambiato idea: in Senato siamo stati l’unico gruppo interamente presente e unito” rivendica la leader di FdI, Giorgia Meloni . “Quel testo non andava bene: serviva il dialogo e un positivo confronto che qualcuno ha inspiegabilmente rigettato” accusa Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali.  “Il ddl Zan è stato spazzato via, nel segreto dell’urna. Vergognoso” commenta il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

“Non potevamo fare niente contro la tagliola, se non rinviarla per poco. Una forza politica si è sfilata dalla maggioranza solo per un gioco legato alla partita del Quirinale. Chi si è nascosto dietro al voto segreto si assumerà le sue responsabilità davanti allo specchio di casa”. Commenta così la decisione del Senato Alessandro Zan deputato del Pd e primo firmatario della legge. E poi aggiunge: “Responsabile di questo voto è chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare”.

Matteo Renzi, assente alla votazione, respinge l’accusa che a far cadere il ddl Zan siano stati senatori di Italia Via: “Per mesi ho chiesto di trovare un accordo per evitare di far fallire il ddl Zan. Hanno voluto lo scontro e queste sono le conseguenze. Chi polemizza sulle assenze dovrebbe fare i conti con i 40 franchi tiratori. La responsabilità di oggi è chiara: e dire che per Pd e Cinque Stelle stavolta era facile, più facile dei tempi di `O Conte o morte´. Non importava conoscere la politica, bastava conoscere l’aritmetica”,

Dopo lo scrutinio segreto è partita la caccia ai voti mancanti: sulla carta, il centrosinistra avrebbe dovuto avere la meglio, mentre alla fine ha perso per 23 voti di scarto. “Avevamo 149 voti, contati e controllati – fa sapere Loredana De Petris di Leu – Quindi c’è stata una defezione di 18 voti, 16 sono andati al centro destra, 2 astenuti. Le assenze non sono state rilevanti. Il problema è di chi dice una cosa e poi ne fa un’altra”. Ammette le defezioni anche Monica Cirinnà del Pd: “Avevamo fatto dei calcoli che si sono rivelati sbagliati. Guardate il pallottoliere e valutate voi”. E aggiunge che il testo del ddl Zan «è morto»: “Il regolamento dice che tra sei mesi se ne può presentare un altro diverso sullo stesso tema. Tutto lavoro buttato”. «Bisogna chiedere le dimissioni a chi ha gestito questa vicenda – accusa la senatrice dem Valeria Fedeli– Sono sconvolta. Non credo che fosse previsto questo andare a un voto al buio. Mi si diceva sempre che i numeri c’erano, lo ha fatto anche il segretario Letta…”.

I cattolici ringraziano e l’Italia pure: IL DDL Zan era “inaccettabile”. Chi troppo vuole nulla stringe! Giù le mani dalle scuole e dalla libertà di opinione!




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