Politica-Amministrative. Giovanni Marcotullio Popolo della Famiglia

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Il conto alla rovescia concernente il voto amministrativo a Roma è ormai avviato.
Romanews.it vi presenta volti nuovi di candidati con idee nuove e pronti ad operare per migliorare la vivibilità di una capitale ormai allo sbando. A tal proposito una candidatura di alto profilo riguarda un giovane candidato per il Popolo della Famiglia, Giovanni Marcotullio.

Sui suoi valori ed il suo impegno per Roma non abbiamo dubbi: lo conosciamo di persona e seguiamo la sua opera con interesse quasi quotidianamente. Da qui la decisione di porgli alcune domande per farlo conoscere anche a voi lettori assidui e certamente interessati al bene di Roma.

Quali sono le maggiori sfide a cui è chiamato a rispondere oggi un candidato sindaco in una città come Roma?

“Sono dell’idea che la ferita più grave inferta alla società civile dai tanti marciumi di Mafia Capitale sia quella al rapporto di fiducia tra le istituzioni e i cittadini: mi pare un colpo tanto più grave della solita corruzione in quanto è arrivato a scalfire non solo gli organi interni della cosa pubblica, ma anche quei satelliti, corpi intermedi come ong caritative e simili, che detengono simbolicamente il ruolo di depositari del buon impegno civile. Ricucire questo doloroso strappo richiede certamente una conoscenza di prima mano del territorio, ma oserei dire soprattutto un patto civile di amicizia (la formula è del nostro Mirko De Carli, candidato sindaco a Bologna): significa offrire e accogliere una relazione, con gli elettori, trasparente fino all’imbarazzo, condividere sé stessi insieme con le proprie idee, esattamente come si fa tra amici. Il Popolo della Famiglia ha l’ambizione di farlo.

Come pensa il Popolo della Famiglia di risolvere i problemi concernenti: -Infrastrutture/-Trasporto pubblico/-Oppressione burocratica?

Il Popolo della Famiglia nasce perché ci siamo ricordati che l’amministratore del bene comune non è un semplice “super-amministratore di condominio”, bensì un padre della città: e non è una nostra fissazione, è il Codice di diritto civile italiano, che si rifà non ai Padri della Chiesa ma all’antica sapienza del diritto romano. Su infrastrutture, viabilità e “burocratite” le soluzioni ci sembrano a portata di mano, solo che si vogliano eliminare le sacche di spreco e quelle di privilegio, che non di rado sono collegate. Senza giustizialismi manichei, si tratta semplicemente di far pagare i biglietti sui trasporti, bandire gli appalti truccati, snellire le procedure d’ufficio; quindi reinvestire i proventi con la moderazione del “buon padre di famiglia”: non potrà che conseguirne una città più pulita, più efficiente, più equa.

Quali sono le reali necessità della gente? Cosa chiedono e cosa può garantire realisticamente il Popolo della Famiglia?

Tutte le nostre proposte, inquadrate in una cornice che è ispirata alla dottrina sociale della Chiesa, sono assolutamente concrete: proponiamo di dare un bonus famiglia di 2500 euro a ogni coppia di sposi romani under 35, un analogo bonus a ogni nuovo figlio di Roma (e di raddoppiarlo se il nascituro risultasse affetto da problemi di salute); potremo pagare questo e altro con la riqualificazione a prezzo di mercato del patrimonio immobiliare cittadino di pregio, a oggi svenduto agli amici degli amici (frutta 25 milioni invece di 300). Vogliamo debellare risolutamente le colonie del male che prosperano sul racket della prostituzione e della droga: chi non si gioverebbe di una gioventù più energica e non dissipata? Stanziando un’ottantina di milioni l’anno si potrebbe cominciare ad appianare la voragine del debito pubblico, e con qualche ritocco ai sistemi di pagamento dei mezzi pubblici l’Atac potrà riprendere a respirare e a pianificare l’aumento dei km tranviari




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