Pubblichiamo con piacere una riflessioni sulle elezioni politiche di Dario Del Buono
Analizzando questa tornata elettorale, a me sembra evidente che la situazione Italiana per quanto riguarda la Politica e quindi l’Economia del nostro Paese non solo è ben lontana dall’uscire dal Tunnel in cui si è cacciata negli ultimi anni ma, al contrario, rischia di precipitare sempre di più in un pozzo senza fondo, trascinandoci tutti a presso.
Già da come è stata pensata la legge elettorale le avvisaglie di come sarebbe andata a finire la giornata elettorale non erano incoraggianti, i programmi elettorali poi, senza distinzione di collocamento (destra,sinistra o populismo) non parlavano d’altro che di promesse economiche a questa o quella categoria di cittadini e, a parte i riferimenti agli abbassamenti delle tasse, erano prive di qualsiasi ricetta seria per far ripartire l’economia e le PMI, da sempre vero motore della produzione di ricchezza ed occupazione in Italia.
Quindi non ci dobbiamo stupire, visto il buongiorno, di come il “mattino” post election day sia tutt’altro che limpido e sereno…
Il voto poi spezza ancor di più l’Italia in due, vista la distribuzione dei votanti con il nord ed il centro che indica la coalizione di destra e il sud che al contrario, premia l’assistenzialismo dei 5Stelle che predicano il reddito di cittadinanza.
Lo spettro dell’ingovernabilità è così consistente da essere quasi un corpo solido, tant’è che all’indomani del voto i numeri ufficiali danno un dato incontrovertibile: nessuno dei partiti e/o delle coalizioni ha raggiunto la maggioranza numerica per sostenere un Governo.
Poco male si direbbe, visto che il nostro sistema costituzionale favorisce la ricerca della maggioranza di Governo in Parlamento.
Nella prima Repubblica il Presidente della stessa dopo un giro di consultazioni, dava l’incarico ad un esponente del Partito che aveva preso il maggior numero di voti e poi nascevano le più spurie maggioranze con la condizionale del cosi detto arco costituzionale. Questi vedeva l’esclusione del Movimento Sociale di Almirante a destra e dei Comunisti a sinistra anche se si parlava di compromesso storico per l’inciucio che di fatto era in ogni manifestazione dello Stato tra la Dc ed il Pci, a partire dal CDA della Rai che era così composto: 40%DC, 40% Pci, !0%Psi ed il rimanente tra Psdi, Repubblicani e Liberali.
Nelle vicende della seconda, abbiamo visto rovesciamenti di fronte ai danni di Berlusconi con la conseguente nascita di alleanze per il sostegno ai governi del ribaltone, di esclusiva titolarità parlamentare. Di una tale situazione ne fu vittima anche Prodi in favore del successivo governo D’Alema.
Quindi perché no? Perché non dovrebbe formarsi una maggioranza Parlamentare che esprima un bel governo anche in questo 2018?
Perché siamo nel classico dilemma greco: un problema che ha due o tre soluzioni ma nessuna delle quali applicabile. Mi spiego meglio.
Incarico a Salvini o a Di Maio, tutti è due privi dei numeri necessari in Parlamento, presumerebbe una consultazione da parte di Mattarella che avesse come risultato larghe intese ma ciò è impossibile, oppure che l’uno riuscisse a portare via una ottantina di deputati e senatori dalle altre forze o che l’altro si accordasse con una parte del PD, il che farebbe inorridire l’elettorato Grillino ed Ulivista. Terza ed impraticabile ipotesi, accordo Lega e 5 stelle, impossibile anche solo per decidere chi sarebbe il Premier fra Di Maio e Salvini, figuriamoci il resto
Allora cosa resta?
Resta la possibilità di un governo di transizione, un Governo del Presidente che abbia dietro l’intesa atta a sfornare una legge elettorale seria che potesse dotare il Partito o la Coalizione più votata, di un premio di maggioranza tale da dargli i numeri in Parlamento per esprimere un Premier ed un Governo.
Quindi?
Quindi ci continua a guadagnare chi già da anni specula sul nostro caos istituzionale ed economico, facendo man bassa di Aziende (che poi chiude e delocalizza continuando a fregiarsi del marchio Made in Italy), know how italiano e dei nostri risparmi, inesorabilmente erosi dal logorio della perdita di potere d’acquisto dell’Euro rispetto al mercato interno.
Speriamo che alla fine di tutto questo Ambaradam non si trovino solo le macerie di quella che un tempo era la bella Italia.