Marini – Lutto nel mondo della politica italiana. Si è spento l’ex presidente del Senato Franco Marini: risultato positivo al coronavirus, era stato ricoverato nel reparto Covid dell’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti il 4 gennaio scorso e poi dimesso.
Deputato, senatore, europarlamentare, Marini è stato Presidente del Senato tra il 2006 e il 2008. Già ministro del Lavoro e della previdenza sociale nel settimo governo Andreotti (1991-1992), dal 1997 al 1999 ha svolto il ruolo di segretario del Partito popolare italiano.
La giornalista Tiziana Ragni su Twitter racconta un aneddoto sull’ex presidente del Senato: Un giorno a piazza del Gesù gli arrivò una lettera minatoria con dei proiettili. Bussai alla sua porta -Oddio mi dispiace -Ma che? -La lettera coi proiettili -Tizià, i proiettili sono della seconda guerra mondiale: manco nuovi, l’hanno comprati…
Alpino in gioventù, rimasto per tutta la vita legato alle montagne del suo Abruzzo, dove era nato il 9 aprile del 1933 a San Pio delle Camere (piccolo comune di 680 anime alle pendici del Gran Sasso a poca distanza da l’Aquila), Marini aveva mosso i primi passi della sua lunga attività pubblica nella Cisl. Era il 1950, anno in cui prese la tessera della Dc, dopo la militanza nelle Acli.
Primo figlio di una famiglia numerosa a nove anni si trasferì a Rieti, seguendo, con la madre e i fratelli, il padre per le esigenze di lavoro. Studi classici al liceo Marco Terenzio Varrone, laurea in legge e il servizio di leva come ufficiale negli alpini. ”La mia – raccontò in un’intervista – era una famiglia di emigranti, come tante in Abruzzo. Mio nonno era andato in America cinque volte. Lavorava un paio d’anni e riportava un po’ di soldi per comprare un pezzo di terra”.
Dopo gli anni della formazione alla scuola del sindacato nel 1964 affiancò il ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, Giulio Pastore. Un anno dopo la nomina a segretario generale aggiunto della federazione dei Dipendenti Pubblici della Cisl, della quale, nel 1985, divenne segretario nazionale. Marini vive in prima linea l’ascesa del sindacato, gli anni delle lotte operaie, dell’unità sindacale, delle lunghe vertenze con il ‘padronato’, le tensioni sociali dell’Autunno Caldo e la stagione degli anni di piombo.
Carlo Donat-Cattin, che fu suo maestro politico, lo investì come successore alla guida di Forze nuove, la corrente Dc storicamente più vicina al mondo del lavoro.
Nel 1991 l’esordio nel governo, nominato da Giulio Andreotti al ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e poi nel 1992 la candidatura con lo Scudocrociato alla Camera, dove risulta il primo degli eletti a livello nazionale. Il segretario Mino Martinazzoli gli affida la segreteria organizzativa del partito, a cui legherà il suo impegno fino alla nascita del Partito popolare italiano, di cui fu segretario dal 1997 al 1999.
Lo stesso anno approda a Strasburgo eletto nel Ppe nella circoscrizione Italia centrale. Dal 1992 al 2006 è alla Camera, prima sotto il simbolo del Ppe, in seguito nell’Ulivo e nella Margherita. Dal 2006 passa al Senato, dove resta fino al 2013. E’ la stagione politica del centrosinistra di Romano Prodi, dell’ascesa e del consolidamento della forza politica di Silvio Berlusconi con FI e il centrodestra.
Come candidato dell’Unione, Franco Marini viene eletto alla guida di palazzo Madama il 29 aprile 2006 con 165 voti, dopo un testa a testa con Giulio Andreotti, che era sostenuto dalla Casa delle libertà. Al primo scrutinio Marini non aveva raggiunto il quorum richiesto. Fu quella una seduta estenuante, presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, caratterizzata da una interminabile e logorante controversia sull’attribuzione di schede che riportavano il nome Francesco e non Franco Marini.
Alla caduta del secondo governo Prodi, nell’estremo tentativo di evitare lo scioglimento delle Camere e la sopravvivenza della XV legislatura, nel febbraio 2008, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli affidò l’incarico di verificare la percorribilità di una maggioranza bipartisan per riformare la legge elettorale e guidare un governo per gli affari correnti fino alle elezioni. Il tentativo naufragò dopo 4 giorni di consultazioni per buona pace del Presidente Napolitano.
Nel 2013 si presenta alle politiche dopo aver chiesto una deroga al Pd ma non viene rieletto al Senato. Ciò non gli impedisce di essere candidato dai dem al Quirinale, sostenuto da Pdl, Scelta Civica, Lega Nord e da una costellazione di sigle parlamentari che vanno dall’Udc alle minoranze linguistiche e da una parte dei parlamentari del gruppo Misto. Il Colle si trasforma in una cima inespugnabile e Marini si ferma a 521 voti al primo scrutinio, 151 preferenze in meno rispetto al quorum necessario di 672 voti.
E’ Matteo Renzi – tra gli altri – a mettersi di traverso sulla strada che porta Marini alla presidenza della Repubblica. L’allora sindaco di Firenze, non esitò a definire la candidatura di Marini come successore di Giorgio Napolitano “un dispetto al Paese”.
Verificata l’impossibilità dell’elezione Franco Marini decide di rinunciare, aprendo la strada al secondo mandato di Giorgio Napolitano.
Sposato dal 1965 con Luisa D’Orazi dalla quale ha avuto il figlio, Davide, l’ex presidente del Senato è stato un appassionato di montagna e di ciclismo. Tifoso di Gino Bartali, ha amato la buona cucina e il buon vino e naturalmente l’immancabile sigaro toscano, che spesso assaporava senza neppure accendere. “Non riesco a immaginare – ebbe a raccontare- le lunghe nottate al tavolo delle trattative sindacali né i momenti che precedevano i caldi comizi in piazza negli anni Sessanta e Settanta, senza il mio sigaro in bocca”.
“Oggi piangiamo la scomparsa di Franco Marini, politico e sindacalista di spessore, uomo di indiscussa integrità morale”. Così il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ricorda l’ex parlamentare morto all’età di 87 anni a Rieti. “E’ stato un importante protagonista della nostra storia repubblicana. Prezioso il suo contributo nei ruoli politici e istituzionali. Ai familiari giunga il mio cordoglio e quello del Senato della Repubblica”
Il leader del Popolo della Famiglia Mario #Adinolfi twitta su di lui: “Con Franco Marini muore l’ultimo segretario del Ppi che provò a far contare un partito autonomo di ispirazione cristiana. Per anni non è trascorso giorno senza che io avessi un contatto con lui. Era un uomo duro ma mi aiutò nella difficoltà, non lo dimentico. Addio presidente.