Dopo la conferenza stampa di fine anno e di fine legislatura a Montecitorio, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si è recato al Quirinale per avviare l’iter per lo scioglimento delle Camere. Un atto istituzionale di competenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella attraverso la promulgazione di un apposito decreto.
La prima carica dello Stato ha poi firmato il decreto (controfirmato dal premier) per lo scioglimento delle Camere e quindi l’annuncio ufficiale dallo stesso Quirinale attraverso un comunicato stampa: “Sentiti il presidente del Senato della Repubblica e il presidente della Camera dei deputati, il Senato e la Camera sono sciolti”.
La data delle prossime elezioni – fissate per il 4 marzo – è invece il governo a renderla ufficiale attraverso il Consiglio dei ministri da cui esce il decreto con il quale il presidente del Consiglio è salito al Colle per farlo sottoscrivere anche al presidente della Repubblica, mentre Gentiloni ha firmato quello del Quirinale per lo scioglimento delle Camere.
Il presidente Sergio Mattarella ha ringraziato Gentiloni per il lavoro svolto e gli ha chiesto di restare in carica fino alla formazione della nuova maggioranza. La Costituzione prevede che il governo in questa fase svolga esclusivamente la “ordinaria amministrazione” anche se non è proprio così. Tra gli “affari correnti” del presidente del Consiglio in carica ci sono anche i decreti amministrativi di attuazione delle leggi approvate in questo ultimo periodo.
Al Quirinale il compito di rendere note anche la data di apertura e chiusura della campagna elettorale nonché della convocazione della prima seduta del Parlamento dopo le urne, come previsto dall’articolo 61 della Costituzione: “Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni. Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti”.
La prima seduta del Parlamento è attesa dunque entro il 24 marzo. Da quel momento si procederà all’elezione dei due presidenti, che avvengono al Senato in quattro scrutini al massimo, alla Camera con votazioni ad oltranza fino a che un candidato non ottenga la maggioranza assoluta dei voti.
Nel caso in cui dalle elezioni non esca una maggioranza che consenta di governare, inizieranno i contatti tra le diverse forze politiche e, informalmente, anche con il Colle; una delle prime prove di alleanza tra i partiti è proprio l’elezione dei due presidenti di Camera e Senato.
Una cosa è certa una delle legislature peggiori della Repubblica si è conclusa!