We Are One – L’emergenza Coronavirus cambia anche il mondo del cinema. Nasce l’iniziativa “We Are One: A Global Film Festival”, un canale YouTube in cui 20 kermesse alimenteranno le trasmissioni con i film in gara. L’iniziativa andrà in onda dal 29 maggio per 10 giorni. Tra i festival coinvolti anche Cannes, Venezia e Tribeca.
HANNO ADERITO 20 FESTIVAL
I venti festival che hanno aderito sono: Annecy dedicato all’animazione, il festival di Berlino, il London Film Festival, il festival di Cannes (che ha già lanciato il suo mercato online dal 22 al 26 giugno), il festival di Guadalajara, quello di Macao (Iffam), il Jerusalem Film Festival, il Mumbai Film Festival (Mami), Karlovy Vary, Locarno Film Festival, il festival di Marrakech International Film Festival, il New York Film Festival, quello di San Sebastian, Sarajevo Film Festival, il Sundance, il Sydney Film Festival, il festival di Tokyo, quello di Toronto, il Tribeca Film Festival e la Mostra del Cinema di Venezia.
STREAMING GRATUITO
Come riporta Deadline, “We Are One: A Global Film Festival” fornirà film in streaming gratuitamente. I titoli in programma pescheranno tra “nuovi e classici”, ma ci si aspetta che vengano trasmessi quei film che hanno avuto poca circolazione nelle sale al momento dell’uscita. Non ci si aspetta che siano messi in programma film in gara nelle edizioni del 2020 dei vari festival. Ad esempio, Cannes non invierà alcun lungometraggio, ma contribuirà con delle masterclass. Tutte le donazioni raccolte nei dieci giorni di trasmissione saranno destinate al “Covid-19 Solidarity Response Fund” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e ai partner locali che operano in diverse parti del mondo.
JANE ROSENTHAL DIXIT
“Parliamo spesso del potente e unico ruolo dei film nell’ispirare e unire le persone attraverso i confini e le differenze, per aiutare a guarire il mondo”, ha dichiarato Jane Rosenthal, CEO di Tribeca Enterprises e co-founder di Tribeca Film Festival. “We Are One: A Global Film Festival unisce curatori, artisti e storyteller nell’intrattenere e dare sollievo al pubblico di tutto il mondo – ha continuato la portavoce del progetto – Lavorando con i nostri straordinari partener dei festival e YouTube speriamo che ognuno abbia un assaggio di ciò che rende ogni festival così unico e apprezzi l’arte e il potere dei film”. Il Tribeca Film Festival è stata una delle prime manifestazioni a includere anche lo streaming online.
SILERI SU CINEMA E TEATRO
Quanto ai tempi sulle riaperture non soltanto dei cinema ma anche dei teatri il vice ministro Sileri ha chiarito:”Sono stati temporaneamente accantonati – perché lì è maggiore il rischio – ma solo temporaneamente per capire quello che accadrà nelle prossime due o tre settimane. Se tutto andrà bene e non vi saranno riprese importanti di contagio è chiaro che faremo un’ulteriore importante passo in avanti”.
DELLA CORTE
“Data la peculiarità del nostro lavoro, ammesso che riusciremo a sopravvivere — dichiara Felice Della Corte, direttore di Utr, l’associazione che raggruppa una quarantina di teatri romani tra cui Brancaccio, Olimpico, Ghione e Sala Umberto — sconteremo le paure della gente. Dovremo accompagnare lo spettatore a “riabituarsi” ad andare a seguire uno spettacolo. Ma anche quando la paura sarà diminuita, terremo le sale aperte pur sapendo che tutte le nostre attività saranno in perdita». Qualcuno parla di teatro su Netflix, altri di dirette Facebook ma gli addetti ai lavori lo considerano un ripiego che mai potrebbe colmare l’assenza del pubblico”.
“Siamo tutti spinti da una grande passione — sottolinea Della Corte — con gli spazi che abbiamo sarebbe più redditizio un supermercato. Noi invece pensiamo che la cultura sia il volano del progresso ma abbiamo bisogno di sapere come e quando ripartire.Abbiamo chiesto di partecipare ai tavoli con gli esperti perché abbiamo informazioni generiche ma non specifiche per il nostro settore. Si parla di “distanziamento”, ma in uno spazio teatrale, cosa significa? Che facciamo entrare insieme i gruppi familiari e le altre persone le distanziamo? Cerchiamo risposte».L’aspetto più doloroso è la preoccupazione per chi tra qualche settimana potrebbe perdere anche la cassa integrazione: «Ci sono tanti lavoratori che resteranno senza sostegno — conclude Della Corte — perché l’attività di un singolo teatro, con l’indotto rappresenta un’azienda di 50- 60 persone tra attori, scenografi, costumisti, light designer fino ai grafici per le locandine”.