Kirk Douglas – Chi ama il cinema, continu a sentire la sua mancanza. Certo, i suoi film lo renderanno “immortale” ma la sua scomparsa lascia del vuoto nei tanti fan e critici che hanno seguito il suo lavoro per tanti anni.
Kirk Douglas (scomparso a 103 anni), è stato probabilmente l’ultimo dei ”duri’ della Hollywood degli anni d’oro e la leggenda vuole che si sia spaventato una volta sola quando è stato colpito da un ictus all’inizio del 1996 e arrivò in ospedale ”letteralmente terrorizzato” come si affrettarono a raccontare i medici ai cronisti. Ma poi è arrivato alla meravigliosa età di 103 anni, ictus a parte Issur Danielovitch, vero nome di Kirk Douglas, icona di Hollywood e star di film classici come Spartacus.
Fisico roccioso, carattere spigoloso come ben sanno i registi che lo hanno diretto, Douglas ha affrontato con orgogliosa caparbietà la difficoltà che la vita gli ha posto davanti: dalla cronica povertà dell’infanzia ai rapporti difficile con il il padre che pure lo incoraggiò nella sua carriera, alla non facile gestione dei quattro figli maschi: oltre a Michael, anche Joel, Peter ed Eric dei quali fu padre-padrone egocentrico ed invadente. Ma il ruolo di ‘macho’ non è stato l’unico che amava ricordare in una lunga ed articolata carriera..
Nato ad Amsterdam nello stato di New York il 9 dicembre 1916 da una famiglia di russi analfabeti (il padre, come ricorderà nella sua autobiografia era un ”venditore di stracci”) si mantenne agli studi facendo il cameriere, poi il lottatore, poi finalmente il direttore dell’Accademia d’arte drammatica lo ammise gratuitamente per merito.
Figlio di un venditore di stracci ebreo, secondo la sua autobiografia, fa buoni studi (Accademia di arte drammatica) e lo troviamo debuttante a Broadway nel 1941. Notato dagli agenti della Paramount si trasferisce a Hollywood dove vive la canonica trafila prima di ottenere una parte importante in Lo strano amore di Martha Ivers. D. fa parte della seconda generazione del cinema parlato”, come Lancaster e Peck e Holden, dopo quella dei Cooper e dei Bogart e la sua attitudine è quella di una maggior ricerca e consapevolezza, e anche dolore. L’eroe non è più buono, per lo meno non è più soltanto buono. Nei film è spesso l’ambizioso che si audistruggerà (Il campione, Le vie della città, Le catene della colpa). Biondo, lineamenti classici, fisico da atleta vero, esuberante, estroverso, una presenza straordinaria e un’espressione quasi travolgente.
Il suo esordio nel cinema dopo l’apprendistato a Broadway si deve a Lauren Bacall. Fu infatti la moglie di Bogart a segnalarlo al produttore de ”Lo strano amore di Marta Ivers”, che segnò l’inizio della sua carriera nel 1946. Proprio ai suoi primi film faceva riferimento per parlare della versatilità della sua carriera, accanto alla Stanwyck era stato infatti un procuratore alcolizzato in ”Letterá a tre mogli’, poi nel 1949 sarà nel film che gli darà la popolarità e una candidatura all’Oscar (”Il grande campione’), nei panni di un pugile egoista. Intanto due anni prima sul set de ‘Le vie della città” aveva incontrato Burt Lancaster, l’amico di una vita con cui girerà altri sedici film fino a ”Due tipi incorreggibili”.
Tutti film nei quali incarnava il classico duro. Protagonista di film iconici come ‘Spartacus’, ‘Orizzonti di Gloria’, ‘Il bello e il brutto’. Il giorno del suo compleanno da anni lo festeggiava donando agli altri: “Dare in beneficenza e’ un atto egoistico – diceva – perché mi fa stare bene”. Nel 2015 insieme alla moglie Anne Buydens – anche lei centenaria -, con la quale aveva condiviso la vita per oltre 60 anni, ha donato 15 milioni di dollari ad una clinica di Los Angeles per ex attori e lavoratori di Hollywood colpiti dal morbo di Alzheimer. Nominato all’Oscar tre volte, Douglas ha ricevuto l’onorificenza piu’ prestigiosa dell’Academy: l’Oscar alla carriera nel 1996.
Dopo la morte del figlio Eric per overdose, altre tragedie colpirono l’attore negli anni Novanta: nel 1991 Douglas sopravvisse per miracolo ad un incidente di elicottero dove due dei suoi compagni di volo persero la vita. Nel 1996 un ictus gli tolse la parola. Ma tenace come sempre, con ore ed ore di terapie riabilitative, Kirk riprese almeno un po’ la capacità di comunicare fino a conquistare l’oscar e superare il secolo. Di lui, tra gli ultimi rappresentanti della Hollywood degli anni d’oro, rimane il fisico atletico, lo sguardo azzurrissimo e un inconfondibile fossettá in mezzo al mento.
La notizia della morte della leggenda del cinema è stata data da suo figlio, l’attore Michael Douglas, con un post su facebook: “E’ con grandissima tristezza che io ed i miei fratelli annunciamo che Kirk Douglas ci ha lasciati, all’età di 103 anni. Per il mondo era una leggenda, un attore dell’epoca d’oro del cinema che ha vissuto a lungo nei suoi anni d’argento, un attivista umanitario la cui dedizione alla giustizia ha indicato uno standard al quale tutti noi possiamo aspirare. Ma per noi era solo un papà”.