Tarantino – Oggi il mondo del cinema festeggia i 57 anni di uno dei registi attuali più famosi al mondo. Tarantino è nato a Knoxville, nel Tennessee, il 27 marzo del 1963
Quentin Tarantino non mente: «Quando le persone mi chiedono se ho frequentato una scuola di cinema, io dico: “No, sono andato al cinema”». Stilisticamente in equilibrio fra i nostri giorni e gli anni Settanta, in grado di descrivere la realtà più crudele portandola all’eccesso, ma sempre vicino e fedele a ciò che voleva realizzare, Tarantino è il re delle idee accattivanti. Idee che diventano materia prima di uno strumento, la settima arte, che gli permette di dare forma e sostanza a un mondo incredibile.
Figlio di Tony Tarantino, attore e musicista di origine italiana e di una studentessa sedicenne, abbandonato dal padre, verrà cresciuto dalla madre che, in omaggio al personaggio di Quint, interpretato da Burt Reynolds nella serie tv Gunsmoke, lo chiamerà Quentin. Sarà sempre la madre a educarlo al cinema, secondo i liberi costumi degli anni Settanta, lasciandolo autonomo di vedere, quando ha meno di dieci anni, pellicole con contenuti di nudo come Conoscenza carnale o film ad alto tasso di violenza come Un tranquillo weekend di paura. Dopo aver frequentato la Narbonne High School di Harbor City, lascia il liceo all’età di 16 anni e frequenta costantemente le sale cinematografiche e, dopo aver fatto diversi lavori, approda in un negozio di videocassette a noleggio. Durante gli anni in cui lavora nel videostore, Tarantino frequenta alcuni corsi di recitazione e, per arricchire il suo curriculum vitae, s’inventa delle partecipazioni mai avvenute, per esempio inserendo Zombi di Romero e il Re Lear di Godard, ma l’unica esperienza sul set di questo ragazzo è stata quella di assistente di produzione per un video di ginnastica eseguito dal muscoloso e biondissimo Dolph Lundgren.
Nasce in lui la passione per lo scrivere, così butta giù due capitoli di un romanzo circa la sua esperienza nel Video Archives di Hermosa Beach, terminando invece una sceneggiatura dal titolo “Captain Peachfuzz and the Anchovy Bandit” nel 1985.
Esordisce come attore in un cortometraggio da lui stesso diretto: My Best Friend’s Birthday (1987), poi appare in serie tv come Cuori senza età. Con i soldi recuperati finanzierà la sua prima pellicola Le iene (1992), presentata al Sundance Film Festival, dove grazie a una sceneggiatura bomba e a una regia stupenda, viene acclamato e diventa una leggenda già cult. Un esordio eccellente per questo ragazzo del Tennessee che, ispirandosi a Rapina a mano armata di Kubrick, riesce a descrivere i meccanismi di collasso violento che porteranno un gruppo di rapinatori a torturarsi e uccidersi a vicenda. Successivamente vende la sceneggiatura de Una vita al massimo (1995), che sarà portata sul grande schermo da Tony Scott, per 50.000 dollari, e il soggetto di Assassini nati – Natural Born Killers (1994) a Oliver Stone, con il quale però litigherà furiosamente perché Stone ne modificherà il copione.
Dopo Le iene seguirà il grandioso capolavoro della storia del cinema Pulp Fiction (1994). Pellicole dove vari personaggi (rapinatori, killer, pugili) e situazioni si intrecciano in una serie di storie minime, condite da una sceneggiatura minimale. Così perfetto, ambizioso eintelligente da entrare nella storia del cinema e da meritarsi, assieme al suo socio Roger Avary, l’Oscar, il BAFTA e il Golden Globe per la migliore sceneggiatura, nonché la rilucente Palma d’Oro come miglior film. Un omaggio sentito e sincero nei confronti di quei libri spazzatura che vengono venduti nelle nostre edicole desolate (quelli che nessuno compra) e di quei b-movies che spopolavano negli anni 60-70, fra Lenzi e la Bouchet, fra Bava e Tessari.
Abilissima penna (scrive ancora le sue storie a mano) è spesso chiamato anche per rinfrescare dialoghi noiosi, ne è un esempio il divertente riferimento a Star Trek che si ascolta in una conversazione di Allarme rosso (1995). Dopo così tanto successo, Hollywood cerca di attirarlo nelle sue fila, proponendogli però dei film commerciali come Speed (1994), ma Tarantino rifiuta categoricamente, e preferisce recitare in pellicole indipendenti come Il tuo amico nel mio letto (1994) accanto a Meg Tilly ed Eric Stoltz, Somebody to Love (1994) di Alexandre Rockwell e soprattutto Desperado (1995) del suo migliore amico, il regista messicano Robert Rodriguez, accando a Antonio Banderas, Salma Hayek, Steve Buscemi e Joaquim de Almeida. Ed è proprio con Rodriguez e altri autori (e amici) che firmerà il film a episodi Four Rooms (1995), storia di un decrepito albergo di Los Angeles che è teatro di strane storie, tutte vissute in prima persona dal portiere dell’albergo.
Dopo aver diretto un episodio di ER – Medici in prima linea, padrino dei figli dell’attore Michael Madsen (Hudson e Calvin), nonché migliore amico dei registi Paul Thomas Anderson e Sofia Coppola, ritorna a essere diretto da Rodriguez nell’horror Dal tramonto all’alba (1996) dove interpreta, accanto a George Clooney, un criminale rapinatore di banche assai violento che, presa una famiglia in ostaggio, finisce intrappolato in un night gestito dai vampiri. Il successo del film spopolerà così tanto fra i teenagers che Tarantino diverrà produttore anche dei due capitoli successivi della pellicola.
In seguito a un piccolo cameo in Girl 6 – Sesso in linea (1996) di Spike Lee, e dopo aver rifiutato di girare un episodio di X Files e Men in Black (1996), dirige Jackie Brown, storia di una hostess di colore che contrabbanda denaro sporco. Un vero e proprio omaggio alla blaxploitaion e all’icona nera Pam Grier che ne è stata la figura sexy più brillante. Chiamato in giudizio per aver assalito un uomo al ristorante nel 1997 e costretto a pagare 5.000.000 dollari, insieme a Lawrence Bender fonda la casa di distribuzione A Band Apart Records (omaggio a un film di Godard) che fornirà persino alcuni album di Madonna.
Incredibile a dirsi, ma molti degli elementi dei suoi film vengono dalla sua sensibilità e da ciò che gli ruota intorno. E a chi lo accusa di strumentalizzare la violenza nei suoi film ha sempre risposto che a tutti è capitato, anche in televisione, di vedere persone morire per una pallottola, bruciate vive (magari per protesta) o decapitate (come certi filmati terroristi). Chi di noi non è mai stato minacciato da qualcuno con un’arma, anche impropria? Una nouvelle vague internazionale, che crede fortemente che per fare grandi film ci vuole fede, capacità visionaria e tanto coraggio. A Hollywood tutto questo spesso manca. E il suo stile, così toccante, con un gusto così inimitabile che riesce a metabolizzare e reinterpretare generi rendendoli passionali e popolari, è senza dubbio qualcosa di indipendente e di libero.
Tarantino fa di Uma Thurman la sua musa ufficiale quando, dopo la gravidanza, la dirige nei due volumi di Kill Bill (2003), accanto a David Carradine, Daryl Hannah, l’amico Michael Madsen, Lucy Liu e il suo idolo Sonny Chiba. La storia di una sposa che, il giorno del suo matrimonio, vede i suoi invitati trucidati (marito compreso) e medita vendetta, entrerà nei libri del cinema. Rifiutato il ruolo del Presidente degli Stati Uniti d’America nella pellicola giapponese Batoru rowaiaru II – Chinkonka con Chiba, produce invece il film cinese Siu nin Wong Fai Hung ji Tit Ma Lau (2001). Presidente della giuria al Festival di Cannes nel 2004, recita in qualche episodio di Alias, finendo poi per dirigere anche alcune scene di Sin City (2005) di Rodriguez e due episodi di C.S.I.: Scena del crimine (2005). Produttore dell’ultra splatter Hostel (2005), sarà poi il regista di Grind House, sempre accanto all’inossidabile Rodriguez.
Nel 2009 ha presentato a Cannes Bastardi senza gloria che prosegue nel divertito gioco di commistione di generi, suggestioni, utilizzo originale di grandi attori hollywoodiani e ammiccamenti metacinematografici.
Tre anni dopo torna a cimentarsi con una nuova impresa e una nuova rilettura della Storia, il western sulla schiavitù con Leonardo DiCaprio e Jamie Foxx Django Unchained, film che conquista l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale.
Due anni dopo tornerà a lavorare con Samuel L. Jackson e Kurt Russell in The Hateful Eight, storia di cacciatori di taglie ambientata qualche anno dopo la guerra civile americana.
L’immaginazione è stata fondamentale per la sua sopravvivenza ed è stata questa capacità a portargli l’entusiasmo del pubblico che nutre per questo autore un’ammirazione palpabile… anzi “pulpabile”. I mondi descritti da Tarantino sono mondi dove i criminali hanno ancora nomi in codice, dove le hostess non sono poi così gentili e sorridenti come pensiamo, dove si può viaggiare in aereo con la propria katana a fianco. Mondi ai quali tutti noi vorremmo credere! Il suo cinema, così fortemente legato al passato che però viene riattualizzato, è fenomenale. Maestro del rilancio degli attori (ne sono un caso John Travolta, Pam Grier, David Carradine e Robert Forster), conferma il suo talento costantemente, senza deludere mai critica e pubblico. Perfettamente disinserito nel meccanismo di Hollywood, rimane un autore poco incline a cedere la propria visione di un cinema nostalgico (soprattutto italiano!), al quale non manca mai di mostrare sincerità e devozione. Ci piace l’eccesso di Tarantino, le sue situazioni grottesche e la sua violenza sopra le righe.
Tarantino è stato definito un «regista DJ» per la sua capacità di riuscire a combinare stili diversi fondendoli insieme in una nuova opera. Il regista e storico del cinema Peter Bogdanovich lo ha definito «il regista più influente della sua generazione». Ha dichiarato in più interviste la sua volontà di fermarsi a dieci film, per poi limitarsi a libri e documentari.
I film di Tarantino sono rinomati per i dialoghi, la violenza, i salti temporali nella narrazione e le ossessioni della cultura pop. Alcuni elementi sono ricorrenti nelle sue opere. Proprio i dialoghi, sempre sopra le righe, sono il suo “marchio di fabbrica”. Non a caso Tarantino è un fan dello scrittore statunitense Elmore Leonard, romanziere noir celebre per i dialoghi surreali e per i suoi grotteschi personaggi