Movienerd – Essere genitori è un grande impegno: parola di ‘Figli’, il film con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea in uscita nelle sale cinematografiche italiane.
La regia è di Giuseppe Bonito, mentre la sceneggiatura è di Mattia Torre, che ha fatto la storia della serialità televisiva italiana grazie a ‘Boris’ scomparso a 47 anni lo scorso anno. Proprio un suo monologo teatrale, intitolato ‘I figli ti invecchiano’ e portato in scena da Mastandrea, è alla base del film.
I figli ti invecchiano, ma d’altra parte il tuo cuore non è mai stato così grande. Sara (Paola Cortellesi) e Nicola (Valerio Mastandrea) sono sposati e innamorati. Hanno una bambina di 6 anni, Anna, e una vita felice. L’arrivo del secondo figlio, Pietro, sconvolge gli equilibri di tutta la famiglia dando vita a situazioni tragicomiche. Nonni stravaganti, amici sull’orlo di una crisi di nervi e improbabili baby-sitter non saranno loro di aiuto. Tra attimi di felicità e situazioni di sconforto, Sara e Nicola riusciranno a resistere e a rimanere insieme?
‘Figli’ rappresenta la seconda prova da regista per Giuseppe Bonito, dopo il debutto del 2012 intitolato ‘Pulce non c’è’, che gli procurò la nomination ai Nastri d’argento come migliore esordiente.
Il regista Giuseppe Bonito: “”Figli” è un film di Mattia Torre. Questa premessa mi sembra necessaria per raccontare il mio approccio alla regia del film dopo la prematura scomparsa di Mattia. Dico “un film di” e non semplicemente “un film scritto da” perché conoscevo bene Mattia e sapevo quanto vissuto ci fosse in questo copione.
Il film è un distillato innanzitutto della sua vita ma, a mio avviso, trascende questa sfera privata per diventare lo specchio della vita di tutti noi. L’esistenza stravolta dall’arrivo di un figlio, l’ansia di crescere, la sensazione di non farcela, la difficoltà ad accettare i cambiamenti piccoli e quelli enormi che la vita pone a Sara e Nicola (la coppia interpretata da Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea), tutto questo viene passato costantemente sotto la lente d’ingrandimento ironica della commedia ed era già contenuto in nuce nel monologo “I figli invecchiano” da cui il film trae spunto.
“Figli” è la storia, comica e commovente, di una coppia, di due persone che si amano e che provano a reggere all’onda d’urto della genitorialità in un tempo caotico e in un Paese sempre più ostile. In questo film si fondono insieme il registro comico ma anche l’analisi profonda; si mescolano, talvolta persino nella stessa situazione, la realtà, la percezione della realtà e l’inconscio, con una disinvoltura e una apparente leggerezza che solo i grandi autori posseggono.
Una realtà raccontata in modo surreale, in cui i genitori, ma non soltanto loro, si possono facilmente identificare, che grazie alla forma scelta può far divertire e riflettere. “Io mi sono ritrovata in tutto – dice Paola Cortellesi – in tutte le tipologie di genitori che vengono raccontate e in tutte le situazioni reali e surreali. Attraverso l’ironia di Mattia ho riso di me stessa, il tutto è stato terapeutico”.
“Figli è tante cose, è un film d’amore che racconta del lavoro, difficile ma possibile, di mantenere l’equilibrio in una lunga relazione – aggiunge Paola Cortellesi – l’arrivo di un secondo figlio crea confusione, spariglia le carte, rende ancora più difficile il lavoro di una coppia per venirsi incontro”.
Delle tante situazioni, il difficile rapporto con i nonni cui si chiede aiuto, i momenti di incomprensione, la difficoltà di trovare momenti esclusivi con la figlia più grande, con il proprio partner, per Mastandrea “quelle in cui mi sono riconosciuto di più sono state le scene di conflitto, quelle vissute nei nostri nuclei familiari.
Mattia aveva un modo di raccontare le cose standoci dentro con il suo bagaglio emotivo, in questo racconto vedevo delle componenti biografiche che conoscevo, avendo la fortuna di essergli stato accanto. Il film parla di come si può e si deve resistere agli urti della vita”.
“Nel nostro Paese l’immagine della madre si riconduce all’idea che una donna debba rinunciare a tutto per i figli – dice Mastandrea – ecco, dobbiamo combattere questa ideologia e renderci conto che essere genitori non è un punto di arrivo, ma un passaggio. Ho un amico che mi ha detto ‘quando ti nasce un figlio cominci a capire che si muore’, ed è vero. Bisognerebbe cominciare a pensare che essere genitori è una cosa normale, quando ho realizzato la mia paternità come una cosa difettosa ma piena d’amore mi sono sentito meglio”.
Sulla quello che il film comunica, Mastandrea aggiunge “Sono convinto che Mattia non avesse un messaggio da inviare al cosmo, ma era un ottimista, come sa chiunque abbia letto i suoi testi.
In questa storia ha parlato della storia d’amore che ha vissuto. Il film è il suo modo per dire una cosa forte come ‘signori si può fare’ ma allo stesso tempo poi: ognuno faccia come gli pare.