Max von Sydow – Movienerd – Lui ci ha accompagnato in tantissime pellicole di pregio, un attore impeccabile, un signore nelle interpretazioni che ricordo fantastico protagonista in uno dei capolavori di Spielberg con Tom Cruise “Minority Report del 2002.
Ci ha lasciato l’attore svedese Max von Sydow. 90 anni, attore in un centinaio di film e programmi tv, protagonista dei film di Ingmar Bergman. È stato nominato due volte al Premio Oscar, come miglior attore protagonista per Pelle alla conquista del mondo nel 1989 e come miglior attore non protagonista per Molto forte, incredibilmente vicino nel 2012.
Era nato in Svezia a Lund il 10 aprile 1929 ed è morto in Francia dove viveva da tempo con la seconda moglie, la produttrice francese Catherine Brelet. E’ stata lei a dare la notizia a Paris Match rilanciata poi dalla Afp. “È con il cuore spezzato e con infinita tristezza che abbiamo l’estremo dolore di annunciare la scomparsa di Max von Sydow l’8 marzo 2020”, ha detto Catherine von Sydow. Il settimo sigillo, Il posto delle fragole, Il volto, La fontana della vergine…: è stato l’attore feticcio per 14 film di Ingmar Bergman, poi la sua carriera si è spostata ad Hollywood oltre che in Europa, da Star Wars all’Esorcista di William Friedkin e in anni recenti anche tanta televisione, dallo storico Quo vadis? a Salomone, dalla Fuga degli innocenti fino alle ultime serie internazionali The Tudors e Il Trono di Spade.
Dal suo esordio nel 1951 a oggi, in quasi settant’anni, l’attore svedese più celebre della storia del cinema ha fatto una miriade di film, e in una miriade di questi ha fatto personaggi simili tra loro: il vecchio religioso, il contadino piegato dalla fatica, il padre affranto dal lutto, l’anziano saggio e un po’ criptico. Von Sydow nacque il 10 aprile 1929 a Lund, in Svezia, 90 anni trascorsi “ a fare personaggi simili e ad annoiarsi un po’”. Ma è anche per questa sua familiare ripetitività che è diventato uno dei più ammirati attori viventi.
È probabile che non ci sarebbe mai stato il Max von Sydow che conosciamo senza Ingmar Bergman, ma si potrebbe sostenere facilmente anche il contrario. Il regista svedese fu quello che lo lanciò alla ribalta del cinema mondiale, dopo averlo conosciuto negli anni Cinquanta a Malmö. Von Sydow si era trasferito dopo essersi diplomato alla scuola di arte drammatica di Stoccolma, e si stava facendo conoscere come straordinario attore teatrale. Bergman era famoso da pochi anni, e prima di fargli fare un film diresse von Sydow a teatro: nel 1957 però gli diede il ruolo da protagonista nel Settimo Sigillo, il celebre film in cui interpreta un cavaliere impegnato in una partita a scacchi contro la morte. Era praticamente un esordio per von Sydow, che aveva avuto una parte secondaria in un film di sei anni prima: ma fu in quel momento che la sua carriera cambiò definitivamente, così come quella di Bergman.
La sua stazza imponente, la sua voce tonante lo resero da subito un attore molto riconoscibile, con tratti da cattivo e altri da buono. Bergman lo volle con sé per altri dieci film nei successivi quindici anni. Li fece praticamente tutti, da Il posto delle fragole a Come in uno specchio a Passione, talvolta come protagonista e talvolta come personaggio secondario, e in ruoli diversissimi tra loro.
L’enorme successo internazionale di critica di Bergman interessò anche lui, che diventò molto richiesto a Hollywood. Per un po’ non volle andarci, poi fu praticamente costretto e accettò il ruolo di Gesù nel film biblico La più grande storia mai raccontata: andò contro tutto quello che aveva imparato da Bergman, raccontò poi, e diede inizio alla parentesi dei ruoli del vecchio religioso. Furono comunque memorabili, nella maggior parte dei casi: il più celebre oggi è probabilmente quello di padre Merrin in L’Esorcista.
Von Sydow ha recitato in oltre cento tra film e produzioni televisive, alcuni osannati della critica e altri giustamente criticati e dimenticati. Ma non sono molti gli attori che possono dire di aver recitato con Martin Scorsese (Shutter Island, 2010), Steven Spielberg (Minority Report, 2002), David Lynch (Dune, 1984), John Huston (Lettera al Kremlino, 1970), Wim Wenders (Fino alla fine del mondo, 1991), Ridley Scott (Robin Hood, 2010), Woody Allen (Hannah e le sue sorelle, 1986), Dario Argento (Non ho sonno, 2001) e Sydney Pollack (I tre giorni del Condor, 1975). Proprio il film di spionaggio con Robert Redford contribuì a rendere von Sydow famosissimo anche negli Stati Uniti, e inaugurò un altro personaggio che avrebbe interpretato spesso, quello del cattivo.
Von Sydow sapeva fare tante cose, come riuscì a dimostrare soprattutto con Bergman: ma ebbe altri grandi momenti anche fuori dai panni del vecchio sicario della CIA. Fu molto apprezzata per esempio la sua interpretazione dell’anziano e recluso artista in Hannah e le sue sorelle di Woody Allen.
A partire dagli anni Ottanta von Sydow recitò anche in film commerciali come Flash Gordon e Conan il Barbaro, che alternò sempre ad altri più di nicchia e d’autore. Già allora aveva sviluppato una fama un po’ da nume tutelare del grande cinema, e diventò sempre più un attore da ruoli secondari ma molto carismatici e significativi. Di quelli per cui, come scrisse qualche anno fa l’Atlantic, il suo nome compare alla fine dei titoli di testa, isolato e in evidenza rispetto a tutti gli altri: “e con Max von Sydow”.
Risvegli del 1990, Minority Report del 2002 e Shutter Island del 2010 sono solo alcuni dei film molto famosi nei quali ha recitato negli ultimi decenni. Ma è negli ultimissimi anni che ha avuto una nuova popolarità recitando in due dei più grandi successi commerciali della storia recente del cinema e della tv, Star Wars – Il Risveglio della Forza e Game of Thrones. Sempre interpretando un anziano santone, ma in entrambi i casi fondamentale per la fazione dei buoni: nell’ennesimo, ricorrente ruolo che ha dimostrato di essere bravissimo a fare.