Movienerd -Da oggi nelle sale cinematografiche italiane “Il ladro di Giorni”. Pellicola tratta dall’omonimi romanzo di Guido Lombardi edito da Feltrinelli.
Salvo, undici anni, vive con gli zii in Trentino. Il giorno della sua Prima Comunione, mentre gioca a pallone con gli amici, compare inaspettatamente a bordo campo un uomo, è suo padre Vincenzo. Salvo a stento lo riconosce, non lo vede, infatti, da sette anni, da quando due carabinieri lo avevano portato via dalla loro casa in Puglia. Ora Vincenzo è uscito di prigione, dice di voler passare qualche giorno con il figlio e parte con lui verso il sud.
Il regista Guido Lombardi dice del suo film: “Durante questo viaggio lungo l’Italia, scandito da molti incontri e ricordi, Salvo imparerà a conoscere suo padre ma dovrà fare i conti anche con i suoi segreti e il suo passato. Il ladro di giorni è il racconto di un incontro, tra un bambino che muove i primi passi nel mondo e un uomo che vi ritorna dopo anni di carcere. Tra un figlio che ha quasi dimenticato di avere un padre e un padre che stenta a riconoscere in quel bambino suo figlio. Come all’inizio di ogni storia d’amore, diffidano l’uno dell’altro. Decidere di fidarsi è un atto di coraggio, come quello di un tuffatore che si lancia nel vuoto. Quel coraggio che, da buon guascone, Vincenzo cerca d’insegnargli, ritrovandosi, invece, a prendere lui lezioni dal figlio, a scoprirsi lui il bambino tra i due. Il ladro di giorni è anche un viaggio nel passato criminale di Vincenzo, alla ricerca dell’uomo misterioso che lo ha tradito anni prima, condannando lui e suo figlio alla lontananza. È un istinto potente la vendetta, capace di annebbiare la vista, di trascinarti nei giorni perduti, rubati all’amore, oscurando quella speranza che ha appena ricominciato a brillare. Ed è così tanto il desiderio del piccolo Salvo di essere amato da quel padre sconosciuto, che anche lui si ritroverà a camminare lungo l’esile confine che separa il bene dal male, i buoni dai cattivi. Fino all’attimo in cui Vincenzo deciderà di diventare finalmente un uomo”.
Protagonista principale di Il ladro di giorni nei panni di Vincenzo è Riccardo Scamarcio, sempre più diviso tra cinema italiano (Tre piani) e francese (The Translators). Il piccolo Salvo ha invece il volto dell’esordiente Augusto Zazzaro mentre il resto del cast può contare sui nomi di Massimo Popolizio nei panni di Totò e in quelli di zia Anna di Vanessa Scalera, attrice resa popolare dalla serie tv Imma Tataranni.
La relazione fra l’ex galeotto Vincenzo che viene dal sud e Salvo, che abita nel Nord Italia, è stata la calamita che ha attratto Riccardo Scamarcio: “La dinamica padre-figlio è ancestrale e fondamentale per ognuno di noi. Io ho avuto un ottimo rapporto con mio papà, che ho perso qualche anno fa, quindi ho pensato a lui facendo il film. La bellezza del cinema è proprio questo aspetto, soprattutto per chi lo fa a tempo pieno. A volte i film coincidono con il tuo stato d’animo e quello che devi interpretare è la tua condizione umana”.
Poi l’attore spiega cosa lo abbia appassionato della relazione fra il suo personaggio e quello di Zazzaro: “Mi piaceva l’idea di mettere in luce un rapporto padre-figlio dove esistono dinamiche di pudore e difficilmente ci si abbraccia perché si è maschietti. L’amore fra Vincenzo e Salvo è potente perché non è mai dichiarato, c’è un’incomunicabilità endemica fra questi due individui i cui corpi non si toccano per buona parte del film, nemmeno io avevo con mio padre un rapporto tattile, ma c’era grande amore. Vincenzo scopre che Salvo è un’entità anche esterna a lui, una persona indipendente, in gamba, un amico insomma, un alleato, in un’escalation di eventi che corrisponde alla progressione emotiva del loro ritrovarsi”.
“Augusto è un animale incontrollabile” – commenta l’attore. “E’ una spugna. Va detto, però, che ha imparato da uno bravo. Cosa gli ho dato? Un paio di paccheri. Con i bambini non è sempre facile misurarsi, sono imprevedibili, ma io adoro gli incidenti sul set, li assecondo, nel mio modo di lavorare non parto da un’idea prestabilita di una scena, conosco il percorso emotivo, e se le battute sono scritte bene, le dico, sennò le cambio, sono uno che si lascia andare a raccogliere quello che accade, per questo per me i bambini, e perfino gli animali, sono fantastici compagni d’avventura. Augusto era diligente, anche troppo, ho cercato di insegnargli tutto quello che non si dovrebbe insegnare, in fondo il cinema è fatto di corsari, lo possono fare soltanto i pirati. I ragionieri non sono in grado di fare il cinema”.
l romanzo “Il Ladro di Giorni” è stato pubblicato nel 2019 e non è proprio uguale al film: “Il libro è molto più esaustivo” – spiega Guido Lombardi – “e si sofferma maggiormente sul bambino, un bambino di 11 anni in cui mi sono davvero calato. Salvo mi parlava e io scrivevo. Nel passaggio al cinema mi sono reso conto di quanto fosse importante la trama e che era necessario focalizzarsi di più su Vincenzo. Però poi Vincenzo e Salvo diventano una coppia picaresca, due soci di malaffare che si vogliono bene. Nel cambiare linguaggio, desideravo che fossero soprattutto le immagini ad avere potenza, per cui mi sono affidato molto ai silenzi, anche perché la complessità al cinema non la puoi raccontare per bene. Un’altra cosa che è cambiata riguarda Salvo, che nel romanzo è un campione di tuffi. Ciò mi ha spinto, all’inizio, a cercare atleti ragazzini. Poi Nicola Giuliano mi ha fatto notare che il film sarebbe stato più diretto con un bambino normale che fa un corso di nuoto. Anche la tenera richiesta di Vincenzo ‘dammi un bacio’ è stata un suggerimento di Nicola, che a differenza di me è un papà. La carnalità che alla fine caratterizza il rapporto tra Salvo e Vincenzo è farina del sacco di Nicola”.