Pepe Mujica una vita suprema – Ci sono alcuni uomini che più di altri hanno lasciato il segno nella storia del proprio paese.
“Pepe Mujica una vita suprema “ racconta una di queste bellissime storie grazie alla sapiente regia di Emir Kusturica. Attivista, politico, guerrigliero orgoglioso del proprio passato e soprattutto sognatore. “El Pepe” è diventato il presidente dell’Uruguay restando sempre fedele ai suoi ideali. Ma anche abbracciando la possibilità del cambiamento e della novità. Un sorprendente Emir Kusturica scava nell’eredità di José “Pepe” Mujica e ritrova in lui uno spirito affine con cui discutere il senso della vita da un punto di vista filosofico, politico e poetico. Presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, il dolce ritratto di un uomo che per tutta la vita non ha mai smesso di lottare per far valere i propri ideali e realizzare desideri all’apparenza utopici.
Pepe Mujica si è fidato dell’acclamato regista serbo Emir Kusturica per raccontare il suo percorso di vita, unendosi a lui in un dialogo intimo che esplora il significato del suo impegno politico e della sua avventura poetica.
Le riprese sono cominciate nel 2014, durante gli ultimi mesi di Mujica come presidente e i suoi primi giorni dopo aver lasciato la carica, mentre lavora nella sua fattoria, porta a spasso il suo cane e si prende cura dei suoi fiori. Kusturica cattura la visione unica di El Pepe sulla politica, l’economia e il mondo in cui viviamo. Kusturica e Mujica condividono una serie di conversazioni nella fattoria del presidente, passeggiando per i quartieri più poveri dell’Uruguay, presso la sede delle Nazioni Unite o andando in giro nel famoso Maggiolino VW del 1987 di El Pepe. Il film segue anche Mujica in Costa Rica, Messico, Washington DC e New York, dove tiene conferenze e avverte il mondo delle fatali conseguenze del capitalismo contemporaneo. Durante tutto il film, Kusturica ci dà un’idea della visione del pianeta di El Pepe e delle lotte di potere, condividendo gli ideali che Mujica ha sostenuto per tutta la sua vita. La carriera politica di El Pepe è inseparabile da una vita personale segnata dall’austerità e condivisa dalla sua eterna compagna, l’attuale vicepresidente uruguaiano Lucía Topolansky. Incontriamo anche i suoi amici e compagni politici, molti dei quali furono imprigionati con lui durante la dittatura dell’Uruguay. Tutti questi personaggi – insieme alle persone comuni che si avvicinano a Mujica per le strade di Montevideo o New York – completano un viaggio di vita esemplare.
“Non sarei quello che sono. Sarei congelato come una statua senza i miei anni di solitudine in prigione.” Mujica racconta a Kusturica della sua esperienza come prigioniero politico negli anni ’70, durante un periodo di terrorismo di stato in tutta l’America Latina. Dalla sua prima prigione, ora trasformata in un centro commerciale, El Pepe ricorda gli anni in cui il suo nome di battaglia era Facundo ed essere un giovane rivoluzionario significava lavorare per una società egualitaria libera da fame, ingiustizia e ricchezza oscena. El Pepe non ha mai lasciato svanire questi ideali e lo hanno reso il presidente più atipico del mondo: ha donato il suo stipendio alle comunità povere, non ha mai lasciato la sua fattoria e non ha mai usato una cravatta o una carta di credito. Combinando il suo ruolo in carica con la sua passione per la coltivazione di fiori, ha trasformato l’Uruguay in un modello per politiche innovative e progressiste in settori come la gestione ambientale e la marijuana legalizzata. Concentrandosi più sul futuro che sul passato, Kusturica cattura una vita di impegno etico con semplicità e grande bellezza dimostrando che, anche in questo mondo, c’è ancora posto per le utopie.
Molto interessante sentir parlare il regista Emir Kusturica del personaggio Mujica: “Raggiungere un’utopia richiede un cambiamento fondamentale di consapevolezza. Attraverso il suo percorso di vita e l’esempio personale, Jose Mujica dà speranza al raggiungimento degli ideali. L’amore di Mujica per la vita e la natura è al centro della sua ideologia. Profondamente colpito da lui e dal suo lavoro, triste che il mio paese non abbia mai avuto un simile presidente, e in una celebrazione di utopia e virtù, ho realizzato questo film. Sono interessato all’uomo che è felice di guidare il suo trattore e lavorare nella sua fattoria, un uomo con una devozione scientifica per i suoi fiori e che, allo stesso tempo, ha avuto un forte impatto sul mondo della politica proprio perché è così unico”, afferma Emir Kusturica sul suo approccio alle riprese del film. “Di tutti i rivoluzionari”, continua Kusturica, “Mujica è quello di maggior successo. È un filosofo con una mente pratica. Il film racconta l’esperienza umana di essere un membro di un gruppo di guerriglia urbana avendo la calma e la saggezza per ripensare il mondo contemporaneo.” Quella forza è catturata in ogni scena. “Ogni volta che Mujica è sullo schermo, puoi sentire l’umanità e la gentilezza che emana da lui”, dice Kusturica, che sente ancora gli effetti dell’ex presidente sulle persone. “Vengo dall’Est Europa. Credimi: nemmeno nelle democrazie più consolidate trovi un Mujica. I presidenti di solito finiscono in prigione, scappano o si nascondono. Diventano ricchi. Mujica è l’opposto. È davvero unico.”
Ma chi è, davvero, José “Pepe” Mujica ?
Ex Presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, alla guida del Frente Amplio, seppe portare avanti progetti e ideali non tutti condivisibili.
Autogestione delle imprese da parte dei lavoratori; della legalizzazione della marjiuana; degli investimenti nella scuola e nell’educazione, triplicati in pochi anni. Parliamo della legalizzazione del matrimonio omosessuale e l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Tutte riforme che nell’Uruguay di Mujica sono state attuate!
I risultati, del resto, si sono visti e sono anche stati ottimi. In Uruguay l’indice di disoccupazione è sceso al 6%; i salari sono aumentati; il PIL è cresciuto del 6% in dieci anni ed il tasso di povertà è diminuito dal 39% al 6%.
Mujica ha impressionato il mondo soprattutto per il suo stile di vita povero, frugale, semplice.
Nato a Montevideo nel 1935 da padre di origine basca e madre di origine genovese, fu influenzato dalle idee peroniste dello zio materno.
Oltre a Peron, Mujica rimarrà affascinato dal pensiero anarchico e socialista di Proudhon, Bakunin, Kropotkine e Marx, oltre che dall’interesse per la biologia e per l’agricoltura.
Nell’Uruguay militarista autoritario degli Anni ’60 sostenuto dagli USA, Mujica aderirà al Movimento di Liberazione Nazionale (MLN) Tupamaros, fondato da Raul Sendic, già militante del Partito Socialista, il quale ispirò il suo movimento a Tupac Amaru, ovvero all’ultimo sovrano dell’Impero inca, eroe dei popoli andini in lotta contro gli spagnoli.
Il MLN Tupamaros, in sostanza, attraverso l’attività di guerriglia e di assalto ad istituti bancari, mirava a combattere la deriva autoritaria e dittatoriale dei regimi neo-militaristi dell’Uruguay e a ridistribuire la terra ai contadini ed ai meno abbienti.
La violenze commesse dai guerriglieri Tupamaros, va detto, non furono mai gratuite, ma sempre dettate dalla necessità politica di liberare il Paese dall’autoritarismo al pari di quanto fecero, in quegli anni, i Montoneros peronisti, per liberare l’Argentina dalla dittatura militare.
Fra i Tupamaros, dunque, anche il nostro Mujica e Lucia Topolansky, che successivamente diverrà sua moglie, i quali purtuttavia ribadiranno sempre la loro contrarietà ad una deriva militarista del Movimento.
Nel 1972, Pepe Mujica, fu catturato dai militari e spedito in carcere, ove rimarrà sino al 1985, subendo umiliazioni e torture, sino allo stremo delle forze fisiche e psicologiche, assieme ad altri compagni del suo Movimento.
Nel 1985, con la fine della dittatura, Mujica ed i suoi compagni furono amnistiati e, pur ritornato alla sua attività di agricoltore e di fioraio, non smise mai di fare politica.
Assieme ad altri suoi compagni Tupamaros, infatti, creò il Movimento di Partecipazione Popolare che, alle elezioni del 1994, si presentò all’interno del Fronte Ampio, ovvero una coalizione eterogenea di forze di sinistra e di centro, di ispirazione socialista, cristiana e libertaria e fu eletto quale primo tupamaros in Parlamento ed il suo stile semplice e sobrio – con jeans e senza cravatta – lo caratterizzeranno subito quale politico “diverso” rispetto agli altri.
Saranno proprio la sobrietà e la ricerca della felicità per tutti, fatta anche della ricerca del tempo libero, in luogo di una vita di lavoro e di sfruttamento del lavoro attraverso la ricerca di una ricchezza effimera, i punti cardine degli ideali di Pepe Mujica. Ideali agli antipodi rispetto alla realpolitik ed alla politica tradizionale – che inizierà ad attuare già come Ministro dell’Agricoltura nel 2005, facendo abbassare il costo della carne per i meno abbienti – e saranno proprio tali ideali, assieme al suo linguaggio diretto, a renderlo popolarissimo, anche all’estero.
Interessante anche la sua concezione libertaria della rappresentanza popolare alle elezioni, molto vicina all’idea dell’Agorà greca. In un’intervista, infatti, egli affermò: “La gente prende molto sul serio il tema della rappresentanza e finisce per credere di rappresentare qualcuno. Per me è un’idea assurda, anche se la Costituzione dice varie cose, e in questo credo di continuare ad essere un libertario. Nessuno rappresenta gli altri”.
Nell’ottobre 2009, José Mujica venne candidato del Fronte Ampio alle elezioni nazionali e ne esce vincitore con il 52% dei consensi. Suoi cavalli di battaglia la critica al consumismo ed al capitalismo, oltre che all’austerità.