“Le jeune Ahmed”, scritto e realizzato da Jean-Pierre e Luc Dardenne è un film che cerca di dare risposte ad alcuni interrogativi dei nostri giorni. Ahmed, adolescente musulmano del Belgio, pianifica l’omicidio della sua insegnante dopo aver abbracciato l’ala più radicale della sua religione.
Il destino del giovane Ahmed, 13 anni, combattuto tra gli ideali di purezza professati dal suo imam e i richiami della vita sono i veri protagonisti di questa pellicola dalla storia ricca di peripezie.
La materia è di grande attualità : gli effetti dell’insegnamento islamico integralista su un ragazzino introverso della Liegi industriale. Condizionato da un Imam aggressivo e dal mito del cugino, che si è ‘martirizzato’per l’Isis, il tredicenne Ahmed segue alla lettera il ’credo’ coranico. E’impuro stringere la mano all’insegnante che lo ha curato amorevolmente dalla dislessia, è impuro toccare gli animali. L’Imam lo istiga a combattere l’”eretica”, “l’apostata”, perché il solo arabo puro è quello del Corano e della moschea.
Quando una coetanea carina lo bacia, vorrebbe convertirla all’Islam, così peccherebbe un po’meno. Tenta di uccidere l’insegnante, cade, si fa male, e quando lei lo soccorre finalmente sussurra “Perdonami”. La paura della morte ha fatto breccia nel suo cuore?
Nell’agosto del 2016, pochi mesi dopo gli attentati terroristici a Bruxelles, i fratelli Dardenne annunciano al Festival del Cinema Europeo di Lima la realizzazione di un film sul terrorismo islamico in Europa. Luc Dardenne precisa che il film non tratterà degli attentati di Bruxelles, ma si concentrerà sul tema del fondamentalismo islamico. Pochi giorni dopo, il progetto viene annullato dai registi stessi a causa della risonanza mediatica successiva all’annuncio del tema del film.
Nel maggio 2018, alla vigilia del Festival di Cannes 2018, il progetto torna in produzione col titolo Ahmed e viene presentato alle case di distribuzione. Nel marzo 2019, la casa di produzione belga Cinéart annuncia il film, distribuito con il titolo Le jeune Ahmed.
La pellicola è stata presentata in concorso al Festival di Cannes 2019 il 20 maggio ed è nelle sale europee da qualche giorno.
.Jean-Pierre e Luc Dardenne del loro film ci rivelano alcune curiosità. “Mentre ultimavamo la scrittura di questa sceneggiatura ci siamo resi conto che per certi aspetti avevamo raccontato la storia dei tentativi infruttuosi compiuti da una serie di personaggi di dissuadere il giovane fanatico Ahmed, il nostro protagonista, dal portare a termine il suo piano assassino. Quali che siano i personaggi – Inès la sua professoressa, sua madre, suo fratello, sua sorella, il suo educatore, il giudice, la psicologa del centro di detenzione, il suo avvocato, i proprietari della fattoria dove viene collocato, la figlia di costoro, Louise – nessuno riesce a scalfire e ad entrare in comunicazione con il nocciolo duro e misterioso di questo ragazzo pronto ad uccidere la sua professoressa in nome dei suoi convincimenti religiosi.
Quando abbiamo iniziato a scrivere, non immaginavamo che avremmo progressivamente creato un personaggio così chiuso in se stesso e imperscrutabile, capace di sfuggirci fino a tal punto, di lasciarci privi della possibilità di costruire una struttura drammatica per recuperarlo, per farlo uscire dalla sua follia omicida. Persino Youssouf, l’imam della moschea integralista, il seduttore che ha captato l’energia degli ideali adolescenziali per canalizzarla e metterla al servizio della purezza e dell’odio nei confronti dell’impurità, persino lui, il precettore, rimane sorpreso dalla determinazione del suo discepolo. Eppure, potrebbe essere diversamente?
Potrebbe esserci un esito differente quando il fanatizzato è così giovane, poco più di un bambino, e allorché, per di più, il suo carismatico mentore lo incoraggia a venerare un cugino martire, un morto?
Come arrestare l’impetuosa corsa verso l’omicidio di questo giovane fanatico, impermeabile alla bontà e alla gentilezza dei suoi educatori, all’amore di sua madre, all’amicizia e ai giochi romantici della giovane Louise? Come riuscire a immortalarlo in un istante in cui, senza ricorrere all’angelicità e alla inverosimiglianza di un lieto fine, potrebbe aprirsi alla vita e convertirsi all’impurezza fino a quel momento aborrita? Quale potrebbe essere la scena,
quali potrebbero essere le inquadrature che permetterebbero di filmare questa metamorfosi e di sconvolgere lo sguardo dello spettatore immerso nella notte di Ahmed, vicinissimo a ciò che lo possiede e dal quale potrebbe finalmente liberarsi?”.
Uno spunto preciso, che desidera cogliere – da una prospettiva originale – le implicazioni del fondamentalismo in un Occidente impreparato a gestirne le conseguenze, qui rappresentato da una madre francese inerme e da un’insegnante empatica che – tuttavia – non riesce a far capire ad Ahmed la differenza fra devozione e radicalismo, laddove gli stessi princìpi del Corano vengono interpretati con un’accezione negativa e ostile nei confronti di chi non aderisce.