Il mio profilo migliore – Direttamente dal festival di Berlino e dal Biografilm di Bologna nelle sale da domani, distribuito da Wonder Pictures,”Il mio profilo migliore”con Juliette Binoche.
L’attrice francese, premio Oscar per Il paziente inglese, è alle prese in questo film con un altro ruolo memorabile, quello di Claire, una splendida cinquantenne che – “caduta” nella rete del web – si dimezza l’età spacciandosi per una ventenne tramite un falso profilo social.
Tratto dall’omonimo romanzo di Camille Laurens e diretto da Safy Nebbou, il film racconta la deriva nella virtualità dei social media di questa affascinante e colta cinquantenne, madre single di due figli, seguendola da diverse prospettive. Anche se tutto si svolge nel mondo della rete, i sentimenti che nascono tra Claire e l’uomo “incontrato” sul web, sono assolutamente veri. Claire soccombe al fascino del suo mondo parallelo, fino a quando la realtà comincia a confondersi…
Claire ha 50 anni, è separata, ha due figli e ha una relazione con Ludo, un uomo più giovane di lei. Un giorno ha un’idea: per spiare il suo ex amante crea un profilo falso su Facebook. Adesso è Clara, una ragazza di 24 anni, affascinante e attraente. Ma l’amore è dietro l’angolo… e dopo aver conosciuto il giovane Alex, un amico di Ludo, tra i due nasce un’attrazione virtuale. Claire sembra diventata improvvisamente la ragazza di un tempo e tra chiacchiere e confessioni notturne al telefono, messaggi e chat, finirà per innamorarsi veramente di Alex. Claire/Clara si renderà conto, quindi, che il mondo che ha creato si basa sulle menzogne, mentre i sentimenti che sta vivendo sono reali.
Una storia d’amore ai tempi dei social network, un ritratto libero e non banale su una donna di cinquant’anni alle prese con una nuova e ritrovata felicità, con una straordinaria Juliette Binoche.
Safy Nebbou parlando del suo film specifica che la pelllicola è l’adattamento del romanzo di Camille Laurens e di aver scoperto il romanzo grazie alla newsletter pubblicata da Gallimard.
“Ho espresso subito il desiderio di leggerlo, ancora prima che fosse pubblicato. E l’ho divorato tutto d’un fiato. Un vero colpo di fulmine! Leggendolo ho pensato subito a Rashomon di Kurosawa dove ciascuno, a turno, racconta la sua verità. Ho anche pensato a “La donna che visse due volte” di Hitchcok, dove James Stewart è innamorato dell’immagine di una donna fantasma. Ma anche a Marivaux e il suo “Le false confidenze”, a Choderlos de Laclos e “Le relazioni pericolose”, a Borges, Pirandello.
Michel Saint Jean, il mio produttore, era entusiasta quanto me. Abbiamo quindi deciso di sviluppare la sceneggiatura. “Il mio profilo migliore” è il nostro terzo film insieme, dopo “L’Empreinte de l’ange” e “Comme un homme”.
Il “Mio profilo migliore si distingue però dai film precedenti del regista. “È stato stimolante, il romanzo di Camille Laurens è al tempo stesso complesso e inarrestabile, come una bomba a orologeria. C’è una prima storia, poi una seconda, dove tutto ruota intorno all’identità. Bugie, verità, imbrogli, manipolazione, amore: questi sono gli ingredienti che formano l’intricato labirinto di questa storia. Oltre alla sua dimensione romanzesca, che strizza l’occhio al thriller, contiene anche, naturalmente, una dimensione sociale molto forte. In breve, questo romanzo a più voci era perfetto per il cinema.
Dopotutto, il cinema non è forse un luogo che ci spinge, per un momento, a credere alla finzione come se fosse la realtà? In effetti questo film ci dà una riflessione piuttosto appassionata e romantica sui social network. È là che si giocano, ormai, le “relazioni pericolose”? Assolutamente, anche se in un modo un po’ meno romantico! Ma l’espressione “relazioni pericolose” è perfetta perché Claire è una professoressa di letteratura comparata all’Università. Come si fa a non pensare al libro di Laclos quando parliamo dei giochi di potere e di manipolazione che avvengono oggi sui social network? Grazie al mondo virtuale è facile inventarsi una nuova identità e una nuova vita: quella che vorremmo vivere… I social network offrono infinite possibilità di “relazioni pericolose”. È probabile che queste nuove tecnologie faranno emergere anche nuove patologie… È chiaro che questo ti abbia intrigato molto. Ma più a fondo il tuo film mostra una profonda connessione con Claire, la tua eroina solitaria che crea un profilo falso su Facebook… Claire cerca di risolvere un conflitto interiore diventando un’altra. Quello che mi ha colpito di lei, in primo luogo, è il suo essere una donna invisibile. Una situazione emblematica che vivono le donne che hanno più di 50 anni. Ma non volevo affrontare questa storia con un approccio militante o semplicemente rivendicativo. Per me, Claire è una sorta di anti-eroina, insieme complessa e paradossale. La sua dimensione tragica, quindi, è mossa da un senso di colpa distruttivo. Tuttavia, supera l’umiliazione e il dolore con la sua forza vitale. E lo fa attraverso la fantasia, ovvero essere un’altra. Diciamo che è una donna in difficoltà, una vittima in parte della nostra società. C’è, in lei, questa sensazione di essere obsoleta o rifiutata, in altre parole questa consapevolezza del tempo che passa, che non è solo riservata alle donne, ma è universale…”.
Per questo film hai scritto la sceneggiatura insieme ad una donna, Julie Peyr…
“Sì, ma al di là di tutto sono state le sue qualità di sceneggiatrice che mi hanno portato a sceglierla. In particolar modo grazie al suo lavoro con Arnaud Desplechin (Jimmy P., I miei giorni più belli, I fantasmi d’Ismael). Non avevo mai pensato, comunque, di scrivere questo film con un uomo. La cosa più divertente è che Julie Peyr abita a Los Angeles: abbiamo lavorato a distanza per più di un mese su Skype e Whatsapp. Eravamo già dentro l’universo del film, per alcuni versi!”.
Si ha l’impressione che tu abbia molto a cuore questo argomento…
“Sì, perché io stesso sono stato ingannato da una donna sui social network! Una donna dell’età di Claire, che ha finto di essere più giovane, come lei. Questa storia, vedi che sto parlando di “storia”, mi è accaduta mentre stavo scrivendo l’adattamento de “Il mio profilo migliore”. Incredibile, no? Ho parlato con questa “falsa identità” per 3 mesi prima di scoprire l’inganno. Come Claire, anche lei aveva usato una foto di un’altra. Devo dire di essermi ispirato a questa vicenda per scrivere il film, riutilizzando anche qualche “chat” che mi sono scambiato con quella donna. La realtà si confonde con la finzione a molti livelli, in questa storia… Sì, è pazzesco e allo stesso tempo abbastanza logico! Posso dire che Claire, come la donna che mi ha ingannato, è anche un’abile sceneggiatrice dal momento che ha scritto la sua vita dandosi un ruolo, come un’attrice o una regista. È qua che si trova il punto di unione tra il cinema, in generale, con il mio film, in particolare.
Posso dire, azzardando, che “Il mio profilo migliore”è il mio film che più evoca il cinema, con dei riferimenti a Hitchcock nella prima parte e a Truffaut o Sautet nella seconda. E poi la tua narrazione è molto visiva. Vediamo Juliette Binoche moltiplicata su finestre, specchi o su schermi… Mi piace giocare con i simboli e le metafore, sempre. Lo schermo del computer, per esempio, permette di metterci faccia a faccia con noi stessi (riflette, infatti, la nostra immagine), e di mascherare la realtà (e farci immergere dentro il virtuale). Il film gioca molto con questi rimandi. C’è, infatti, un costante andirivieni tra il mondo reale di Claire e la dimensione virtuale dell’alter ego che si è creata. Abbiamo lavorato in questo senso con Gilles Porte, l’operatore, e con Cyril Gomez-Mathieu, il direttore artistico, cercando similitudini e corrispondenze tra le immagini, la luce e il ritmo. Inoltre, volevamo che questo quotidiano visivo fosse permeato dall’idea di perfezione. Abbiamo privilegiato una Parigi contemporanea, quindi un’architettura e degli spazi urbani recenti, che mettono in luce i corpi e lo spazio. Penso, ad esempio, all’appartamento di Claire: vive in uno stabile moderno, circondata da finestre, una specie di scatola di vetro. Quando cala la notte, il suo riflesso appare nelle finestre e il suo doppio può entrare in gioco… l’immagine assume una dimensione quasi spettrale”.
È il momento di parlare di Juliette Binoche, la tua Claire/Clara… hai pensato subito a lei per questo ruolo?
“Immediatamente! Ho pensato subito a lei mentre scrivevo la sceneggiatura. Quando gliel’ho inviata l’ha letta in tre ore e mi ha risposto subito di sì. Abbiamo lavorato insieme in maniera semplice e costruttiva. Sentivo che c’era qualcosa, oltre la storia e il personaggio, che le parlava come donna. Affronta il set con una rara onestà e coraggio! Non ha perso nulla della bambina che era e si diverte a fare l’attrice. È generosa e non ha mai paura di mettersi in pericolo o di mettersi a nudo. Si rispecchia nella sua età, ed è per questo che brilla ed è anche per questa ragione che ho avuto uno straordinario piacere nel dirigerla. François Civil, nel ruolo del giovane amante, e Nicole Garcia, in quello della psicologa, si pongono ugualmente con una grande intensità… François è un giovane attore emergente, estremamente talentuoso. È entrato nel ruolo con molta umiltà e sensibilità. Durante tutta la prima parte del film deve trasmettere tutte le sue emozioni attraverso le chiacchierate telefoniche che fa con Claire, e non è assolutamente semplice. Per mettere a loro agio Juliette e François abbiamo girato quelle sequenze in ordine cronologico, senza farli mai incontrare sul set. E questo ha funzionato. Quanto a Nicole Garcia è sempre stato un mio sogno lavorare con lei, in quanto è sia un’attrice e, cosa alquanto rara, una regista di talento. È riuscita a dare sensibilità e fragilità a questo personaggio che vive una sorta di transfert con la sua paziente, dal momento che empatizza con Claire. Mi piace l’idea di una solidarietà femminile.
Il terzo grande tema de”Il Mio profilo migliore” è l’amore. Sì, senza dubbio… Nella prima parte, l’amore tra Clara e Alex è un amore impossibile, che si basa sulla menzogna. Ma la loro connessione è forte, molto reale. Nella seconda parte, l’amore tra Claire e Alex esiste e, nonostante ciò, si tratta di finzione! Voglio citare una frase di Antonioni, che è anche nel romanzo Camille Laurens: “L’amore è vivere nell’immaginazione dell’altro”. È così… ho provato a parlare d’amore attraverso l’immaginazione di questa donna che vive due vite. Significa, per usare la famosa frase di Flaubert su Emma Bovary, che Claire sei tu? A modo suo, Claire rifiuta l’idea del tempo che passa non rinunciando al suo desiderio. Quindi sì, spero di essere Claire, ma lo sei tu, lo siamo noi”.
L’attrice Juliette Binoche non conosceva il romanzo di Camille Laurens da cui è tratto il film ma la storia le è subito piaciuta.
“ Non l’avevo mai letto, se non prima di aver scoperto la sceneggiatura. Ho trovato la costruzione della storia vertiginosa e non vedevo l’ora di scoprire se il libro aveva lo stesso uragano di emozioni. Mi ha sorpreso molto la libertà di Safy, come si è appropriato della storia, e io stessa ho elaborato alcuni momenti che ha accettato di integrare nella sua sceneggiatura con entusiasmo. Tradire un libro, qualunque esso sia, è necessario per passare al film, ma rileggere il libro durante le riprese è stato per me una risorsa magnifica per ricordarmi un’emozione, un passaggio interiore… Le parole devono essere materia vivente, non solo idee, sono questioni, pensieri che dobbiamo vivere, che devono sollevare le persone, non solo nella loro testa. Mi è piaciuto incontrare Camille Laurens, che è stata immediatamente sincera, dolce, ed è inoltre venuta a trovarci sul set, rimanendo sempre molto discreta”.
Che cosa ti ha affascinato, di più, in questa storia?
“La sua forma vertiginosa o il personaggio che hai interpretato, così doppio e pieno di mille sfaccettature? Questa storia è appassionante e pericolosa! Quello che non si conosce rende curiosi. Per me è stato un tuffo in un mondo che non conoscevo veramente, quello di Facebook e dei social network in generale. La struttura della sceneggiatura mi ha permesso di entrare, poco per volta, nelle emozioni e nella psicologia del personaggio, con dei momenti molto diversi tra loro. Questa donna ha l’età che vuole avere, e ci crede. Ci domandiamo come sia possibile che una donna colta, professoressa all’università, possa tutto d’un colpo utilizzare il suo iPhone come se fosse un’adolescente. Malgrado la sua cultura e la sua maturità, il suo desiderio di giovinezza persiste. La sensazione di abbandono sembra essere la causa scatenante della sua perdita di identità. Ciò che mi ha sorpreso è stato vederla che, per dispetto o vendetta, usa un falso profilo e riesce a dimenticare questa bugia vivendo totalmente questa nuova vita. Inoltre, i suoi mille volti, mi hanno permesso di esplorare il suo desiderio, la paura di lasciar sfuggire la giovinezza, il potere dell’immaginazione e anche di capire come possiamo creare un mondo che ci fa vivere ma che ci soffoca al tempo stesso. Claire ha la capacità di rinascere quando tutto viene distrutto. In effetti Claire è un personaggio che cade, si rialza, crolla di nuovo e così via. Nel dolore, nonostante tutto… È solo quando finalmente tocca il fondo, quando ha perso ormai tutto, quando non si può più voltare verso il suo passato, che prende coscienza di sé.
La vera sofferenza ricorda da vicino la morte, può essere travolgente, ma ci rende più umani. L’orgoglio non può più salvarci, siamo costretti a uccidere le nostre convinzioni, i nostri valori che sembravano così fondamentali! Se riusciamo a non farci schiacciare dalla sofferenza può essere una vera guida interiore. All’inizio del film, Claire è vittima di due rifiuti, quello di suo marito e quello del suo giovane amante. La creazione di questo profilo migliore le consente di non uscirne sconfitta. Diventa lei la cacciatrice, sente il potere, il divertimento, ma colta nell’impasse del suo imbroglio, è costretta a suicidarsi. Il presunto suicidio del suo amante Alex, annunciato dal suo primo amante (interpretato da Guillaume Gouix), mostra l’importanza del loro amore. È una prova d’amore che la rafforza, ma che la distrugge. Quindi piomba in uno stato di depressione, che le consente di relazionarsi con la sua verità, anche se è da molto tempo che la nega”.
Non è doppiamente vertiginoso per un’attrice interpretare una donna che, in un dato momento, non distingue più veramente la realtà dalla finzione?
“Non è stata la prima volta! In Sils Maria di Olivier Assayas, in Copia conforme di Abbas Kiarostami e in Storie – Racconto incompleto di diversi viaggi di Michael Haneke per esempio, ho potuto giocare con la realtà e la finzione… è un tema che appassiona molto i registi, che diverte gli attori, perché si tratta di stare in una specie di limbo, un po’ come nella vita. Senza dubbio perché queste storie nella storia sono come uno specchio, ci aiutano a capire cosa facciamo, le regole del gioco. Tutti noi raccontiamo storie, no? Il sessismo ordinario è anche uno dei temi di questo film. Quindi, quando Claire crea un profilo su Facebook, che ha la metà della sua età non è difficile vedere che si tratta di una coincidenza, no? Certamente! L’alter ego che si crea è giovane e bello e si serve di questa immagine come un’arma magica. Il suo profilo migliore diventa il suo nemico numero 1, ma è anche la sua forza che le permetterà di manipolare, godere e far parte della società da cui è stata espulsa. C’è anche una forma di ironia quando pubblica la foto sul suo falso profilo. Un’ironia del destino riservata alle donne della sua età. Non si tratta solo di ridiventare giovane grazie a questa foto, ma di usare questa giovinezza per riconquistare la sua dignità e la sua forza. Ci vorrà dell’altro tempo per riconquistare la sua vera forza, la sua indipendenza, libera finalmente da paure e aspettative. Accettare di perdere significa essere maturi, trovare finalmente un luogo dentro di sé in cui la felicità è vissuta in modo diverso”.
Un altro tema del film sono i social network e le loro relazioni pericolose.
“Personalmente ho un profilo su Instagram: è un modo divertente di condividere i miei pensieri, le foto, le poesie col mondo intero. La comunicazione, nel mondo, è completamente cambiata a causa dei social network. L’informazione brulica in ogni angolo della terra, sembra che tutto vada molto veloce. Rifocalizzarci sulla nostra energia richiede saggezza e attenzione, perché ormai siamo inquinati e controllati ovunque”.
“Il mio profilo migliore” è la tua prima collaborazione con Safy Nebbou!.
“Una collaborazione molto intensa, si vede. Abbiamo guadagnato la fiducia, l’uno dell’altro, piano piano. Avevamo uno scopo comune: realizzare un film pericoloso e senza paura. È stato possibile, da entrambe le parti, grazie alla sensazione reciproca di libertà. All’inizio, devo dire che era un po’ seccato a causa dei miei coach. Penso che abbia avuto la sensazione che stavo per sfuggirgli! Cioè? Sono sorpresa di vedere come in Francia il lavoro degli attori faccia paura ai produttori e ai registi. Dovrebbe essere piuttosto rassicurante che un attore lavori a monte, come un regista lavora con il suo operatore o direttore della fotografia. Un attore che si prepara al suo ruolo è più libero e disponibile; specialmente, ed è qui che è interessante, ha una conoscenza interiore del progetto, partecipa pienamente alla creazione, nutre il progetto, il regista, e può ispirare l’intera squadra di lavoro. Alla fine, il film,ci regala uno sguardo molto acuto sulla psicologia femminile. È un ritratto di una donna complessa ma non complessata! Safy sa come parlare delle donne, non lo spaventa: è affascinato, anche se non è sicuro di capire fino in fondo il nostro mondo. Penso che il suo amore per i film di Bergman lo abbia aiutato a capire la complessità del mondo femminile.
Un personaggio permette di esplorare una nuova parte di te quando reciti una storia. L’idea di mettersi in pericolo, di non stare in una confort-zone, è necessaria per me nella creazione di un personaggio. È vero che Claire è uno dei personaggi dove ho osato di più. Ad un certo punto, Claire è afflitta dalla tristezza, si lascia andare, i suoi capelli grigi non la infastidiscono più. In quel momento comprendiamo il viaggio che ha fatto, gli stati d’animo che ha dovuto affrontare. Mi ha divertito il contrasto tra le diverse vite di Claire, anche se le scene con la psichiatra sono state molto complesse. Alla fine non vedevo l’ora di finire! Da una parte c’è la cinquantenne Claire, abbandonata, invecchiata; poi sveglia ed è Clara, quella desiderata e desiderabile; poi c’è la Claire del presunto e bellissimo romanzo, c’è la Claire di 50 anni con i capelli grigi. E alla fine c’è Claire, libera dalle sue vecchie paure. È stato esaltante mostrare e sperimentare così tanti volti alla stessa età!”.
Safy Nebbou, autore e regista, ha iniziato la sua carriera in teatro e ha realizzato alcuni cortometraggi pluripremiati in tutto il mondo: nel 1997 Pédagogie con Julie Gayet, nel 1999 La vie c’est pas un pique nique, Bertzea nel 2001, e nel 2003 Lepokoa. Nel 2004 ha realizzato il suo primo lungometraggio: Le Cou de la Girafe con Sandrine Bonnaire e Claude Rich. Nel 2007 L’empreinte de L’ange con Catherine Frot e Sandrine Bonnaire. Nel 2008 Enfances, con Elsa Zylberstein. Nel 2010 esce con L’Autre Dumas (presentato al Festival del cinema di Berlino) con Gérard Depardieu, Benoit Poelvoorde, Melanie Thierry, Dominique Blanc e Catherine Mouchet. Nel 2012 Comme un Homme con Emile Berling, Charles Berling e Kevin Azaïs. Nel giugno del 2016 esce il suo quinto film, dal libro di Sylvain Tesson Nelle foreste siberiane, con Raphaël Personnaz e Evgueni Sidikhine. Il film viene premiato con un César per la miglior colonna sonora realizzata da Ibrahim Maalouf. Nel 2017 dirige a teatro Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman con Laetitia Casta e Raphaël Personnaz. Il suo ultimo film è l’adattamento del libro di Camille Laurens Il mio profilo migliore con Juliette Binoche, Nicole Garcia, François Civil, Guillaume Gouix, Marie Casta Angel e Charles Berling. Il film è stato selezionato, fuori concorso, alla 69sima edizione del Festival cinematografico di Berlino. Attualmente sta preparando un nuovo film L’occhio del lupo, dal libro di Daniel Pennac, adattato con Marie Desplechin. Parallelamente, produce numerosi spot pubblicitari per marchi nazionali e internazionali.