IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE COMPIE 20 ANNI E TORNA al cinema

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Amelie – Amelie ama andare al cinema, osservare nel buio le facce degli altri spettatori e cogliere i piccoli particolari che si possono notare solo sul grande schermo: piccoli piaceri che solo la magia della sala sa regalare. Ed è proprio per questo che in occasione dei 20 anni dal debutto al cinema (25 aprile 2001) de Il favoloso mondo di Amelie, BiM Distribuzione riporta in sala l’11 e il 12 maggio il film di Jean-Pierre Jeunet con protagonista Audrey Tautou e al suo fianco Mathieu Kassovitz, Dominique Pinon, Rufus, Serge Merlin. Un film diventato cult, che ha incassato 8,3 milioni di euro in Italia e 40 milioni di euro in Francia e che torna in sala per ricordarci che non bisogna smettere di coltivare le passioni.
Amelie è una giovane donna che lavora in un caffè di Montmartre e ama coltivare i piccoli piaceri della vita: andare al cinema, affondare le dita in un sacco di legumi, far rimbalzare i sassi sul Canal Saint-Martin, rompere la crosta della crème brulée con la punta del cucchiaio. Un giorno scopre per caso una vecchia scatola di latta che custodisce i ricordi di un bambino. Amelie capisce di dover trovare il bambino, ormai diventato uomo, per restituirgli la scatola. Amélie cerca di ottenere informazioni per scoprire a chi fosse appartenuta la scatola, e dopo lunghe ricerche riesce a ottenere il nome che le serve: Dominique Bretodeau. Amélie inizialmente comprende il nome in modo errato e rintraccia tutti gli abitanti di Parigi che si chiamano con tale nome; interviene in suo soccorso, a farle notare l’errore, “l’uomo di vetro”, un pittore vicino di casa di Amélie il cui vero nome è Raymond Dufayel, che deve il suo soprannome a una malattia congenita che fa sì che le sue ossa tendano a fratturarsi con una facilità anormale (probabilmente osteogenesi imperfetta oppure osteopetrosi); per questo motivo non esce quasi mai di casa (facendosi consegnare la spesa a domicilio) e nella sua dimora tutto è imbottito per evitare di sbatterci contro.
La ragazza riesce a consegnare la scatoletta al suo originario proprietario senza farsi scoprire con uno stratagemma: nasconde la scatola in una cabina telefonica di una strada dove ha saputo che l’uomo ha l’abitudine di passare e lo attira facendo squillare il telefono. L’uomo ritrova i momenti della sua infanzia, ormai dimenticati da tempo, e rimane profondamente scosso. Entrando casualmente nello stesso bar frequentato da Amélie, le racconta cosa gli è accaduto, ignaro che sia lei l’artefice di ciò, aggiungendo che vorrebbe provare a ricucire i rapporti con la figlia, con cui non parla da anni, e il nipote, che non ha mai visto. Amélie rimane talmente colpita dalla reazione di Bretodeau che decide, dopo una notte insonne, di dedicare il suo tempo a “rimettere a posto le cose” che non vanno nelle vite di chi le sta vicino: aiuta un uomo cieco ad attraversare la strada e poi lo accompagna per un tratto descrivendogli tutto ciò a cui passano vicino; con l’aiuto di un’amica hostess fa credere al padre, che dalla morte della moglie è sempre più chiuso in sé stesso, che il nano da giardino a cui l’uomo è molto affezionato stia girando il mondo in vacanza (viene in realtà portato in viaggio in vari luoghi dalla hostess); alla portinaia del suo palazzo, che ha perso il marito dopo una fuga romantica di lui con l’amante, fa pervenire una lettera – un collage creato utilizzando pezzi di lettere originali dell’uomo alla donna – che sembra andata perduta nel passato, dandole così l’illusione che, prima di morire, il marito abbia disperatamente cercato di mettersi in contatto con lei; organizza dei pesanti scherzi a un crudele fruttivendolo che tormenta e insulta continuamente il suo garzone, facendogli credere di essere impazzito; riesce a far innamorare una sua collega, rassegnata a una vita da single, di un geloso e ossessivo frequentatore del bar; diffonde in tutta la città le frasi dell’amico Hipolito, uno scrittore fallito anche lui cliente del “Café des 2 Moulins”, recitando suoi versi al controllore del treno o scrivendoli sui muri.
Durante le sue ricerche, inoltre, Amélie aveva incontrato casualmente Nino Quincampoix, un ragazzo che per hobby colleziona fototessere mal riuscite che sono state gettate via (perlustrando le macchine per fototessere di tutte le stazioni ferroviarie parigine), e se ne era innamorata. La seconda volta che Amélie vede il giovane mentre raccoglie foto, mentre lei tenta di avvicinarsi, lui scatta improvvisamente all’inseguimento di un uomo, perdendo dal motorino una borsa con l’album con la collezione delle fototessere. Nel cercare di restituirlo all’amato Nino, Amélie si impegna anche a risolvere “il mistero delle fototessere”, ovvero l’immagine di un uomo che, sistematicamente e con la stessa espressione vuota, si scatta delle fototessere in tutti gli apparecchi di tutte le stazioni per poi gettarle subito via. Costui era la persona inseguita da Nino quando ha perso il suo album: si rivelerà essere solo un manutentore delle macchine delle foto, che scattava foto di prova. A causa di alcuni malintesi, Amélie, ingelosita, non vuole più essere avvicinata da Nino; sarà un messaggio in videocassetta lasciatole dall’”Uomo di vetro” a farle prendere la decisione più importante della sua vita: fare del bene anche a sé stessa, quindi unirsi a Nino da cui è fatalmente attratta (anche per le affinità che hanno reso in un certo senso “parallele” le complicate infanzie dei due giovani sognatori, come è spiegato dalla voce narrante fuori campo, una sorta di protagonista senza volto di quest’opera cinematografica). I due finalmente riusciranno ad incontrarsi e tra loro nascerà un tenero amore.
Una curiosità: Il regista ha ammesso di aver scritto il film per poter affidare il ruolo di protagonista all’attrice inglese Emily Watson; infatti, nello script originario, Amélie era una ragazza inglese. L’attrice fu però in difficoltà a recitare in francese, e Jeunet mise così in dubbio la sua prima scelta. Anche Watson non era convinta delle proprie capacità, e quando Robert Altman le propose di girare Gosford Park accettò di buon grado, lasciando il film di Jeunet. Il regista riscrisse quindi la parte per un’attrice francese in modo da non avere problemi simili e, dopo un’audizione andata a buon fine, diede il ruolo alla giovane Audrey Tautou.




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