Cinema – In un periodo in cui gli amanti del cinema sono in astinenza a causa dell’uscita delle pellicole con il contagocce arriva on demand l’attualissima pellicola “Nuevo Orden” diretto da Michel Franco. Annunciato come un film in concorso da tenere sott’occhio alla 77/a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, non ha mancato all’appuntamento aggiudicandosi il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria. Il film – disponibile dal 15 aprile sulla piattaforma on demand IWONDERFULL.IT realizzata in collaborazione con MYmovies per il circuito. #iorestoinSALA e su 1895.cloud. – mostra allo stesso tempo la nascita spontanea e violenta in Messico (ma potrebbe essere ovunque) di una guerra tra ricchi e poveri, la relativa legittima repressione e, infine, la presa del potere da parte dei militari. Tutto inizia con un matrimonio dell’alta borghesia messicana dove la ricchezza è dappertutto. Che qualcosa non va lo si capisce subito, perché la raffinata padrona di casa è ossessionata dal fatto di poter veder uscire dell’acqua verde dai suoi rubinetti. Verde è infatti il colore del movimento rivoluzionario che da tempo impazza nel paese, tanto che ai tg si leggono bollettini come questo: “Oggi nel paese ci sono stati 58 saccheggi in più della settimana scorsa”. Insomma in città è guerra e questa guerra è arrivata fin dentro il matrimonio. Un commando irrompe nella casa e uccide, saccheggia, minaccia, rapisce a scopo di ricatto la novella sposa (Naian González Norvind). Chi sta dall’altra parte della barricata non è certo migliore. Una parte dell’esercito ha fatto del rapimento una industria. Catturati, i rampolli più ricchi della città vengono ammassati in un hangar, spogliati, numerati con un pennarello sulla fronte, violentati e umiliati in tutti i modi.
Il regista Michel Franco ha risposto ad alcune domande inerenti il suo film.
Nuevo Orden segna un nuovo sviluppo nel tuo lavoro di regista. Sembra più imponente, con un cast più grande, effetti speciali ed una storia raccontata su larga scala. Come hai accolto questa sfida di mutare verso un’altra concezione di estetica e quindi di storytelling?
“Nuevo Orden mi ha costretto a ripensare il mio modo di fare film, in una nuova ottica. La sfida nasce dalla necessità di esplorare su larga scala ciò che il Messico sta attraversando. Non sarei stato capace di farlo però attraverso un film “intimo” come quelli che ho fatto in precedenza. Nel film ci sono otto personaggi principali, ognuno di loro con un punto di vista personale. Questo cambiamento ha modificato il mio stile di lavoro. Ho avuto bisogno di lavorare a stretto contatto con la mia crew, specialmente col mio direttore della fotografia e con lo scenografo.Solitamente come regista voglio il controllo totale di tutto ciò che accade. Per queste riprese invece mi sono dovuto lasciare andare ed uscire dalla mia comfort zone, fidandomi del team degli effetti speciali che le cose alla fine avrebbero avuto la forma che io avevo immaginato. Ho dovuto dare al direttore della fotografia carta bianca con una fotocamera portatile. Nei miei altri film io sapevo esattamente come avrei girato una scena, cosa che non è accaduta con Nuevo Orden in quanto c’erano troppe variabili in gioco. Non sapevo come gestire nel dettaglio le scene della folla ed ho dovuto cambiare continuamente il copione. Non abbiamo avuto un budget che ci consentisse molti errori e lavorare con un totale di 3,000 extras – cosa che non avevo mai fatto e di cui non avevo esperienza – non significa solo gestire un cast grande ma trarre il meglio dal caos. Questo approccio è a me nuovo ma è stato altresì molto stimolante. Probabilmente dovevo completare cinque pellicole prima di essere pronto per questo”.
Le disuguaglianze economiche sono state uno dei temi domanti nei discorsi pubblici ed accademici sin dalla crisi del 2009, con movimenti come ‘Occupy Wall Street’ e le svariate derivazioni o libri influenti come ‘CAPITAL’ di Piketty. Perché hai scelto la disuguaglianze e la mancanza di equità come argomento di sottofondo del tuo nuovo film?
“La disuguaglianza sociale e l’ingiustizia sono state negli anni le maggiori questioni incalzanti. Crescendo in Messico, questa è stata sempre la cosa più difficile da comprendere ed accettare per me. L’ingiustizia è un dato di fatto, e nessuno al potere sta facendo qualcosa. Più della metà della popolazione – 64 milioni di persone – vivono in vari stadi di povertà, con molti nemmeno capaci di provvedere alla sussistenza di basa, senza accesso ad acqua potabile, cibo, cure mediche, educazione. Una piccola percentuale invece è benestante e detiene tutte le risorse. Questo mi spaventava già da bambino. In Messico c’è una piccola bolla in cui vive la classe agiata, ignorando le baracche a 15 minuti da loro. Non dico che è un problema solo del Messico, ma questa divisione in Messico è più drammatica e più visibile rispetto ad altri paesi sviluppati. Mostra l’egoismo degli esseri umani e sembra chiaro che ciò ci esploderà in faccia se non si fa qualcosa. Non si può dare la colpa alla gente se chiede di condurre una vita decente. Non si può dire agli sfruttati ed agli svantaggiati di essere pazienti in eterno perché i loro nonni o bisnonni prima di loro vivevano in circostanze simili, senza aver mai visto i loro averi aumentare”.
New Orderuna distopica visione del Messico, ma è solo leggermente diversa dalla realtà. Le disparità economico-sociali, attualmente molto diffuse, sono insostenibili. Non è la prima volta che questa nazione ed il mondo in generale si sono trovati faccia a faccia con scenari simili ed i governi corrotti storicamente rispondono alle proteste con violenze da regime dittatoriale. Il film è un avvertimento: se l’inuguaglianza non è affrontata con toni civili e tutte le voci di dissenso sono messe a tacere, il caos imperversa” ha concluso il regista.