Cinema – Movienerd – Green Book una vita, una storia

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Green Book – Nel 1962, dopo la chiusura di uno dei migliori club di New York in cui lavorava, il buttafuori italoamericano Tony Lip deve a tutti i costi trovare un lavoro per mantenere la sua famiglia. Accetta di lavorare per il pianista afroamericano Don Shirley e decide si seguirlo in tour nel sud degli Stati Uniti. Nonostante le differenze e gli iniziali contrasti, tra i due si instaurerà una forte amicizia. Questa la storia del film Green Book, pellicola di Peter Farrelly. Con Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco, P.J. Byrne.

Nick Vallelonga, il figlio maggiore di Tony Lip, è cresciuto ascoltando la storia del viaggio di suo padre con Don Shirley. “Questa era una storia che avevo ascoltato per tutta la mia vita, da quando ero un ragazzino”, dice Vallelonga, attore, sceneggiatore, produttore e regista, i cui crediti cinematografici includono Legami di sangue – Deadfall, Stiletto e i pluripremiati film indipendenti, Yellow Rock e Disorganized Crime. Tony era cresciuto nel Bronx e aveva iniziato a lavorare nel locale notturno “Copacabana” – dove ha lavorato per 12 anni – cosa che gli aveva permesso di conoscere diverse celebrità, tra cui Frank Sinatra, Tony Bennett e Bobby Darin. Sebbene avesse smesso di frequentare la scuola molto presto, era loquace e carismatico e si era guadagnato il soprannome “Lip” per la sua capacità di riuscire a persuadere chiunque a fare qualsiasi cosa. “Potrei fare 50 film su mio padre”, dice Vallelonga. “Era uno di quei personaggi esagerati, alla Damon Runyon. Quando entrava in una stanza, si notava che era lì”.

Questo ha avuto un grande impatto su suo figlio – così come l’amicizia di Tony con Dr. Shirley e la storia di come si sono incontrati. “Fin da piccolo volevo fare il regista e raccontare delle storie, e questa è stata una delle grandi storie che mio padre mi ha raccontato. Faceva parte della tradizione della famiglia, ma sapevo anche che era una storia importante su due persone molto diverse che sono arrivate a cambiare le loro vite e il modo in cui guardavano le altre persone. È una storia edificante, tanto importante e potente oggi come allora”. A Tony, quel viaggio con Shirley nel 1962 aveva aperto gli occhi per la prima volta sulla piaga degli afroamericani nel sud, e sull’enormità di umiliazioni – e pericoli davvero reali – che riversavano sui neri con le leggi razziali e i privilegi dei bianchi. Le leggi di Jim Crow mettevano limiti su dove i neri potessero mangiare, dormire, sedersi, fare acquisti e camminare. Hanno determinato persino quali fontanelle e bagni potessero usare gli afroamericani. In effetti, hanno circoscritto quasi ogni aspetto della loro vita quotidiana. Alcune città del sud hanno persino istituito delle leggi sul coprifuoco, che hanno reso illegale per i neri lo stare fuori dopo il tramonto. L’arresto era la cosa meno terribile che potesse accadere loro se fossero stati catturati.

“Quello che mio padre ha vissuto con Dr. Shirley in quel viaggio ha cambiato il modo in cui guardava il mondo, perché ha visto cose che non si era reso conto che stessero accadendo, cose che non aveva mai visto prima”, narra Vallelonga. “In definitiva, penso che la stessa cosa valesse anche per Dr. Shirley”. In effetti, Shirley aveva vissuto una vita molto diversa dalla maggior parte degli altri afroamericani, sia geograficamente sia culturalmente. Aveva studiato musica classica all’estero e, negli Stati Uniti, si era esibito principalmente nel nordest. Quando Tony lo incontrò, Shirley viveva in un lussuoso appartamento sopra la Carnegie Hall. “Era solo un viaggio di due mesi, ma è stato un grande cambiamento per mio padre, e ha modificato anche il modo in cui ci ha insegnato a trattare e rispettare le persone”. Vallelonga ha sempre sperato di poter girare un giorno un film su questo capitolo cruciale della vita di suo padre, così negli ultimi anni della vita di Tony e di Dr. Shirley, Vallelonga registrò ore di audio e videotape con suo padre che raccontava la storia. Andò anche da Shirley, che aveva conosciuto come amico di famiglia, e passò ore a intervistarlo. “Ho incontrato Dottor Shirley quando avevo cinque anni”, aggiunge Vallelonga. “Era un uomo meticoloso, ben vestito, parlava bene, era molto colto. Era molto legato a mio padre e alla mia famiglia. Ed era così carino anche con me e mio fratello. Ci portava regali. Ricordo che mi ha regalato dei pattini quando ero piccolo. Era un essere umano davvero speciale, una persona molto speciale”. Se da un lato Vallelonga vede Green Book come una testimonianza del carattere e dell’eredità di suo padre, dall’altro è particolarmente orgoglioso che il film possa mettere in mostra anche il talento musicale di Donald Walbridge Shirley, virtuoso pianista, compositore, arrangiatore e artista. Dr. Shirley era un uomo profondamente riservato. La maggior parte delle informazioni su di lui si trovano solo nelle note di copertina dei suoi album, che scrisse lui stesso, o nelle storie che raccontava di sé alle altre persone, inclusi i Vallelonga. I dettagli sulla sua storia possono a volte essere contraddittori. Ma secondo la tradizione che lo circonda, Shirley è entrato al Conservatorio di Leningrado all’età di 9 anni, ha fatto il suo concerto di debutto con l’orchestra dei Boston Pops a 18 anni, e avrebbe poi preso diverse lauree e imparato molte lingue. Nel 1955, al suo primo album per la Cadence Records, Tonal Expressions, Shirley fu descritto dalla rivista Esquire come “probabilmente il pianista più dotato del settore… così bravo da non permettere paragoni”. Il leggendario pianista e compositore Igor Stravinsky, che era contemporaneo di Shirley, disse di lui: “La sua virtuosità è degna degli dei”. “Dr. Shirley era un genio, un uomo fantastico e sorprendente”, dice Vallelonga. “Il suo talento era incredibile. Sono contento che il suo nome, il suo lavoro e il suo talento si diffonderanno nel mondo attraverso questo film”.

Vallelonga dice che il lavoro di suo padre al Copacabana gli ha permesso di poter apprezzare la musica e i musicisti, per questo quando ha sentito suonare Shirley, ha capito subito che quell’uomo avesse un talento straordinario. “Mio padre parlava sempre di lui, metteva la sua musica a casa nostra e ce la faceva ascoltare”, dice Vallelonga. “Quella musica ha aperto il mio mondo. Ascoltavo i Beatles, Jimmy Rosselli, la musica italiana e Don Shirley. È stato un grande mix culturale per me”. Nel 2013, dopo oltre 50 anni di amicizia, Tony Vallelonga e Don Shirley morirono quasi a tre mesi di distanza l’uno dall’altro – Tony morì il 4 gennaio 2013 all’età di 82 anni e Shirley morì il 6 aprile 2013 all’età di 86 anni. Dopo un periodo di lutto, Vallelonga tornò alla loro storia e iniziò a pensare: questo è il momento di scriverla.

Questa storia su una lunga amicizia alla fine è diventata un film… grazie a un’altra lunga amicizia. Vallelonga conosceva l’attore Brian Hayes Currie (Armageddon, Con Air) da moltissimi anni, e Currie aveva conosciuto bene il padre di Vallelonga ed era persino apparso nel film di Vallelonga del 2008, Stiletto. Currie rimase davvero scioccato quando, alcuni anni fa, in un bar di Studio City, in California, Vallelonga gli raccontò questa storia su Tony, che Currie non aveva mai sentito. “Brian mi ha detto: sei pazzo?! Devi assolutamente fare questo film!”. Ricorda Vallelonga. L’entusiasmo di Currie ha dato a Vallelonga la spinta finale di cui aveva bisogno. “Gli ho detto che sentivo di essere finalmente pronto a farlo, e ha accettato di scriverlo con me”. Secondo Currie, la storia aveva una rara profondità e una percezione emotiva unica. “Questo film parla del vedere il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona e dell’imparare a vivere nei panni dell’altro. In molti modi, entrambi gli uomini sono due pesci fuor d’acqua. All’inizio di questa storia, queste due persone non hanno niente in comune, non si sarebbero mai dovuti incontrare, non dovrebbero nemmeno stare insieme. Ma la loro storia dimostra che persone molto diverse possono capirsi e rispettarsi a vicenda”.

 

Raffaele Dicembrino




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