Formula 1: Sette contro tutti, non è il titolo di un film western ma quanto sta accadendo in F.1. Ad una settimana dal via mondiale, a Melbourne domenica prossima (rinviato), sette squadre hanno fatto fronte comune contro la Ferrari, sospettata di aver barato nella passata stagione, e contro la FIA, la federazione internazionale, perché dopo aver eseguito svariati controlli sul motore della rossa, alla fine non solo non è giunta a una conclusione, ma ha pure scritto in un comunicato di aver raggiunto un accordo confidenziale con la Ferrari a conclusione della vicenda. Se qualcuno cerca lo spirito sportivo in questa discussione, farà bene a chiuderlo a chiave in un cassetto e buttare la chiave. Perché tutta la vicenda, a sette giorni da un mondiale incerto per le limitazioni internazionali sul coronavirus, verte attorno ai soldi.
Le sette squadre, capeggiate dalla Mercedes di Toto Wolff e con il supporto della Red Bull di Helmut Marko, dopo aver avanzato dubbi e sospetti sul motore della Ferrari, che nella seconda parte della stagione 2019 ha sorpreso tutti (con sei pole e tre vittorie di fila) si aspettavano una squalifica. Cosa che avrebbe comportato una distribuzione a cascata dei soldi. La Ferrari, infatti, oltre ai 90 milioni di dollari ricevuti per la posizione nella classifica generale, ha un altro bonus derivante dalla presenza costante a tutte le stagioni del mondiale. Il totale, secondo fonti inglesi, è di circa 200 milioni di dollari. Dividere questa cifra per le squadre rimanenti tranne la Mercedes che non avrebbe un guadagno pratico ma solo politico, garantirebbe a squadre come la Red Bull e Alpha Tauri (il team junior) di incassare cifre variabili fra i 40 e i 50 milioni di dollari. E di fronte a tutto questo denaro, lo sport, la sportività e tutto il corredo ad esso legato, vengono dimenticati. L’ultima classificata, la Williams, potrebbe avere un bonus ulteriore di altri 15-20 milioni di dollari e capite perché non ha esitato a firmare il documento anti Ferrari?
Il presidente della FIA, Jean Todt, ha ricevuto il plauso del Consiglio Mondiale della federazione e quindi l’invito a proseguire sulla linea dura di contestazione alle squadre ribelli. Il promotore, Liberty Media, a fronte di una crisi di gare (il GP Cina è saltato, le altre sono a rischio da un momento all’altro) vede una ombra sulla regolarità e serietà del campionato, visto che sono le stesse scuderie a dirlo in un documento scritto. Bernie Ecclestone, l’ex gestore della F.1, da Londra ha detto una cosa lampante: “Il documento della FIA fa capire che la Ferrari non ha rispettato in pieno le regole, facendo divampare l’incendio. Ai miei tempi scoppiavano spesso dei focolari, ma mi sono sempre adoperato per fare il pompiere”.
Se qualcuno decidesse di mettere mano al portafoglio, dando più soldi alle 7 squadre ribelli, come d’incanto tornerebbe la pace. Chi paga? Un altro mistero
Ovvero, manca una figura capace di mediare i diversi interessi in campo. In tutto questo passa in secondo piano il risultato delle prove invernali, in cui la Mercedes ed Hamilton hanno mostrato di avere un passo superiore ai rivali, con una Ferrari che, come dice il responsabile della GES, Mattia Binotto, non va in Australia con la speranza di vincere in quanto c’è ancora molto da fare. E visto che Mercedes ha stupito tutti con lo sterzo ad apertura variabile, chiamato DAS, la battaglia si accenderà anche su questo particolare che alcuni ritengono irregolare (vedi Red Bull pronta a fare reclamo a Mercedes, quindi col fronte dei magnifici 7 già pronto a spaccarsi), ma autorizzato dalla FIA per questa stagione, salvo vietarlo dal 2021.
Anno in cui cambieranno i regolamenti, si dovranno stabilire nuove modalità di divisione dei premi (che quest’anno sono stati di poco oltre 2 miliardi di dollari di incasso per il promotore) e decidere la governance del mondiale. Alla luce di quanto deve accadere in futuro, le discussioni sul passato e le accuse alla Ferrari, che da sola genera oltre l’80 per cento dell’interesse sulla F.1 a livello mondiale, appaiono strumentali e con un grosso vizio di forma. Ovvero, se qualcuno decidesse di mettere mano al portafoglio, dando più soldi alle 7 squadre ribelli, come d’incanto tornerebbe la pace. Chi paga? Un altro mistero di una F.1 alla ricerca dell’identità perduta. Non resta che aspettare i primi responsi della pista in Australia. Ammesso che fili tutto liscio anche lì.
“Fare pressione su Jean Todt per spingerlo a colpire la Ferrari”: Giorgio Terruzzi sul Corriere della Sera svela l’ultima azione di disturbo messa in atto dai sette team “ribelli”, capitanati da Toto Wolff, il capo della Mercedes. Nonostante il pieno sostegno incassato dal consiglio mondiale, il presidente federale Todt sta subendo un attacco strumentale che alimenta tensioni interne alla Formula 1. Secondo Terruzzi, le azioni di disturbo continueranno “nel silenzio di Liberty Media che osserva muta i danni prodotti al proprio giocattolo; nel silenzio Ferrari. È la squadra più importante della storia; c’è un arbitro che ha già preso le sue decisioni: forse sarebbe il caso di battere un pugno sul tavolo per ripristinare rispetto o dettare qualche condizione”. Per Terruzzi “ogni squadra ha qualche scheletro nell’armadio” (basti pensare a Wolf che fornisce motori a Williams e Racing Point, il team che ha schierato una vettura identica alla Mercedes dell’anno scorso) ed è “paradossale osservare moralisti improvvisati che guidano team intenti in contemporanea a scovare vantaggi segreti o a reperire illecitamente segreti altrui”.
Puntuale giunge la replica da parte della Fia stessa, presieduta da Jean Todt, che in una nota spiega: “La Fia ha condotto un’analisi tecnica dettagliata sulla Power Unit Ferrari come è autorizzata a fare per ogni concorrente del mondiale di F.1. Le approfondite indagini condotte nella stagione 2019 hanno sollevato il sospetto che la Ferrari potesse operare non in ogni momento nei limiti delle normative Fia. La Ferrari si oppose fermamente ai sospetti e ribadì che la sua Power Unit funzionava sempre nel rispetto delle normative”.
“La Fia – riprende la nota – non era pienamente soddisfatta da questo, ma decise che ulteriori azioni non avrebbero necessariamente comportato la conclusione della vicenda, sia per la complessità della questione, sia per l’impossibilità materiale di fornire la prova inequivocabile di una violazione. Per evitare le conseguenze negative che un lungo contenzioso comporterebbe, soprattutto alla luce dell’incertezza dell’esito di tale contenzioso e nel migliore interesse del campionato, la Fia in conformità con l’articolo 4 (ii) del proprio Judicial and Disciplinary Rules (JDR) ha deciso di stipulare un accordo di transazione efficace e dissuasivo con la Ferrari per chiudere il procedimento. Questo tipo di accordo è uno strumento legale, riconosciuto come componente essenziale di qualsiasi sistema disciplinare ed è utilizzato da molte autorità pubbliche e altre federazioni sportive nella gestione delle controversie. La riservatezza dei termini dell’accordo di transazione è prevista dall’art. 4 del JDR”.
La nuova stagione di Formula 1 inizierà soltanto il 15 marzo con il Gran Premio di Australia, ma la Ferrari è già sotto pressione. Come se non bastasse il duro attacco subito da sette scuderie (capitanate dalla Mercedes), contrarie all’accordo tra la Fia e Maranello sulla power unit, le Rosse devono fare i conti con una monoposto inferiore alle attese. Dalle indiscrezioni del sito specializzato motorsport.com, risulta che Mattia Binotto abbia scritto ai membri del team per ringraziarli tutti per il lavoro svolto finora, ma anche per esprimere un’amara constatazione: la Ferrari non ha possibilità di vincere il primo GP della stagione, il team principal avrebbe detto anche di non sperare molto neanche nelle seguenti due gare. Una svolta potrebbe esserci dal quarto GP, quello previsto in Olanda all’inizio di maggio: nel frattempo a Maranello si sentono indietro rispetto a Mercedes e Red Bull, che sono le principali rivali. Un’impressione che era già stata palesata da Charles Leclerc durante i test invernali.
Sebastian Vettel, ha parlato in vista del Gran Premio d’esordio, che si correrà in Australia il 15 marzo: “La Mercedes è la monoposto più a suo agio. Non solo nella prestazione sul singolo giro, ma anche sul passo gara. In questo momento direi che loro sono davanti perché ogni volta che vanno in pista ottengono la massima performance con estrema facilità, mentre gli altri devono lavorare un po’ di più”. Per quanto riguarda la Ferrari, Vettel non si sbottona, facendo forse un po’ di pre-tattica: “È un po’ difficile dire a che punto siamo. In più non sappiamo che lavoro hanno svolto gli altri dietro le quinte. Abbiamo testato alcune soluzioni che sono apparse buone e altre un po’ meno, anche questo ha un impatto sui tempi sul giro”.
Ultim’ora prime tre gare del mondiale rinviate: il motivo? Coronavirus!