Difesa – “Compito prioritario delle Forze Armate è la difesa dello Stato. Esse hanno altresì il compito di operare al fine della realizzazione della pace e della sicurezza in conformità alle regole del diritto internazionale ed alle determinazioni delle organizzazioni internazionali delle quali l’Italia fa parte, nello spirito dell’articolo 11 della Costituzione. Le Forze Armate concorrono, altresì, alla salvaguardia delle libere Istituzioni e svolgono compiti specifici in circostanze di pubblica calamità e in altri casi di straordinaria necessità di urgenza”.
Le parole d’ordine? Dualità e resilienza. “Duplico uso sistemico – ha spiegato il ministro Trenta – significa offrire una risposta collaborativa, intergovernativa pianificata”, la quale “contribuirà a rendere il sistema-Italia più resiliente”. Dunque “una Difesa innovativa, in grado di contrastare minacce a sicurezza e calamità integrandosi nel sistema-Paese”, ha aggiunto la Trenta. L’esigenza è duplice: mettere insieme le risorse talvolta disperse in più rivoli, e affrontare minacce ormai difficilmente relegabili in un solo contesto militare. Difatti, ha rimarcato il ministro, “in futuro la Difesa sarà sempre più coinvolta in attività in cui i confini saranno meno definiti a causa della cosiddetta minaccia ibrida; ecco perché è fondamentale promuovere e consolidare il concetto di duplice uso sistemico delle Forza armate”.
La Difesa della Nazione
La difesa del Paese in tutte le dimensioni, terra, aria e mare e non ultimi nello spazio e cyberspazio è devoluto alle nostre Forze Armate. Le vicende che stanno infiammando il Mediterraneo, in questi giorni, hanno messo in discussione una capacità. La difesa dei confini marittimi, la difesa e il rispetto delle leggi italiane all’interno delle acque territoriali. Atteso che la Guardia di Finanza ha cercato in tutti i modi di ostacolare “l’eroina” Carola Rackete che con la sua SeaWatch 3 ha sfidato tutte le regole del diritto e della “decenza”, rimane una domanda da farsi. Perchè non impiegare la nostra Marina Militare? L’Aeronautica militare è sempre pronta in 5 minuti a decollare, 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, per difendere lo spazio aereo italiano, intercettando velivoli considerati probabile minaccia (tantissimi i casi registrati), perchè la Marina militare non può farlo?
E’ una domanda la cui risposta è da ricercare all’interno del Dicastero. Probabilmente il dispositivo navale necessita di un passaggio parlamentare per via dei costi della missione, ovvero dell’autorizzazione diretta del Ministro della Difesa. Forse anche perchè nelle acque territoriali può intervenire la Guardia di Finanza e la Capitaneria di Porto? La Marina interviene solo in alto mare fuori dalle acque nostrane? Ma al di là delle considerazioni, il fatto è che così continuando chiunque può fare quello che vuole nel nostro mare, sfidando le leggi e la sovranità italiana.
Al riguardo delle capacità della nostra Marina Militare è molto interessante ed esaustivo l’intervento del Ministro Trenta.
Decreto Sicurezza Bis
Con il Decreto Sicurezza Bis (D.L. 53-2019) la protezione della nostra sovranità sulle acque territoriali fa un significativo ed ulteriore passo avanti rispetto alle premesse già poste con il Decreto Napolitano (D.Lgs. 286-1998). Il Ministero dell’Interno potrà ora emanare, di concerto con Trasporti e Difesa, provvedimenti per “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi [private] nel mare territoriale… per motivi di ordine e sicurezza pubblica ovvero quando si concretizzano le condizioni di cui all’articolo 19, comma 2, lettera g), limitatamente alle violazioni delle leggi di immigrazione vigenti, della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (CNUDM)”.
In sostanza, il Viminale dispone ora di un adeguato strumento giuridico per conseguire il risultato cui miravano precedenti Direttive come la n. N. 14100/141(8) del 15 maggio 2019, volte ad impedire l’accesso nelle acque territoriali italiane a navi mercantili responsabili di attività di soccorso (SAR) in zone di competenza di altri Stati. In questo modo si darà forza giuridica a quelle misure di interdizione sinora emanate a livello operativo dalla Guardia di Finanza (quale responsabile per conto dell’Interno dell’ordine e della sicurezza pubblica sul mare). L’emanazione di concerto con Trasporti e Difesa dei singoli provvedimenti di divieto di accesso (come già avvenuto lo scorso 16 giugno nei confronti della “Sea Watch 3”) ne garantisce anche l’osservanza da parte del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia costiera e della Marina militare quali componenti navali del dispositivo di controllo dell’immigrazione previsto dalla Legge FiniBossi (L. 189-2002) e dal discendente Decreto dell’Interno 19 giugno 2003.
Salvini chiama in causa il Ministro della Difesa
Non a caso il ministro dell’Interno Matteo Salvini ieri, in un post sulla sua pagina Facebook ha chiamato in causa proprio il capo del Ministero della Difesa.
“Ragioneremo nelle prossime ore sulla presenza di navi militari italiane nel Mediterraneo. Domando ai vertici delle Forze armate e della Guardia di finanza se la difesa dei confini è un diritto-dovere da parte delle istituzioni o no“.
Il tema è quello del contrasto ai flussi migratori, in questo caso via mare. Il vice premier e ministro dell’Interno ha anche lamentato di essersi sentito “un po’ solo” in questa battaglia, pur avvertendo che “non si torna indietro”.
“Io posso indicare un porto sicuro e bloccare uno sbarco non autorizzato – ha aggiunto – ma le forze armate in mare non dipendono da me. Se servono da scorta per le navi fuorilegge domandiamoci allora sull’utilizzo di queste unità” militari. “Chiederò ai ministri della Difesa e dell’Economia di aiutarci in questa battaglia di civiltà e legalità per salvare vite – ha aggiunto Salvini – Mi farebbe piacere che fossero al nostro fianco, al fianco del popolo italiano, altrimenti è un precedente pericolosissimo. Io firmo il divieto di ingresso e questi entrano e nessuno li ferma. A che servono le navi militari se non per pattugliare i confini?”.
La replica è arrivata attraverso fonti della Difesa: “Da giorni abbiamo offerto supporto al Viminale sulla situazione di queste ore e il Viminale lo ha respinto, in più di un’occasione. Questi sono i fatti“.
Parole cui è seguita la controreplica delle fonti del ministero dell’Interno, secondo cui il supporto delle unità navali militari italiane “è necessario per bloccare le navi che vogliono portare i clandestini in Italia e non per aiutarle nel trasporto”.
Matteo Salvini ha anche sottolineato che a suo avviso “è in corso un attacco contro il governo e contro un ministro che ha dimostrato di avere le palle“, aggiungendo: “Non mi spaventa la minaccia di querela della comandante Carola, figuriamoci…Ho a che fare con minacce dei Casamonica, dalla mafia, camorra, ‘ndrangheta…”.
E inoltre: “il Pd non mi interessa, né Saviano, Fazio, Lerner, Boldrini, mi interessano coloro che hanno a cuore l’Italia e gli italiani. Chi tifa per i fuorilegge non fa uno sgarbo a Salvini ma fa male all’Italia”. “Combatterò all’interno del governo perché leggi e confini vengano rispettati, a meno che per qualcuno i confini italiani non contino”.
Ci sono delle leggi votate dal Parlamento italiano, ha aggiunto, “a che titolo navi private gestite da privati decidono come organizzare il traffico di esseri umani e infrangere leggi? I confini via mare sono come i confini via terra”. Salvini si è chiesto quindi se “i confini italiani sono diventati un di più, un qualcosa da rispettare o non rispettare? Vale per tutti”.
E parlando poi della presa di posizione della Germania, ha detto: “Il governo tedesco mi ha scritto e chiesto di riaprire i porti. No, non esiste e penso di dirlo anche per voi” e ha definito la vicenda della Sea Watch, “un pessimo precedente, legittimato dall’ordinanza di quel giudice di Agrigento”.
Per il ministro dell’Interno quelli operati dalle navi delle ong “sono dei recuperi di migranti “precisi, scelti, organizzati, con orari precisi”. E a a bordo delle navi che li portano a termine ci sono “giornalisti di sinistra, parlamentari di sinistra, ex consiglieri regionali di sinistra: non fate dispetto a Salvini infrangendo le leggi italiane ma l’affronto è al popolo italiano, questa è l’immagine che diamo al mondo”. Infine: “Io non autorizzo niente, leggi e confini si rispettano, piuttosto li portiamo in autobus all’ambasciata tedesca. Se qualcuno pensa che l’Italia sia una discarica, ora basta”.
Dopo la risposta data dal ministero della Difesa all’appello di Matteo Salvini, è il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria – cui risponde l’altra forza navale impegnata nel contrasto al traffico di migranti – a dire la sua sull’operato della Guardia di Finanza e a invocare l’intervento della magistratura nei confronti dell’ingresso nel porto della barca a vela Alex dell’ong Mediterranea.
Il ministro, si legge in una nota del Ministero diffusa a tardissima sera, “ha seguito le operazioni di contrasto all’immigrazione clandestina messe in atto dalla Guardia di Finanza che, in aderenza alle disposizioni di legge e alle direttive ministeriali impartite al riguardo, ha dato attuazione a tutte le prescrizioni necessarie, tra manovre dissuasive e numerose intimazioni di alt, per far rispettare il divieto di ingresso nelle acque territoriali e di attracco al porto della motonave Alex”.
Ancora: “Tutto ciò si è svolto avendo sempre presente la salvaguardia e l’incolumità delle persone imbarcate e la sicurezza della navigazione che, in questo caso, è apparsa compromessa a causa dell’elevato numero di persone stipate a bordo e in coperta, tali da non consentire ulteriori manovre rispetto a quelle effettuate” prosegue la nota. “Quanto accaduto e l’avvenuto attracco, afferma il ministro, costituiscono i presupposti per l’intervento della magistratura“.
Al riguardo è intervenuto a AdnKronos anche il generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica: “Andrebbe rifatto ordine nell’utilizzo di unità navali nel Mediterraneo – sottolinea Tricarico – riassegnando ad ognuno i propri compiti e in particolare prevedendo tempi, modi e procedure, appannaggio esclusivo della Guardia Costiera, unica titolata a gestire le attività di ricerche e soccorso in mare e a decidere sia l’utilizzo di altre unità navali, militari comprese, sia a individuare porti sicuri, anche in collegamento con tutte le altre guardie costiere competenti”.
Guardia costiera europea?
“Oggi, chi ha la responsabilita istituzionale e una visione che non sia ‘dietro l’angolo’, dovrebbe assecondare la nascita di una Guardia costiera europea, magari a guida italiana, universalmente riconosciuta titolare di un’eccellenza che sono le Capitanerie di Porto italiane”, dice Tricarico.
Inoltre, “andrebbe fatta una riflessione sull’applicabilità delle regole facenti capo agli accordi internazionali sottoscritti dai Paesi in ambito Imo (International Maritime Organization) che furono scritte pensando a chi fosse in difficoltà in mare per motivi contingenti e non certo per chi partiva già naufrago all’imbarco”. “Un conto è chi si trova in difficoltà per circostanze impreviste, diverso è chi invece parte già sapendo che sarà naufrago appena lasciata la battigia”, conclude Tricarico.