Guardia Costiera – Sabato 19 Settembre u.s., ispettori della Guardia Costiera, specializzati in sicurezza della navigazione, hanno sottoposto la nave SEA-WATCH 4 – di bandiera tedesca – ad un’ispezione volta a verificare l’ottemperanza alle norme di sicurezza della navigazione e di tutela ambientale ad essa applicabili.
L’unità, ormeggiata nel porto di Palermo, è attraccata nei giorni scorsi dopo il periodo di quarantena svolto a seguito del trasferimento su nave GNV ALLEGRA dei migranti presenti a bordo.
L’ispezione ha evidenziato diverse irregolarità di natura tecnica tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto. Accertate anche alcune violazioni delle normative a tutela dell’ambiente marino.
La nave è stata sottoposta a “fermo amministrativo” fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva e, per alcune di esse, sarà necessario l’intervento dello Stato di bandiera che detiene la responsabilità della conformità della nave rispetto alle Convenzioni internazionali e alla legislazione di bandiera applicabile in materia di sicurezza della navigazione e tutela ambientale.
Le ispezioni effettuate dagli uomini della Guardia Costiera rispondono ad una precisa direttiva comunitaria (2009/16/EC) recepita dall’Italia nel 2011 e che riguarda tutte le navi straniere che approdano nei nostri porti e ancoraggi. Ispezioni ordinarie sono svolte in base ad una periodicità definita da un “profilo di rischio” della nave e ispezioni “supplementari” vengono invece disposte, quando ne ricorrano i presupposti, per esempio, nel caso in cui una nave sia coinvolta in un sinistro marittimo.
La nave SEA-WATCH 4 rientra tra le navi a “rischio standard”, per le quali è prevista un’ispezione periodica una volta l’anno. La nave non veniva ispezionata dal Marzo 2017 e quindi doveva essere sottoposta ad ispezione non appena fosse approdata in qualsiasi porto dell’Unione Europea.
La nave svolge un servizio sistematico di “ricerca e soccorso” per cui non è certificata (nella missione appena terminata nel Mediterraneo centrale ha partecipato a quattro diversi eventi SAR).
Lo svolgimento di attività di soccorso in “modo sistematico” – differentemente da quanto accade per le unità navali che occasionalmente prestano soccorso a terzi – non può configurarsi come “un improvviso e diverso impiego” e, pertanto, tale circostanza, ai sensi della Convenzione SOLAS, impone che le stesse debbano essere certificate dal proprio Stato di bandiera per il “servizio” effettivamente svolto, dovendo così rispondere a requisiti ben precisi previsti proprio per chi esegue attività SAR (Search and Rescue, ricerca e soccorso).
All’esito delle verifiche, sono state riscontrate 22 non conformità, di cui diverse considerate gravi e che hanno portato al fermo amministrativo dell’imbarcazione.
Tra queste: la presenza a bordo di un numero di persone ben superiore a quello previsto dalla certificazione di sicurezza rilasciata alla nave dallo Stato di bandiera (354 persone rispetto alle 30 previste), cinture di salvataggio di tipo non approvato, bagni installati in coperta con scarico diretto fuoribordo, illuminazione di emergenza per l’uso dei mezzi di salvataggio non funzionante.
L’attività ispettiva fa seguito ad apposita comunicazione che, a gennaio del corrente anno, la Guardia Costiera ha inviato agli Stati di bandiera delle navi ONG chiedendo che fossero adottate tutte le misure necessarie per garantire che dette unità fossero appunto idonee e certificate per tale tipo di impiego.