Bersaglieri – Impossibile non notarli correre con tromba in mano e cappello con pennacchio: un bellissimo spettacolo quello dei bersaglieri che in molti ammirano nelle parate e dei quali non tutti conoscono la lunga storia.
A seguito della proposta del generale Alessandro La Marmora, è istituito il 18 giugno 1836 il Corpo dei Bersaglieri con il compito di svolgere servizio di esplorazione e missioni di carattere ardito.
L’Ufficiale presentò al re Carlo Alberto uno studio intitolato Proposizione per la formazione di una compagnia Bersaglieri, il Sovrano accolse la proposta e, con R.D. del 18/6/1836, autorizzò la creazione della 1^ Compagnia del Corpo dei Bersaglieri. La Marmora voleva formare reparti celeri di carabine che dovevano avere una notevole possibilità di rapidi spostamenti caratterizzati da un fuoco preciso ed utile alle piccole distanze; in poche parole, l’intento era quello di avere a disposizione reparti di fanteria celere. I bersaglieri dovevano avere grande resistenza alle fatiche, per effettuare tanti e rapidi spostamenti, ottima mira con la carabina e intelligenza per trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto. La Marmora riassunse in un decalogo l’istruzione e l’educazione bersaglieresca.
OBBEDIENZA, RISPETTO, CONOSCENZA ASSOLUTA DELLA PROPRIA CARABINA, MOLTO ESERCIZIO DI TIRO. GINNASTICA DI OGNI GENERE FINO ALLA FRENESIA. CAMERATISMO. SENTIMENTO DELLA FAMIGLIA. AMORE AL RE. AMORE ALLA PATRIA, FIDUCIA IN SE’ FINO ALLA PRESUNZIONE.
Poco dopo la loro costituzione, i bersaglieri furono armati di una speciale carabina ideata e fatta costruire appositamente che aveva il vantaggio, rispetto a quelle in uso, di essere più leggera e di avere un tiro più celere. L’anno successivo, nel 1837, fu costituita la 2^ compagnia bersaglieri. Nel 1848, all’atto della guerra contro l’Austria, le compagnie diventarono 6 più una settima di volontari studenti. Queste 7 compagnie erano suddivise in 2 battaglioni, il primo di 4 compagnie, con quella dei volontari, il secondo di 3. La guerra del 1848 fu per la neonata specialità l’occasione per dimostrare la sua attitudine al combattimento. L’8/3/1848, la 1^ compagnia del 2° battaglione, comandata dal capitano Lions, entrò in contatto nei pressi di Goito con un distaccamento austriaco. Appena informato dell’episodio, La Marmora, divenuto colonnello, accorse tra i bersaglieri e li divise in due gruppi. Gli imperiali abbandonarono il campo e ripiegarono oltre il Mincio facendo saltare il ponte. Rimase intatto un sottile parapetto che naturalmente fu battuto dalla fucileria e dall’artiglieria nemica. La Marmora venne ferito alla mascella e cadde da cavallo. Il sottotenente Galli della Mantica cadde ucciso. Tutto ad un tratto il bersagliere Guastoni attraversò d’un balzo la radura e si gettò sulla spalletta al grido di: Viva 11 Re! Avanti tutti! Il capitano Griffino lo raggiunse e, superandolo, passò sulla spalletta seguito da molti fanti piumati. Il ponte fu superato e la riva conquistata. Per questa azione al capitano Griffino venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Altre azioni furono effettuate dai bersaglieri a Monzambano, Borghetto, Mantova, Villafranca, Pastrengo, Santa Lucia di Verona e Calmasino. Per queste azioni la 1^ compagnia del 1° battaglione e la 2^ del 2° meritarono la Menzione Onorevole (successivamente Medaglia di Bronzo al V.M.). Ma la gloria dei bersaglieri proseguì in altre battaglie: quella della Corona, dove la 3^ compagnia del 10° battaglione meritò una menzione onorevole, di Governolo, Ponti, Monte Torre, Valeggio, Novara. Purtroppo le sorti della guerra non furono positive per noi, e l’armistizio di Vignale firmato il 26/3/1849 restituì la Lombardia all’Austria.
Il Piemonte, a seguito dell’aiuto che Francia ed Inghilterra diedero alla Turchia, inviò contro la Russia un contingente di 15.000 uomini. Tra questi, i bersaglieri mandarono le prime 2 compagnie di ogni battaglione, per un totale di 10 suddivise in 5 battaglioni provvisori. A capo della 2a^divisione fu posto Alessandro La Marmora, mentre suo fratello Alfonso assunse, dopo la morte del Duca di Genova, il comando del corpo di spedizione. Le truppe presero terra a Balaclava (8/5/1855) e si accamparono nella pianura di Kandikoi. Le truppe dello Zar, che presidiavano il fiume Cernia, avevano attaccato e battuto i britannici a lnkermann. I primi due battaglioni dei bersaglieri, insieme con due brigate piemontesi, dovevano attaccare i russi sul fiume, mentre i franco-inglesi, avrebbero cooperato a Traktir e a Giorgun. Ma i russi si ritirarono verso Makenzie, sorvegliati dai francesi a Fedioukine e dai piemontesi a Kumaya e Giorgun. I russi, forti di due divisioni, li attaccarono nella notte del 15-16 agosto. Sembrava fatta ma, grazie all’intervento della 5^ Brigata piemontese con il 5° battaglione provvisorio bersaglieri, che assaltarono di fianco il nemico, i russi furono sconfitti e inseguiti dai bersaglieri che guadarono il fiume per primi conquistando le rive della Cernia. Ma il 6 giugno, colto da colera, il fondatore del corpo dei bersaglieri Alessandro La Marmora morì in una capanna nei pressi di Kandikoì. Il 26/4/1859, il Piemonte, alleato alla Francia, dichiarò guerra all’Austria. L’esercito piemontese era composto da 5 divisioni e da un corpo cacciatori delle Alpi, comandati dal Generale Giuseppe Garibaldi. Alla campagna parteciparono 10 battaglioni bersaglieri, 2 per ogni divisione, furono decorati il 6° e il 7° battaglione con Medaglia di Bronzo al V. M. per i fatti di Palestro e Borgo Vercelli. Successivamente, il 7° si distinse in maniera particolare a Palestro dove, dopo due giorni di durissima lotta, perse moltissimi dei suoi effettivi. Per quell’azione fu decorato con Medaglia d’Oro al V.M. Nelle giornate successive i reparti bersaglieri combatterono con onore e vero coraggio a San Martino, Pozzolengo, Solferino, Cavriana, Medole e Guidizzolo. Grazie a questi eroici comportamenti, quatto Medaglie di Bronzo al V.M. furono concesse al 1°, al 3° al 4° e al 10° battaglione. La guerra volse al meglio e, dopo l’armistizio di Villafranca, la Lombardia passò al Re di Sardegna. I battaglioni bersaglieri divennero 16. Intanto la Toscana e l’Emilia si erano sollevate e, costituiti due governi provvisori con eserciti propri, domandarono l’annessione al Piemonte. Con i reparti provenienti da quei due Stati i battaglioni bersaglieri passarono a 27, e inoltre furono costituite quattordici compagnie deposito ed il comando del corpo fu affidato ad un ufficiale Generale. Nella guerra contro lo Stato Pontificio furono coinvolti diversi reparti di bersaglieri. Dal 1861 al 1866 il corpo subì notevoli modifiche. Per prima cosa i battaglioni furono portati a 36. La denominazione passò da Corpo dei Bersaglieri semplicemente a Bersaglieri. Il 31/12/1861 furono creati 6 reggimenti bersaglieri su 6 battaglioni, per un totale appunto di 36. L’anno successivo aumentarono i battaglioni (40) inquadrati, però solo su 5 reggimenti, 8 battaglioni per reggimento. Dopo un breve periodo di pace, ai due battaglioni bersaglieri guidati da Garibaldi che combatterono in Aspromonte fu concessa la Medaglia di Bronzo al V.M. l numero dei battaglioni aumentò di nuovo. Si passò a 45 e successivamente a 50. Solo i primi 40 appartenevano all’esercito operante (di prima linea), il 41° fu aggregato al corpo dei volontari e gli altri 9 passarono alla riserva generale. In questa campagna i reparti bersaglieri combatterono a Custoza, nella Valsugana, a Borgo Forte e sul Torre. Il 23 di giugno le nostre truppe varcarono il confine. I reparti bersaglieri impegnati furono circa quaranta. Otto per ogni corpo d’armata. Nel 1864, una convenzione stipulata tra il Governo italiano e quello francese obbligava il primo a non attaccare lo Stato Pontificio ed ad impedire qualunque attacco dall’esterno. Per contro la Francia ritirò, entro due anni dal patto, il presidio di Roma, che il Papa sostituì mano a mano con un esercito proprio di mercenari. Nel 1867, a seguito di provocazioni dell’esercito pontificio, Viterbo si ribellò. Garibaldi tentò allora di marciare su Roma ma fu arrestato dalle truppe italiane e confinato a Caprera da dove fuggì per prendere il comando dei volontari dirigendosi sulla capitale. Il Papa chiese aiuto ai francesi che inviarono una divisione. Le truppe francesi si scontrarono con i garibaldini a Mentana ed a Monterotondo, ma le giubbe rosse, dopo aspra lotta, furono sconfitte. Dopo tale impresa i francesi tornarono a difendere Roma, ma durò poco. Difatti, per problemi legati alla guerra contro la Prussia i francesi ritirarono la loro divisione. Il governo italiano colse quell’occasione per deliberare l’occupazione delle province romane. lI 12 settembre, forti di 60.000 uomini, le truppe italiane passarono il confine. Diciassette battaglioni bersaglieri parteciparono all’operazione. L’attacco, principale si ebbe a Roma, a Porta Salaria e a Porta Pia; era il 20 settembre del 1870. lI 12° battaglione, in un impetuoso assalto si gettò sulla braccia aperta dal tiro dell’artiglieria a Porta Pia. Nelle prime ore del pomeriggio Roma venne occupata interamente, e col plebiscito del 2 ottobre andò a far parte del Regno d’Italia.
L’Esercito italiano si costituì, dopo il1870, su 10 corpi d’armata ed i bersaglieri su 10 reggimenti (di 4 battaglioni), uno per corpo d’armata. Fu soppressa la numerazione dei battaglioni, sostituita dalla progressione numerica da 1 a 4 per ogni battaglione. Nel 1883 l’Esercito Italiano si ordinò su 12 corpi d’armata ed i reggimenti passarono a 12, ma su 3 battaglioni. Nel 1885 l’Italia intraprese l’avventura coloniale in Africa dove fu inviato un corpo di spedizione di cui fece parte un battaglione bersaglieri. Nel cinquantenario della fondazione dei fanti piumati (1886) Umberto I restituì ai battaglioni la vecchia numerazione che era stata modificata nei ‘70. Dopo Dogali fu inviato un nuovo corpo di spedizione con altri 2 battaglioni di bersaglieri. In seguito, i 3 battaglioni, più uno di volontari, furono riuniti in un reggimento bersaglieri d’Africa. Il corpo di spedizione rientrò in Italia ma, nel 1896, a seguito degli avvenimenti militari di Dervisci e Tigrini, un nuovo corpo di spedizione venne inviato in Africa. I bersaglieri parteciparono con 2 reggimenti, uno su 3 battaglioni ed uno su 4, composti da solo volontari dei 12 reggimenti, e combatterono a Mai-Maret, Adua, Monte Raio, Marian Combur. Liberato il presidio di Agordat, il corpo di spedizione rimpatriò. Il12° battaglione (8° reggimento) fu inviato a Candia a sedare un’antica contesa tra greci e turchi. In occasione della rivolta dei Boxer si formò un corpo di spedizione internazionale di cui fece parte un battaglione di bersaglieri su 4 compagnie provenienti dal 2°, 4°, 5° e 8°. Si distinsero principalmente nell’attacco del Forte Shan-hai-tuan e nel combattimento di Kungan-tsien. Nel settembre del 1911 l’Italia dichiarò guerra alla Turchia sbarcando truppe in Tripolitania ed in Cirenaica. Al corpo di spedizione parteciparono l’8° e l’11° reggimento (successivamente anche il 4°). Tra i combattimenti più importanti non si può certo tralasciare Sciara Sciat dove particolarmente agguerrita fu la lotta sul fronte dell’11° reggimento. Per quei fatti d’armo l’11° fu decorato di Medaglia d’Oro al V.M. Altre battaglie furono combattute, dai bersaglieri a Henni, Messri, Ain Zara. Nell’estate del 1912 una compagnia bersaglieri ciclisti fu, per la prima volta in assoluto, impiegata in zona di guerra.
Nel 1915, all’atto dell’entrata in guerra dell’Italia, molti reparti bersaglieri erano dislocati fuori dal territorio nazionale. Diversi battaglioni erano in colonia, il 10° reggimento in Albania dove rimase fino al 1920. Oltre ad azioni militari, i bersaglieri, con i reggimenti 2° e 11°, accorsero nel territorio marsicano devastato dal terremoto. Agli inizi della prima guerra mondiale i bersaglieri erano disposti su 12 reggimenti. Ognuno composto da 1 comando, 3 battaglioni a piedi, 1 ciclisti e di un deposito. Dalla fine del 1914 agli inizi del 1915 furono costituiti diversi battaglioni di milizia mobile.
Per la guerra in Africa Orientale vennero costituiti due corpi d’operazione, uno in Eritrea ed uno in Somalia. in Eritrea furono mobilitati alcuni reparti bersaglieri. Il reparto scelto fu il 3° reggimento bersaglieri che venne riformato su 4 battaglioni, tutti a piedi.
E’ praticamente impossibile narrare le gesta dei bersaglieri nel secondo conflitto mondiale. Molte furono le vittime e molteplici le onorificenze. Il 22 giugno 1941 la Germania diede inizio all’operazione Barbarossa, l’attacco all’Unione Sovietica. Il Regio esercito inviò il 10 luglio 1941 il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.l.R.) composto da 3 divisioni celeri: Pasubio, Torino e Principe Amedeo Duca d’Aosta. In quest’ultima divisione confluì il 3° reggimento bersaglieri. Nelle varie azioni i reparti vennero spostati alle dipendenze delle varie unità. Alla fine del 1941 il reggimento aveva perso la metà degli effettivi, così ne fu inviato uno nuovo, il 6º Reggimento, reduce dalla Jugoslavia. Questo risultava composto da 3 battaglioni, il VI, XIII e XIX, 106ª compagnia motociclisti, 272^ cannoni e dal XIV autogruppo. La 17^ motociclisti e la 72^ cannoni, che appartenevano al 6°, erano in Africa settentrionale mentre la 2^ motociclisti e la 172^ cannoni erano già in Russia con il 3º reggimento.
Dall’Italia, per rinforzare il 3°, giunse il 103º battaglione complementi bis con 600 uomini. Nell’estate del 1942 arrivò un nuovo battaglione, il LXVII reparto di bersaglieri corazzato su carri L6-40. Con 3 compagnie motociclisti, la 106°/6°, la 2^/6° e la 3^/3° fu costituito il XLVII battaglione motociclisti. Il 9 luglio il C.S.I.R. diventò XXXV corpo d’armata inquadrato neIl’8ª armata italiana. Verso la fine del dicembre 1942, il 3º reggimento venne praticamente distrutto in combattimento. Anche il 6°, a causa delle gravi perdite, fu ricostituito: comando, VI e XIX battaglione (con alcuni superstiti del 3°) e altri reparti minori. Alcuni scampati dalla distruzione deI 3º reggimento vennero riuniti Il 14 marzo presso il comando celere, a Sytnlcovo, per far parte di un nucleo provvisorio deI 3° reggimento comandato da un capitano che li riportò in Italia alla fine del marzo 1943.
Quindi il dopoguerra. sino ad arrivare ai giorni nostri. In questi ultimi cinquant’anni l’Esercito Italiano è stato più volte riorganizzato. Da reggimenti a battaglioni, poi nuovamente a reggimenti, e sarebbe lunghissimo ricostruire le vicende di tutti, ci limiteremo quindi a ricordare dove e quando i bersaglieri presero parte a vicende significative. L’Italia, a causa della sua struttura geologica, è altamente a rischio. Terremoti, allagamenti ed altre sciagure hanno funestato questi anni: Polesine, Vajont, Belice, Friuli, lrpinia, Umbria, non sono solo luoghi di questa nostra bella nazione, sono anche purtroppo località dove la furia della natura ha portato morte e distruzione, In queste zone, soldati di leva dei bersaglieri, accanto agli altri loro coetanei con altre mostrine, hanno contribuito ad aiutare i nostri connazionali così duramente colpiti. Ma oltre ad interventi sul territorio i bersaglieri sono stati presenti, come operatori di pace, in varie parti dei mondo: dal Libano ai territori della ex-Jugoslavia. Chi non ricorda i nostri fanti piumati in Libano che, nell’agosto del 1982, con l’elmetto verniciato di bianco e l’immancabile piumetto, sono sbarcati nella terra dei cedri. Il primo reparto era il battaglione Governolo. Due anni dopo di nuovo il Libano e di nuovo il Governolo, successivamente avvicendato dal Bezzecca, a sua volta sostituito dal battaglione Cernaia. Era solo l’inizio. Nella ex-Jugoslavia, dopo la morte di Tito che con il terrore aveva tenuto unito un così strano agglomerato di religioni, lingue, etnie tanto diverse tra loro, si era scatenato il caos. Punto cruciale dell’operazione era proprio un reparto bersaglieri: la brigata bersaglieri Garibaldi. I reggimenti 8°, carico di tradizioni, come abbiamo visto nel corso dell’articolo, ed il 18° furono poi destinati in Bosnia. Nei reportage giornalistici e nei filmati televisivi si vedono sempre i bersaglieri che hanno sostituito l’elmetto metallico mod. 33 con quello nuovo in fibra balistica, ma che non hanno certo abbandonato il loro piumetto né il tradizionale fez, quelli non sono capi dell’equipaggiamento, sono bandiere!
In queste missioni ci sono stati diversi caduti. Nel 1994 in Somalia il bersagliere Alessandro Giardina, fu ferito accidentalmente da un commilitone e rimasto tetraplegico, morì in Italia nel 2001 a causa delle complicazioni dovute alla ferita riportata. Nel 1999 in Bosnia, a Đakovica, in un incidente con la propria arma da fuoco perde la vita Pasquale Dragano, caporal maggiore del 18º reggimento bersaglieri. Nel 2012 in Kosovo per un incidente con la propria arma da fuoco morì Michele Padula, caporal maggiore dell’11º Reggimento bersaglieri. Nel 2013 in Afghanistan cadde nel corso di un attacco a Farah, Giuseppe La Rosa, capitano del 3º Reggimento bersaglieri, decorato di medaglia d’oro al valor militare alla memoria.