Nel 2018 un nuovo sinodo: tema i giovani

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E (di nuovo) Sinodo sia. Il breve comunicato della Sala Stampa della Santa Sede ha preannunziato che nel 2018 i padri sinodali saranno ancora chiamati per discutere su un tema molto importante: i giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Papa Francesco lo ha deciso «dopo aver consultato, come è consuetudine – spiega il comunicato – le Conferenze Episcopali, le Chiese Orientali Cattoliche sui iuris e l’Unione dei Superiori Generali, nonché aver ascoltato i suggerimenti dei Padri della scorsa Assemblea sinodale e il parere del XIV Consiglio Ordinario». La XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si svolgerà nell’Ottobre 2018.
Niente discussioni sul celibato sacerdotale, dunque, come qualcuno aveva ipotizzato. Il tema sembrava essere abbastanza probabile e, visto che Papa Francesco aveva più volte affermato che non si trattava di un dogma di fede, c’era già chi aveva immaginato (o sperato) questo come possibile argomento di confronto e discussione per il prossimo Sinodo. Il tema scelto, invece, come dice il comunicato, è «espressione della sollecitudine pastorale della Chiesa verso i giovani, è in continuità con quanto emerso dalle recenti Assemblee sinodali sulla famiglia e con i contenuti dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris Lætitia. Esso intende accompagnare i giovani nel loro cammino esistenziale verso la maturità affinché, attraverso un processo di discernimento, possano scoprire il loro progetto di vita e realizzarlo con gioia, aprendosi all’incontro con Dio e con gli uomini e partecipando attivamente all’edificazione della Chiesa e della società». La discussione sul celibato può attendere. La Chiesa ha individuato un’altra priorità in questo momento: i giovani, che sono certamente i più esposti al relativismo, alle colonizzazioni ideologiche, alle crisi spirituali perché ancora non hanno gli strumenti per fronteggiarli. Quegli stessi giovani che, tuttavia, rappresentano una ricchezza irrinunciabile per la Chiesa perché sono il mondo, la Chiesa stessa di domani.
Un tema da leggersi dunque – diceva il comunicato – in continuità con i lavori e le conclusioni del precedente sinodo. Nella Relatio Synodi, al numero 61, i padri sinodali avevano riflettuto sul fatto che la «Chiesa svolge un ruolo prezioso di sostegno alle famiglie, partendo dall’iniziazione cristiana, attraverso comunità accoglienti. Ad essa è chiesto, oggi ancor più di ieri, nelle situazioni complesse come in quelle ordinarie, di sostenere i genitori nel loro impegno educativo, accompagnando bambini, ragazzi e giovani nella loro crescita attraverso cammini personalizzati capaci di introdurre al senso pieno della vita e di suscitare scelte e responsabilità, vissute alla luce del Vangelo». Con l’espressione “cammini personalizzati” i padri sinodali hanno giustamente messo in rilievo la necessità che ogni giovane trovi la propria strada, ma non in solitudine: alla Chiesa è stato chiesto non soltanto di accompagnare genericamente le famiglie, ma anche di mostrare la stessa sollecitudine per i giovani, perché i futuri adulti possano scoprire e realizzare il proprio progetto di vita. Nello stesso numero i padri sinodali avevano indicato in Maria e precisamente nella pastorale e nella devozione mariana il «punto di partenza opportuno per annunciare il Vangelo della famiglia». Maria, dunque, come educatrice anche per i giovani.
Nell’Amoris Laetitia, l’attenzione ai giovani è espressa più volte. Per esempio, al n.272 leggiamo che «La formazione etica a volte provoca disprezzo dovuto a esperienze di abbandono, di delusione, di carenza affettiva, o ad una cattiva immagine dei genitori» e «poiché le resistenze dei giovani sono molto legate a esperienze negative, bisogna aiutarli a percorrere una via di guarigione di questo mondo interiore ferito, così che possano accedere alla comprensione e alla riconciliazione con le persone e con la società». Il cammino vocazionale di un giovane può essere infatti più difficile se questo parte da situazioni di precarietà o di sofferenza affettiva e, come ha notato l’AL, purtroppo oggi ci sono molte famiglie ferite. Assediati poi da messaggi edonistici e proposte di tipo sessuale, i giovani possono perdere di vista la bellezza della loro esistenza e il senso del perché Dio li ha chiamati alla relazione con Lui, disperdendo se stessi in mille rivoli di esperienze infeconde e tristi. Così dice ancora AL: «I giovani devono potersi rendere conto che sono bombardati da messaggi che non cercano il loro bene e la loro maturità. Occorre aiutarli a riconoscere e a cercare le influenze positive, nel tempo stesso in cui prendono le distanze da tutto ciò che deforma la loro capacità di amare».
Che domande nasceranno durante il Sinodo sul tema? Cosa chiederanno i padri sinodali ai giovani e quali richieste dei giovani porteranno nella discussione? Non sappiamo ancora. Tuttavia, conosciamo bene come il Papa desidera che siano i giovani. Abbiamo avuto la netta percezione della sua visione della gioventù durante l’ultima Gmg, in Polonia. Alla veglia di preghiera il Papa ha invitato a non perseguire «la paralisi che nasce quando si confonde la felicità con un divano». I giovani possono infatti pensare che per essere felici serva un «divano che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri. Un divano, come quelli che ci sono adesso, moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci garantiscano ore di tranquillità per trasferirci nel mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al computer. Un divano contro ogni tipo di dolore e timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci né preoccuparci». Con un’espressione che arriva immediatamente, tipica dello stile pastorale di Papa Francesco, questo tipo di paralisi è stata definita la “divano-felicità”. Il rischio – ha spiegato il Papa ai giovani – è che «a poco a poco, senza rendercene conto, ci troviamo addormentati, ci troviamo imbambolati e intontiti […] mentre altri – forse i più vivi, ma non i più buoni – decidono il futuro per noi. Sicuramente, per molti è più facile e vantaggioso avere dei giovani imbambolati e intontiti che confondono la felicità con un divano; per molti questo risulta più conveniente che avere giovani svegli, desiderosi di rispondere, di rispondere al sogno di Dio e a tutte le aspirazioni del cuore. […] domando a voi: volete essere giovani addormentati, imbambolati, intontiti? Volete che altri decidano il futuro per voi? Volete essere liberi? Volete essere svegli? Volete lottare per il vostro futuro?». Quasi un invito alla battaglia da portare avanti contro tutte quelle correnti di pensiero che vogliono addomesticare la gioventù, togliendo la capacità di sognare e di compiere scelte definitive, come quella del matrimonio o della consacrazione a Dio.
Proprio a questa gioventù, così smarrita perché spesso convinta a praticare la felicità-divano, il Santo Padre aveva spiegato che la vita era diversa da come ci viene talvolta raccontata: «la verità è un’altra – ha continuato nel suo discorso in Polonia – cari giovani, non siamo venuti al mondo per “vegetare”, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta. É molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta. Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà. Non siamo liberi di lasciare un’impronta. Perdiamo la libertà. Questo è il prezzo. E c’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi; c’è tanta gente che non vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati, addormentati, ma mai liberi. No, questo no! Dobbiamo difendere la nostra libertà!».
Il sinodo su giovani, fede e discernimento vocazionale può inquadrarsi allora in questa visione dei giovani come persone libere, capaci di sogni grandi, in grado di rischiare. Le famiglie di oggi possono essere fucine di vocazioni se ai giovani viene rivolta una parola di speranza che li inviti ad essere autentici, puntando su qualcosa di diverso rispetto alle tante schiavitù, le tante gabbie – diremmo – che il mondo contemporaneo ha previsto per imprigionare la parte più bella e più fresca del loro cuore. Perché siamo figli di un Dio che ci ha amati nella libertà e ci ha incontrati in Suo Figlio che è venuto con una proposta radicale ma senza costrizione. «Gesù – ha affermato ancora il Papa in Polonia – è il Signore del rischio, è il Signore del sempre “oltre”. Gesù non è il Signore del confort, della sicurezza e della comodità. Per seguire Gesù, bisogna avere una dose di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio». Nulla che sia statico, freddo, scontato, dunque: esattamente com’è la chiamata di Dio per la vita di ciascuno. E come immaginiamo sarà questo Sinodo sui giovani, date le premesse.

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