L’obiettivo è chiaro e forte: non pagare le tasse che finanziano la corsa agli armamenti e all’aborto. La vicenda che ha visto protagonista Andrea Mazzi, obiettore di coscienza alle spese militari ed abortive, è avvenuta a Bologna nei giorni scorsi: presso la Commissione Tributaria Regionale dell’Emilia-Romagna si è svolta l’udienza d’appello del ricorso riguardante una cartella esattoriale per mancata IRPEF pagata per un importo pari a cinquanta euro.
La persona in questione appartiene alla straordinaria opera fondata da Don Benzi: la Comunità Papa Giovanni XXIII. Mazzi ha deciso di perseguire la via, alquanto inedita per il nostro paese, di non contribuire a finanziamenti a sostegno degli armatori e degli abortisti: per queste ragioni ha versato la somma, oggetto della contestazione indicata nella cartella esattoriale, all’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile e alla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Una scelta che motiva con queste parole: “Ho preferito sostenere realtà che concretamente promuovono la pace e la vita”. Una strada, quella intrapresa da Mazzi, non semplice e non priva di “prezzi da pagare”: già nel 2008 praticò obiezione fiscale e venne privato della propria automobile per ben nove mesi.
«Ritengo che pagare le tasse sia un dovere – continua Mazzi – ma non posso accettare che i miei soldi siano usati per mantenere in piedi dei sistemi oppressivi, che privano della vita tanti miei concittadini e portano guerra e distruzione in tante parti del mondo».
Una domanda sorge spontanea: perché legare l’obiezione alle spese militari con quella all’aborto? I promotori dell’iniziativa rispondono dicendo che “esercito, armi, aborto e fecondazione artificiale sono gli unici ambiti in cui i contribuenti finanziano distruzione di vite umane”
Giovanni Ramonda, Responsabile generale della Comunità, conferma con queste parole la bontà della scelta: «Occorre che le istituzioni concedano il diritto all’opzione fiscale alle spese militari. Carichi di armi oggi partono da porti ed aeroporti italiani ed alimentano conflitti in tutto il mondo, in palese violazione della legge 185/90; non possiamo continuare a piangere sulle vittime di queste violenze senza fare scelte concrete per mettere fine a tutto questo. In modo analogo, mentre il nostro paese lentamente si spegne per il declino demografico, continuiamo a destinare risorse a sopprimere giovani vite anziché accoglierle e prendercene cura. Ogni giorno 270 bambine e bambini vengono abortiti con i soldi delle nostre tasse. Sempre con l’opzione fiscale può essere possibile per chi lo desidera sostenere direttamente le maternità anziché gli aborti».
Durante l’udienza la Commissione di inchiesta è stata interpellata sulla richiesta della difesa di annullare la sentenza di primo grado. Entro un mese si avrà il verdetto definitivo.
Ha dichiarato all’uscita Mazzi: «l’Avvocato Michela Trivellato che mi ha seguito ha riscontrato una grande attenzione da parte dei giudici; i miracoli possono sempre avvenire», ma ha aggiunto: «Qualora la mia richiesta di appello venisse respinta farò ricorso alla Corte di Giustizia Europea, per chiedere che venga riconosciuto il primato della coscienza dell’individuo, anche in campo fiscale».
Una testimonianza di fede che si fa missione, capace di interrogare ogni uomo e ogni donna sulla centralità della battaglia a difesa della vita a trecentosessanta gradi.
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