In Zimbabwe è di nuovo emergenza alimentare. L’Onu stima che oltre 1,5 milioni di zimbabwiani, il 16% della popolazione, ha bisogno di urgente aiuto. Particolarmente a rischio sono le regioni meridionali, dove sono maggiori le conseguenze dei mancati raccolti, dovuti alle scarse piogge dell’ultima stagione. Secondo quanto riferisce una nota dei Padri Bianchi, in questi distretti, si prevede che il 23% delle terre coltivate, prevalentemente a mais, non produrranno alcun raccolto. L’instabilità nell’approvvigionamento alimentare è legata in particolare al Fast Track Land Reform Programme, controverso programma di riforma agraria avviato nel 2000 che costrinse 2900 proprietari terrieri bianchi a lasciare le proprie tenute. L’obiettivo dichiarato era la redistribuzione delle terre ai piccoli coltivatori di colore. L’esproprio, però, non sortì alcun effetto positivo. L’iperinflazione, l’aumento della disoccupazione e gli effetti del cambiamento clim atico hanno portato l’economia al collasso. Nel 2008, l’inflazione ha toccato il 231.000.000%. Nell’aprile 2009, nel tentativo di stabilizzare l’economia, il Governo ha deciso di non stampare più dollari zimbabwiani, sostituendoli con il dollaro americano e altre valute estere. Dal 15 giugno di quest’anno, poi, il dollaro zimbabwano ha smesso di avere corso legale ed è stato ufficialmente sostituito dal dollaro americano e dal rand sudafricano. Questa politica ha riportato un pò di stabilità finanziaria, ma non ha risolto tutti i problemi. Mancano infatti i servizi sociali di base e anche i comparti industriali non strettamente legati all’agricoltura ne hanno risentito pesantemente. Oltre a rimanere gravi le difficoltà nell’approvvigionamento del cibo.