USA ed Iran venti di guerra

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USA- Iran – Ancora tensione tra Stati Uniti e Iran dopo l’uccisione, nei giorni scorsi, del generale iraniano Qassem Soleimani in seguito ad un raid Usa su Baghdad. Nel primo giorno di lutto, dei tre proclamati in Iran, migliaia di persone hanno partecipato per le strade di Ahvaz al corteo funebre in memoria del generale. Nella vicenda è intervenuto l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, esprimendo “profonda preoccupazione per l’aumento degli scontri in Iraq” ed esortando alla moderazione per evitare un’ulteriore escalation di violenza. Borrell ha invitato a Bruxelles il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif.

Intanto è ancora botta e risposta tra Washington e Teheran. Dall’Iran si chiede l’evacuazione delle basi militari americane nella regione, promettendo vendetta se questo non accadrà e sostenendo di aver già individuato 35 obiettivi da colpire. Non sarebbero esclusi attacchi nello stretto di Hormuz, attraverso il quale passa circa il 20% dei traffici petroliferi mondiali via mare. La minaccia è stata subito presa sul serio da Londra che ha disposto la scorta militare per le navi battenti bandiera britannica.

Da parte sua il presidente statunitense Donald Trump aveva affermato che in caso di attacco iraniano, gli Usa sono pronti all’azione in 52 siti importanti per la cultura iraniana, 52 come gli ostaggi americani sequestrati da Teheran nel 1979. Su twitter, il ministro degli Esteri iraniano Zarif ha scritto che “colpire siti culturali sarebbe un crimine di guerra”.

Entro stasera l’Iran, che ha esortato tutti i Paesi del mondo a prendere posizione contro gli Usa, deciderà se avviare una nuova fase della sua uscita dall’accordo sul nucleare.

In questo contesto il Patriarca della Chiesa cattolica caldea, Louis Raphael Sako, ha lanciato un accorato appello: “Gli iracheni – ha affermato – sono ancora scioccati per ciò che è successo la settimana scorsa. Hanno paura che l’Iraq si trasformi in un campo di battaglia, invece di essere una nazione sovrana in grado di proteggere i suoi cittadini e le sue ricchezze. In circostanze così critiche e tese, è saggio tenere un incontro in cui tutte le parti interessate siedano attorno a un tavolo per un dialogo ragionevole e civile che risparmi all’Iraq conseguenze inaspettate. Imploriamo Dio Onnipotente – ha concluso Sako – di garantire all’Iraq e alla regione una ‘vita normale’, pacifica, stabile e sicura, cui noi aspiriamo”.




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