Hanno suscitato grande clamore le parole di padre James Martin, il gesuita chiamato il mese scorso a ricoprire il ruolo di consulente della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede. Il sacerdote su Facebook ha scritto un post che ha acceso il dibattito: “Probabilmente alcuni santi erano gay. Una certa parte dell’umanità è gay. Anche una certa parte dei santi poteva esserlo. Potresti essere sorpreso quando in Paradiso verrai salutato da uomini e donne Lgbt”.
Intelligonews ha chiesto un’opinione sulla vicenda a Mario Adinolfi, giornalista, blogger e presidente del Popolo della Famiglia.
Santi gay, parla Adinolfi: ‘Cristianesimo non scimmiotti il gay pride’ Come commenta il post di padre Martin, nuovo consulente della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede?
“Ormai va di moda questa formula tutta comunicativa di cosiddetta apertura al mondo Lgbt. Repubblica, ad esempio, ci raccontava ieri delle veglie contro l’omofobia presso le parrocchie. A me sembrano tutte vicende di comunicazione che non significano nulla. Con grande chiarezza sia Papa Benedetto sia Papa Francesco hanno detto che l’omosessualità è fuori dalla Chiesa. C’è un’istruzione del 21 agosto del 2005 in cui Papa Benedetto dice che non bisogna ordinare sacerdoti omosessuali e spiega perché l’omosessualità nella Chiesa è ancora un peccato grave. Questa istruzione è stata confermata anche da Papa Francesco. Se non ci possono essere sacerdoti che sono omosessuali figuriamoci i santi. Il fatto è che l’omosessualità praticata è certamente un peccato grave secondo la dottrina della Chiesa. Ovviamente gli omosessuali, come tutti i peccatori, sono accolti dalla Chiesa ma da qui a tratteggiarne la Santità ce ne passa. Siamo tutti peccatori, ma i peccati restano peccati. L’istruzione per l’ordinazione dei sacerdoti di Papa Benedetto esclude dal sacerdozio non solo gli omosessuali che praticano ma anche quelli che hanno tendenze omosessuali o che sostengono la cosiddetta cultura gay. Ogni comunicazione su questo terreno deve avere sempre a che fare con la dottrina cattolica”.
Padre Martin infatti ha esplicitamente fatto riferimento alla comunità Lgbt parlando del paradiso.
“Questo io non lo escludo, non sono mica Dio. La potestà salvifica di Dio non la può condizionare nessuno, Dio può salvare chi vuole e noi non sappiamo chi troveremo in paradiso. Non abbiamo alcuna presunzione di superiorità da questo punto di vista”.
Qualcuno già parla di trans-cattolicesimo. Cosa ne pensa?
“Non può nascere, quelle veglie di cui parlavamo prima ad esempio sono state cancellate, se si ragiona con un attimo di fermezza su quello che significa essere cristiani, si capisce che il cristianesimo non può mettersi a fare lo scimmiottamento del gay pride”.