Alla vigila del 14° viaggio apostolico in Armenia, Papa Francesco ha diffuso un videomessaggio. Il Pontefice saluta con affetto il “primo Paese cristiano – come recita il motto del viaggio – che incontrerà tra breve.
“Vengo come pellegrino, in questo Anno Giubilare, per attingere alla sapienza antica del vostro popolo e abbeverarmi alle sorgenti della vostra fede, rocciosa come le vostre famose croci scolpite nella pietra”.
Vengo come vostro fratello – continua il Papa – animato dal desiderio di vedere i vostri volti, di pregare con voi e condividere il dono dell’amicizia. Poi Francesco guarda più da vicino le ferite di un popolo tenace, ma duramente colpito nella sua storia, una storia – dice il Santo Padre – che suscita ammirazione e dolore.
“Ammirazione, perché avete trovato nella croce di Gesù e nel vostro ingegno la forza di rialzarvi sempre, anche da sofferenze che sono tra le più terribili che l’umanità ricordi; dolore, per le tragedie che i vostri padri hanno vissuto nella loro carne”.
Ma è un popolo forte, quello armeno, che ha i mezzi per reagire al dolore e agli assalti del male, sottolinea Papa Francesco. Come Noè dopo il diluvio, di fronte alle difficoltà, anche tragiche, non deve mai mancare la speranza e la voglia di resurrezione.
“Come servo del Vangelo e messaggero di pace desidero venire tra voi, per sostenere ogni sforzo sulla via della pace e condividere i nostri passi sul sentiero della riconciliazione, che genera la speranza”.
Il videomessaggio si conclude con spirito ecumenico: il Papa esprime trepidazione nell’attesa di riabbracciare il Patriarca della Chiesa apostolica armena, quello che lui stesso chiama “il mio fratello Karekin”, e insieme a lui dare rinnovato slancio al nostro cammino verso la piena unità. A conclusione del videomessaggio, un saluto in tradizione puramente armena:
“Grazie e a presto! Tsdesutiun!”.
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Armenia, l’attesa della gente: grazie a un Papa che ci ama
Frattanto in Armenia l’entusiasmo è alle stelle. Si lavora giorno e notte. Il Palco che ospiterà l’evento centrale del viaggio, la preghiera ecumenica a Piazza Repubblica di Yerevan, è quasi pronto. Lungo le strade sono stati già allestiti i manifesti con il logo del viaggio apostolico e le bandiere rosso blu arancione, con accanto quelle gialle e bianche del Vaticano
Tutti vogliono vedere da vicino il Santo Padre; tutti desiderano poterlo abbracciare e dirgli grazie, come è il caso di Garen, un signore di 45 anni: ”Non sono cattolico” – ci dice – “ma armeno e cristiano. E’ un onore per noi ospitare Papa Francesco. E’ il secondo Papa che ci viene a fare visita dopo il viaggio apostolico compiuto da San Giovanni Paolo II nel 2001”.
Con Papa Francesco abbiamo anche un debito di riconoscenza. Nell’anno del centenario ha voluto onorare i martiri armeni con una solenne Messa celebrata in Vaticano a San Pietro, durante la quale ha espresso tutto il suo amore e la sua stima al nostro popolo. Ed ora tocca a noi ricambiarli questo amore e questa stima. Il Santo Padre è il benvenuto. Non vediamo l’ora di poterlo riabbracciare”.