Nella Russia di Putin la Fede ed i suoi valori crescono. La storia delle Croce di Putin benedetta al Santo Sepolcro

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Mentre in Italia, ma soprattutto nell’Unione Europea il calo della religiosità nelle persone è in continuo ascesa la tanto bistrattata (dai media) Russia di Putin va controtendenza.
Mentre l’egocentrico occidente pensa ad accrescere i poteri delle ricche lobby, a distruggere i valori, a non rispettare la vita, a commerciare i bambini ed a calpestare i valori della famiglia tradizionale dalla Russia giungono dati di tutt’altro tipo.

Nella patria di Puskin sono infatti in aumento il numero di chiese, sacerdoti e istituti religiosi. Secondo i dati di Vtsiom, nell’arco di 15 anni nella Federazione sarebbero state aperte circa 20mila chiese ortodosse. Solo nell’ultimo quinquennio il numero complessivo di chiese e cappelle nella diocesi di Mosca è passato da 837 nel 2010 a 1.056 nel 2014 (934 chiese e 122 cappelle). E nel 2014 è stato lanciato un programma per la costruzione di 200 chiese nella regione di Mosca.

È aumentato notevolmente anche il numero di sacerdoti che, dai livelli zero dell’inizio, risulta raddoppiato. Secondo le stime presentate nel rapporto del Patriarca Aleksej II al Giubileo episcopale della Chiesa ortodossa russa nell’agosto 2000, nel Paese si contavano circa 17.500 sacerdoti, mentre oggi sarebbero almeno 35.000. Tuttavia, il complesso del corpo ecclesiastico non si limita ai soli sacerdoti, ma comprende anche un elevato numero di giovani diaconi con le loro famiglie, anch’essi parte attiva della vita della Chiesa.

Secondo Roman Lunkin, direttore del Centro di ricerca sui problemi religiosi e sociali dell’Istituto di Studi sull’Europa dell’Accademia delle Scienze russa, l’aumento del numero dei sacerdoti in Russia è dovuto innanzitutto alla riforma amministrativa voluta dal Patriarca Kirill. La riforma, avviata nel 2009, prevedeva la formazione nei soggetti della Federazione Russa di una serie di metropolitanati, divisi in piccole diocesi guidate da un vescovo. Risulta in aumento anche il numero dei vescovi e ciascuno di loro, cercando di dare peso alla propria diocesi, si apre ai fedeli, cercando di reclutare il maggior numero possibile di persone per il lavoro nelle parrocchie. La comparsa di nuovi parrocchiani si deve ai grandi progetti che sono stati varati per la costruzione di nuove chiese a Mosca e nelle altre regioni.

Al tempo stesso il sacerdozio è diventato più attrattivo sul piano materiale. Qui tutto dipende dalla volontà del vescovo che decide dove il sacerdote dovrà esercitare il suo ministero, se in una chiesa importante del centro cittadino con un grande numero di parrocchiani agiati e una domanda elevata di servizi, oppure in un villaggio sperduto dove spesso un sacerdote è costretto a procurarsi un reddito supplementare per vivere. “La Chiesa ortodossa è diventata una norma sociale, una realtà utile e necessaria per i rappresentanti del potere”, afferma Roman, e di conseguenza la domanda per la professione sacerdotale è in aumento.

Va segnalato con dovizia di particolari che i sacerdoti non sono cresciuti soltanto numericamente, è anche la sua formazione a essere migliorata sul piano qualitativo. Fino ai primi anni 2000 una persona senza istruzione, dotata di una fervente vocazione all’ortodossia, poteva essere ordinata sacerdote, ma verso la metà degli anni 2000 si erano riscontrate forti carenze nei seminari. La situazione è mutata drasticamente dopo il 2009 quando la Chiesa ortodossa russa è riuscita a ottenere che la teologia figurasse tra le specializzazioni autorizzate dalla Commissione di valutazione del Ministero della Scienza e dell’Istruzione della Federazione Russa, cosa che ha consentito la discussione di tesi di dottorato su argomenti teologici.

“Anche ora si continuano a consacrare sacerdoti senza istruzione, specialmente nelle più remote regioni russe, ma poi li si esorta a dedicarsi alla propria formazione, un compito ritenuto necessario sia sul piano spirituale che culturologico”, ha affermato padre Aleksandr Voroshilov, giovane sacerdote della parrocchia di San Nicola Taumaturgo di Naberezhnye Chelny.

Sentendo la vocazione già da adolescente ha deciso di entrare in un istituto religioso e poi ha proseguito gli studi in seminario dove li ha conclusi con ottimi risultati e, una volta discussa la tesi di magistero, ha continuato da solo a coltivare la propria formazione. “È la formazione che ricevi a indirizzarti verso una corretta visione del pensiero cristiano. Un sacerdote che non ha nessuna formazione può indulgere all’eresia”, sostiene padre Aleksandr. La sua preparazione lo aiuta anche a confrontarsi con i settari e ad attirare giovani fedeli con un livello culturale più elevato rispetto a quello delle vecchie generazioni. “Cerchiamo di andare nelle scuole, nelle università, persino nelle palestre e parliamo per strada con le persone. Io sono giovane e attiro i giovani, cerchiamo di svolgere il nostro lavoro con l’aiuto di Dio”.

Oggi gli istituti teologici in Russia sono 51, mentre fino al 2007 erano 38. Negli anni 2016-17, secondo il rapporto del Patriarca Kirill, gli studenti diplomati in cinque di questi istituti di Mosca sono stati 4.030. Pochi di loro diventeranno sacerdoti, molti ricevono invece una formazione per diventare missionari, catechisti e operatori sociali e in istituti separati studiano anche le ragazze. L’elenco delle materie è ampio: oltre alla religione, si studiano la teologia e la liturgia e una grande attenzione è riservata alle lingue moderne e antiche, alla storia e al diritto.

I sacerdoti e i vescovi che vogliono ottenere un’istruzione superiore, studiano anche a distanza. In ambito ecclesiastico esistono corsi di specializzazione per sacerdoti. Il Dipartimento sinodale per la carità e il servizio sociale e quello per l’informazione della Chiesa ortodossa russa organizzano corsi personalizzati, mentre per il dottorato in ecclesiastico – il livello più alto di formazione teologica – vengono istituiti corsi per vescovi.

Grazie allo sviluppo del sistema formativo si stanno formando parrocchie avanzate con sacerdoti dotati in grado di attirare nuovi fedeli e soddisfare i loro bisogni culturali. Un grave problema sussiste tuttora nelle regioni periferiche del Paese dove i finanziamenti e i programmi di formazione giungono assai più lentamente.

D’altronde come non ricordare che la Russia si è sempre considerata legittima erede dell’Impero bizantino, distrutto dagli Ottomani nel 1453, e custode della cristianità la “terza Roma”.

Dunque pilastro ideologico su cui poggia la Russia di Vladimir Putin è l’Ortodossia.

L’ex tenente colonnello del Kgb ha ricreato con il clero russo quel rapporto che a Costantinopoli, durante l’era imperiale, veniva definito “sinfonia”. La Chiesa moscovita è ancora, come nel passato pre-sovietico, chiesa di Stato, anima del Paese, braccio spirituale di tutte le Russie, partner insostituibile dei poteri pubblici.

Putin ha conferito credibilità a questo connubio comportandosi come un devoto credente: visita i santuari, si fa il segno della croce, rende omaggio alle icone, si confessa e si comunica.

In un interessante saggio su “La Russia del terzo millennio”, Stefano Caprio scrive che alla domanda di un giornalista televisivo americano sui suoi sentimenti religiosi, Putin ha risposto che sua madre, alla vigilia di un viaggio in Israele, gli dette una piccola croce perché la facesse benedire al Santo Sepolcro. Decise di portarla sempre con sé quando la sua dacia andò in fiamme e la croce riapparve, intatta, fra le macerie fumanti della casa distrutta.

Come ha scritto G.K. Chesterton, quando gli uomini cessano di credere in Dio, non è che da allora non credono in nulla; è che credono a qualunque cosa. Le elites europee, cessato di credere nel Cristianesimo, cominciarono a convertirsi alle ideologie, quelle che Russel Kirk chiamava “religioni secolari”. Per un certo tempo, queste religioni laiche – Marx-leninismo fascismo, nazismo – hanno conquistato i cuori e le menti di milioni. Ma sono oggi tra gli dèi che hanno fallito nel 20 secolo.

Adesso l’Occidente abbraccia le fedi più nuove: egualitarismo, democratismo, capitalismo, femminismo, ambientalismo, mondialismo. Anche queste danno significato alle vite di milioni; ma anche queste sono sostituti inadeguati della fede che ha creato l’Occidente. Ciò, perché manca a loro la cosa che il cristianesimo ha dato all’uomo: una causa non solo per la quale vivere, e per la quale morire, ma un codice morale con cui vivere tutti i giorni – con la promessa che, termine di una vita vissuta secondo quel codice, viene la vita eterna.

Le verità che l’America ha insegnato al mondo, l’inerente dignità e valore dell’uomo, e l’inviolabilità dei diritti umani, risalgono alla cristianità, che insegna che ogni persona è figlia di Dio. Oggi però, con il cristianesimo morto in Europa, e lentamente morente in America, la cultura occidentale diventa sempre più corrotta e decadente, e la civiltà occidentale è visibilmente in declino. Rudyard Kipling ha previsto tutto ciò in “Recessional”:“Le nostre flotte inviate lontano si son dissolte, su dune e promontori affonda il fuoco: ecco, tutta la grandiosità di ieri ha avuto lo stesso destino di Ninive e Tiro”.

Tutti gli imperi dell’Occidente sono svaniti, e i figli dei popoli un tempo soggetti attraversano il Mediterraneo per ripopolare i paesi materni, i cui abitanti nativi invecchiano, calano e muoiono. Dal 1975, due sole nazioni europee hanno mantenuto un tasso di natalità sufficiente a tener vivi i loro popoli: l’Albania musulmana e l’Islanda. Date le popolazioni che rimpiccioliscono e le ondate di immigrati che arrivano dall’Africa e dal Medio Oriente, prima della fine del secolo si può prevedere un’Europa islamica.

Come ha visto Johnson, nessuna politica laica può curare la malattia dell’anima dell’Occidente: la perdita della fede, perdita che appare irrecuperabile”.

Vladimir Putin, che ha visto da vicino la fine del marxismo-leninismo, sembra capire l’importanza cruciale del cristianesimo almeno per la sua Russia e con questo pensiero ma anche, che ne dicano i suoi detrattori, mediante la forza della sua Fede personale, cerca di far rivivere la Chiesa ortodossa e di iscrivere il suo codice morale nella legislazione della Russia. L’odio irrazionale che il progressismo radicale vigente tributa a Vladimir Putin è il presentimento che la salvezza della civiltà richieda una “rettificazione”, l’adesione a un codice morale quotidiano, a dogmi esigenti fondati nella storia del popolo, la rinuncia all’edonismo microscopico e pullulante; la fine della vacanza dell’edonismo dozzinale e standard a cui le masse atomizzate europee si credono (son fatte credere) “liberate”, emancipate dai “dogmi e tabù”.




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