Francia – Il presidente Macron in crisi di popolarità cerca soluzioni per risalire la china: Jean Castex sarà il prossimo primo ministro. A lui il compito di risollevare la figura del presidente a picco nel favore dei francesi.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha nominato Jean Castex nuovo premier. Castex è l’alto funzionario che ha guidato il piano di deconfinamento post-epidemia di Codiv-19.
Castex prende dunque il posto del premier dimissionario Edouard Philippe ed è ora incaricato dal presidente Emmanuel Macron di formare un nuovo governo.
L’inizio della fine del macronismo è stato ufficializzato dalle dimissioni del primo ministro Edouard Philippe.
Accettando le dimissioni di Philippe, il solo “eminente” eletto nel secondo turno delle amministrative domenica scorsa, sindaco di Le Havre, mentre i suoi compagni di partito di La République en marche! venivano decimati, Macron ha sostanzialmente preso atto che la compagine che avrebbe dovuto sostenerlo non reggeva più.
Facendo un parallelismo impossibile, Jean Castex sta alla Francia come Vittorio Colao sta all’Italia. È stato lui, infatti, a coordinare l’uscita dal lockdown nell’Esagono, coordinando le fasi della ripartenza.
Ex collaboratore di Nicolas Sarkozy, Castex, 55 anni, era stato nominato a inizio aprile responsabile interministeriale incaricato di gestire la fase di uscita dal lockdown (fase 2) nel quadro della lotta al coronavirus. Tra i suoi incarichi elettivi, anche quello di sindaco di Prades, eletto con il partito dei Républicains (destra).
Castex ha 55 anni, è sindaco di Prades, sui Pirenei orientali (eletto con il partito Les Républicains), e per essere stato chiamato a gestire la cosiddetta fase due dopo la fine del lockdown è stato soprannominato “Monsieur déconfinement”. Si è diplomato a Sciences Po, è stato capo di gabinetto di Xavier Bertrand ai tempi in cui era ministro della Salute ed è considerato molto vicino a Nicolas Sakozy, che lo aveva nominato vicesegretario generale dell’Eliseo.
Macron, in serio calo di popolarità – come hanno dimostrato le amministrative di domenica scorsa – anche a causa della crisi coronavirus, mantiene così la promessa di reinventare la propria amministrazione centrista. Traendo lezione da un voto che in particolare ha premiato il partito dei Verdi. Giovedì, il presidente della Repubblica e il suo premier per tre anni si erano incontrati: concordando, secondo l’Eliseo, sulla necessità di un nuovo governo che «incarni una nuova fase del quinquennato, un nuovo cammino». Philippe – unico tra le fila di Lrem (La République En Marche), il partito di Macron, a uscire vittorioso dalle elezioni, nella città di Le Havre – assicurerà la gestione degli affari correnti.
Il suo ruolo pubblico – che era stato già alimentato grazie alla nomina come commissario per i Giochi Olimpici di Parigi nel 2024 – ha aumentato il prestigio in seguito alle misure di contenimento in Francia e alla pianificazione della ripresa economica e sociale in Francia, dall’individuazione di una strategia per la ripresa delle attività commerciali, fino alla riapertura delle scuole. Unico neo, il mancato via libera al campionato di calcio della Ligue1, che è stato sospeso prima ancora che negli altri Stati d’Europa.
Emmanuel Macron ha individuato in lui l’uomo giusto per la seconda parte del suo mandato. Una figura che ha acquisito popolarità nel periodo del coronavirus e che, adesso, sposta l’asse del governo francese verso destra, in una visione più conservatrice, ugualmente europeista e anti-populista ma che apre agli elettori di destra che sono già il suo vero incubo in attesa del prossimo voto presidenziale.
Per riconquistare gli elettori e convincerli a sceglierlo una seconda volta Macron non ha molto tempo: il suo mandato scade nel 2022. Sulla sua strada, il popolare Philippe potrebbe diventare per lui un ostacolo ingombrante: sia se fosse rimasto al suo fianco, mettendolo in ombra, che se dovesse decidere addirittura di candidarsi contro di lui.
Già lunedì il capo dello stato e Philippe si erano parlati prima dell’intervento di Macron alla Convenzione sul clima, per dare le sue risposte alle raccomandazioni arrivate dai 150 cittadini coinvolti, per sorteggio, alla formulazione della politica francese su questo fronte. L’estromissione di Philippe è il segno del cambiamento annunciato dal presidente, ma non l’unico: dovrebbero lasciare il governo anche vari altri ministeri, tra cui quello del lavoro.
Secondo il quotidiano Le Figaro, le dimissioni del primo ministro sono state concordate in un incontro all’Eliseo. Ed è trapelato che il presidente starebbe già lavorando alla formazione di una “squadra” di governo completamente nuova che sostituirà quella guidata fino ad oggi da Philippe. L’obiettivo sarebbe quello di presentarla l’8 luglio al primo utile Consiglio dei ministri.
Il futuro della maggior parte dei francesi appare profilarsi irto di difficoltà. Con il nuovo primo ministro ed il nuovo governo di “fidatissimi” del presidente, Macron si prepara a spingere su riforme economiche che metteranno in difficoltà la parte della popolazione meno agiate. In poche parole meno tasse, ma non per tutti. Soltanto per chi è più ricco, mentre la classe media continuerà a soffrire e quella Francia profonda che pur aveva creduto nel sorridente e pieno di promesse politico di Amiens si troverà a dover pagare lo scotto alla grande finanza prodiga di assicurazioni sull’avvenire della Francia che invece è a dir poco disastroso.
Per certi aspetti la Francia ricorda l’Italia dove non si vota e si “galleggia” con un governo che ha l’unico scopo di non portare le destre al potere.
I francesi hanno avuto non paura della destra alle ultime presidenziali ma ora non possono che prendere atto di una palpabile realtà: il macronismo è stato l’incantamento di una esigua parte degli elettori a fronte dello sfacelo partitocratico che Sarkozy prima e Hollande poi avevano determinato ed il macronismo è già finito, ancor prima di chiudere il mandato presidenziale!