Coronavirus – Si aggrava il bilancio dell’epidemia da Coronavirus in Spagna e il Consolato Generale d’Italia a Barcellona aggiorna i connazionali sulle ultime disposizioni da parte del governo locale, invitando i connazionali ad attenersi “scrupolosamente” alle indicazioni pubblicate e costantemente aggiornate dalle autorità.
Il 14 marzo il Governo spagnolo ha decretato per 15 giorni lo stato di allerta in tutto il territorio nazionale. Sulla base di tale provvedimento, l’esecutivo ha, tra l’altro, limitato i movimenti delle persone, permettendo la circolazione solo per questioni indifferibili come l’acquisto di alimenti e farmaci, il raggiungimento del posto di lavoro, cause di forza maggiore. È permesso inoltre spostarsi “per raggiungere il proprio luogo di residenza abituale”.
Il 16 marzo, il Governo spagnolo ha annunciato la reintroduzione dei controlli alle frontiere terrestri spagnole. Pertanto da oggi, 17 marzo, è consentito l’ingresso in Spagna solo ai cittadini spagnoli, ai residenti in Spagna, ai lavoratori trasfontalieri e alle persone con documentate cause di forza maggiore. Ciò non impedisce ai cittadini italiani che avessero necessità urgenti di far rientro al proprio luogo di residenza in Italia.
Il 13 marzo, le autorità spagnole hanno sospeso l’entrata nei porti spagnoli di navi passeggeri provenienti dall’Italia e di navi da crociera provenienti da qualunque porto a partire fino al 26 marzo. Non è tuttavia vietato l’imbarco di passeggeri dalla Spagna verso l’Italia.
Le autorità spagnole hanno inoltre decretato la proibizione dei voli diretti dall’Italia alla Spagna, a partire dall’11 marzo e fino al 25. Al momento, chi ha necessità urgente di raggiungere l’Italia può farlo attraverso scali aerei in altre città europee (si segnalano, tra le altre, Francoforte, Monaco, Parigi, Zurigo, Ginevra) consultando le compagnie aeree.
In alternativa, restano attivi i collegamenti via mare o via terra, fino ad eventuali diverse indicazioni delle autorità competenti: anche in questo caso si consiglia di contattare i fornitori di tali servizi.
Ad oggi, da Barcellona a Civitavecchia si segnala che sta operando regolarmente la compagnia Grimaldi Lines, con partenze dal lunedì al sabato (con scalo a Porto Torres il martedì e venerdì), con imbarco dei passeggeri solo dalla Spagna verso l’Italia.
I cittadini italiani che sono alle Canarie e hanno necessità urgente di rientrare in Italia possono visitare questo link dedicato.
Per assistenza, l’Ambasciata è raggiungibile attraverso l’indirizzo e-mail dedicato madrid.coronavirus@esteri.it. Sono attivi inoltre i seguenti numeri dedicati: +34.608664867 (ore 9-16); +34.608914128 (ore 9-16); +34.639484118 (ore 13-20); +34.650419164 (ore 15.30-20).
Chi si trova in Catalogna, Valencia, Aragona e Murcia e avesse bisogno di assistenza può rivolgersi al Consolato Generale d’Italia a Barcellona.
In Spagna il rischio si considera “alto”, al punto che il Governo ha decretato in data 14 marzo “lo stato di allerta” in tutto il Paese per arginare la diffusione del virus. In virtù di tale provvedimento, sono stati limitati tra l’altro gli spostamenti delle persone, possibili solo in alcuni casi stabiliti: per l’acquisito di alimenti, farmaci e beni di prima necessità; per recarsi presso strutture sanitarie; per recarsi al luogo di lavoro e fare rientro a casa; per tornare al luogo di residenza abituale; per assistere anziani, minori, disabili o persone vulnerabili; per recarsi presso enti bancari o assicurativi; per cause di forza maggiore o situazioni di necessità; qualunque altra attività di analoga natura, da realizzarsi ad ogni modo individualmente, a meno che non si accompagni una persona disabile o ci sia un valido motivo.
Lo stesso decreto ha ridotto i trasporti stradali, ferroviari, aerei e marittimi nella misura del 50%. Restano chiusi tutti i centri educativi di ogni ordine e grado, ristoranti, cinema, teatri. Proibite le manifestazioni popolari. Resteranno aperti gli esercizi per l’acquisito di beni di prima necessità, farmaci, stampa, corrispondenza, combustibili, materiali tecnologici, commercio telefonico, purché facciano rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro.
Quattro i Ministeri chiave a cui spetta la gestione della crisi assieme alla Presidenza del Governo: Difesa, Interni, Trasporti e Sanità, con un peso preponderante per quest’ultimo. Le competenze delle Regioni (Comunità Autonome) sono state ridotte e poste sotto lo stretto coordinamento dell’esecutivo nazionale.
Le restrizioni alla libera circolazione terrestre annunciate il 16 marzo consentono, a partire da oggi, l’ingresso in territorio spagnolo solo a: cittadini spagnoli; residenti in Spagna; lavoratori transfrontalieri; persone con documentate cause di forza maggiore e non differibili necessità. Sono esclusi dalla disposizione in parola il personale diplomatico e consolare accreditato in Spagna e i funzionari delle organizzazioni internazionali con sede in Spagna. La circolazione delle merci continuerà ad essere permessa senza restrizioni.
Le aree in cui si è registrato il maggior aumento di casi in Spagna sono Madrid, La Rioja, La Bastida e Vitoria-Gasteiz (Paesi Baschi), Miranda de Ebro (Castilla Leon).
Già nei giorni scorsi, il Governo aveva chiesto ai cittadini spagnoli di evitare viaggi, tanto nel Paese iberico quanto all’estero, se non imprescindibili. Tale elenco è costantemente aggiornato dal Ministero della Sanità spagnolo. Verso tali aree il Governo spagnolo continua a sconsigliare i viaggi, a meno che non sia strettamente necessario.
Per coloro che negli ultimi giorni 14 giorni si sono recati nelle aree sopracitate le raccomandazioni ad oggi sono le seguenti:
- le persone che sono state in zone nelle quali è stata rilevata la trasmissione del virus e non presentano sintomi possono condurre una vita normale. Dovranno vigilare il proprio stato di salute e, nel caso presentino sintomi (febbre, tosse o difficoltà respiratoria), dovranno rimanere in isolamento nella propria abitazione e chiamare il 112, spiegando i dettagli del precedente viaggio;
- le persone che sono state in zone nelle quali si è rilevata la trasmissione del virus e presentano sintomi (febbre, tosse o difficoltà respiratoria) dovranno restare in isolamento nella propria abitazione e chiamare il 112, spiegando i dettagli del precedente viaggio.
È il momento della responsabilità e della disciplina sociale. È necessario proteggere le persone, proteggendo noi stessi”. Lo ha detto il premier spagnolo Pedro Sanchez illustrando in dettaglio al Paese i provvedimenti varati questo pomeriggio in Spagna, che vietano ogni spostamento se non “per acquistare prodotti alimentari o farmaceutici” e dispongono la chiusura di “tutte le attività commerciali, ad eccezione delle necessità di base”. Le misure sono in vigore per 15 giorni, e potranno essere prorogate.
Anche la moglie del premier spagnolo, Begona Gòmez, è risultata positiva al test sul coronavirus, riferiscono fonti del governo, assicurando che entrambi stanno bene e sono alla Moncloa a seguire gli sviluppi nel Paese dopo la dichiarazione di stato d’emergenza.
Sanchez, ha dichiarato lo stato di allerta nel Paese e annunciato il decreto che vieta tutti gli spostamenti per quindici giorni se non per comprovate esigenze. “Le misure che stiamo per adottare sono drastiche e avranno conseguenze”, ha dichiarato il capo del governo in un discorso al Paese. “Siamo preparati per lo stato di allerta. Abbiamo le idee, le politiche chiare e non ci stringeremo la mano per sconfiggere il virus”. E ha aggiunto: “Le misure che stiamo per adottare avranno, purtroppo, conseguenze”.
La Spagna, che da giorni era diventato il secondo Paese in Europa dopo l’Italia per contagi di coronavirus, ha subito una impennata della pandemia nelle ultime ore. Secondo El Pais i contagi sono già e 7753 e 288 i morti. Pedro Sanchez ha dichiarato lo stato di allerta nel tentativo di arginare l’epidemia che si sta diffondendo a ritmi vertiginosi. Un Consiglio dei ministri straordinario ha adottato un decreto che mette il paese in isolamenrto, “allerta per un periodo di 15 giorni”.
Tutti gli spostamenti dei cittadini sul territorio nazionale sono limitati da un decreto molto simile a quello adottato in Italia lunedì scorso. Per quanto riguarda la circolazione delle persone, il governo ha decretato che “durante la validità dello stato di allerta, i cittadini possono circolare solo lungo le strade per uso pubblico per svolgere le seguenti attività: acquisto di alimenti, prodotti farmaceutici e generi di prima necessità; assistenza ai centri sanitari; recarsi sul posto di lavoro per svolgere le proprie attività lavorative, professionali o commerciali; rientro nel luogo di residenza abituale; assistenza per persone bisognose; spostamento verso entità finanziarie e per cause di forza maggiore”.
La Spagna oggi conta 5753 contagi, mentre venerdì i casi positivi erano 4209, di cui oltre 2 mila nella regione della capitale Madrid, la più colpita (i decessi ieri erano 64).
Giovedì sera, il bilancio era di 84 morti e 3.004 casi. “Purtroppo, non possiamo escludere che la prossima settimana supereremo le 10 mila persone contagiate”, ha dichiarato il capo del governo. “Siamo nella prima fase di una lotta contro il virus diffuso in tutti i paesi del mondo e in particolare nel nostro continente, l’Europa”. Lo stato di allerta dichiarato consente di mobilitare “tutti i mezzi economici, sanitari, pubblici e privati, civili e militari, per proteggere tutti i cittadini”, ha spiegato. Ma “la vittoria dipende da ognuno di noi, l’eroismo sta anche nel lavarsi le mani e rimanere a casa”, ha aggiunto.
Il Paese comincia però a essere in affanno, in particolare a Madrid. “La situazione è molto difficile, ci sono più pazienti che letti”, ha spiegato Guillen del Barrio, un’infermiera dell’ospedale di La Paz nella capitale spagnola e membro di un sindacato.
Le autorità locali hanno adottato una serie di misure per cercare di limitare la diffusione del virus. Dopo quella di Madrid – che ha chiuso anche bar, ristoranti e discoteche – diverse regioni hanno annunciato la chiusura delle scuole.
Nel nord, la Catalogna, ha decretato la quarantena di quattro località, e la chiusura di aree commerciali, palestre e stazioni sciistiche. La regione di Murcia, nel Sud-Est del Paese, ha annunciato su Twitter l’isolamento di aree turistiche di fronte al timore degli arrivi dei madrileni nelle loro seconde case. Nei Paesi Baschi, una delle regioni più colpite, le autorità hanno già dichiarato lo stato di emergenza sanitaria che facilita la mobilitazione di tutti i servizi. Per evitare che le chiese diventino focolai di contaminazione, la Conferenza episcopale spagnola ha esortato i cattolici a seguire “messe alla radio e alla televisione”.
Nel frattempo le autorità di Siviglia insieme ai vertici religiosi della città hanno concordato di sospendere le processioni della Settimana Santa, previste dal 5 al 12 aprile. La decisione è stata presa perchè vi sono “motivi di salute pubblica sufficientemente giustificati”, in riferimento alla “paralisi delle attività per le prossime due settimane, la possibilità di dover prolungare questa situazione per un periodo più lungo, nonchè l’evidenza che il ritorno alla normalità dovrebbe richiedere tempo e, quindi, la presunzione ragionevole che le misure sanitarie preventive che saranno adottate resteranno in vigore per un periodo di tempo più lungo”.
E la situazione economica? Cosa ne pensano gli analisti?
Per il momento, infatti, né il governo centrale né i governi regionali delle Comunidades Autónomas hanno reagito in maniera scomposta: non sono state prese misure eccessivamente drastiche che avrebbero potuto allarmare la popolazione od i mercati esteri.
Questa situazione così singolare, che vede – da un lato – una grande prudenza comunicativa a livello ufficiale in Spagna e, per contro, l’allarmismo diffuso nel resto d’Europa (con alcune eccezioni), produce – anche sul tessuto economico – un effetto piuttosto surrealista.
Non c’è panico né divisione (per il momento) tra Governo centrale e governi regionali, non vi sono grandi dosi di timori per il futuro. Chi può (e chi deve) tocca la Borsa con le pinze, ma non si cade nella trappola della nevrosi collettiva.
Se questo scenario sia simile a quello dell’Aereo più pazzo del mondo (dal “no panic” iniziale del comandante fino al suo definitivo “ok, panic!”) lo sapremo solo vivendo.
Di sicuro sappiamo, ad esempio, che la Comunidad di Madrid continua a crescere oltre le stime di crescita a livello spagnolo, ricevendo investimenti stranieri e nazionali che paiono impermeabili al fattore coronavirus.
Ove intervenisse un’emergenza sanitaria, probabilmente dovremmo ritoccare queste riflessioni per raccontare una storia diversa.
Ma chi vuole oggi fornire un quadro realistico sull’impatto del coronavirus nella terra di Cervantes, deve sicuramente sottolineare la sostanziale tranquillità che – per il momento – accompagna gli spagnoli e l’economia del Paese.