Ungheria contro Parigi per il significato della rimozione della croce di Papa Wojtyla

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Sono state raccolte quasi 37mila firme in una petizione on-line, per protestare contro l’ingiunzione della Consiglio di Stato di rimuovere una croce da una statua in Bretagna raffigurante papa Giovanni Paolo II.
La petizione, “contesta la rimozione della croce da uno spazio pubblico e enfatizza le radici cristiane dell’Europa”. Il testo si appella al Parlamento europeo, al Ppe e alla Corte Europea dei diritti umani.

La legge del 1905 sulla separazione tra Stato e Chiesa vieta di “innalzare o apporre simboli o emblemi religiosi sui monumenti pubblici” della République. Per i Saggi del Consiglio di Stato, massima giurisdizione della Francia, va dunque rimossa soltanto la croce, non la figura di Giovanni Paolo che a loro avviso non viola le regole sulla laicità. Realizzata dall’artista russo Zurab Tsereteli, la statua è sistemata nei pressi di un parcheggio di Ploermel dal 2006.

La controversia è scoppiata quando la principale Corte amministrativa francese ha dato alla città di Ploermel sei mesi di tempo per rimuovere la croce da una statua del papa in una piazza pubblica, allo scopo di adeguarsi alla legge che tutela la natura laica degli spazi pubblici. L’iniziativa della Corte ha scatenato la reazione della Chiesa cattolica della Polonia dove Wojtyla è nato. Il primo ministro polacco Beata Szydlo ha proposto la scorsa settimana di trasferire la statua in Polonia per “salvarla dalla censura”, definendo Giovanni Paolo II un “grande europeo” che simbolizza una “Europa Cristiana unita”.

Il governo ungherese ha duramente condannato la decisione francese di rimuovere la croce, accusando Parigi di voler “annientare” la cultura europea. “Questa incredibile rinuncia di se stessi, diretta a scoraggiare il cristianesimo, è contraria agli interessi d’Europa”, ha commentato il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto. Si tratta di “un modo per annientare la civilizzazione e cultura del continente”.

Lo stesso è accaduto nel caso del governo ungherese che ha deciso di prendersi in carico le spese sostenute e assume l’onere amministrativo per poter trasportare in Ungheria la croce destinata ad essere tolta dalla statua del papa Giovanni Paolo II nella città di Ploermel, se il municipio francese è d’accordo – ha dichiarato Péter Szijjártó, Ministro degli Esteri e Dell’Economia Estera.

Il Ministro ha spiegato che attraverso l’Ambasciata di Parigi hanno contattato l’ente governativa della cittadina di Bretagna, ma che finora non hanno avuto nessuna risposta. Ha aggiunto che la croce sarebbe accolta dalla Scuola Elementare e Secondaria San Benedetto di Budaörs.

Péter Szijjártó non ha desiderato commentare la decisione del Consiglio di Stato secondo la quale bisogna togliere la croce, ma ha spiegato che dal punto di vista del futuro dell’Europa ogni decisione che riguarda la soppressione del cristianesimo con riferimento alla tolleranza in modo ipocrita e che ordina la rimozione dei simboli cristiani è “molto dannosa”.

Secondo il Ministro “l’incredibile indulgenza” diretta a sopprimere il cristianesimo è contraria agli interessi dell’Europa. Questi passi – come ha dichiarato – sono da considerare delle misure per annientare la civilizzazione e la cultura del continente. Ha aggiunto: nei nostri giorni si aprono delle questioni che prima non erano neanche ritenute ad essere aperte perché pochi mettono in dubbio – indipendentemente dall’appartenenza religiosa – che il cristianesimo è una parte determinante della cultura europea. È proprio vero che nel 21° secolo in Europa facciamo togliere un simbolo cristiano? C’è libertà di religione per tutti, tranne per i cristiani? – ha chiesto Péter Szijjártó e ha chiamato queste domande questioni di destino.

Il Ministro ha sottolineato che la natura cristiana dell’Europa deve essere preservata e chi viene qua deve accettare e rispettare le leggi locali e le tradizioni degli abitanti.
Secondo Péter Szijjártó l’immigrazione illegale mette in pericolo la natura cristiana dell’Europa perché il diventare un paese di immigrati ha come conseguenza che chi arriva prima o poi vorrà sovrascrivere le regole locali.

Rispondendo ad una domanda ha fatto sapere che gli ungheresi registrati alla protezione consolare a New York non hanno subito danni nell’atto terroristico di martedì. Come ha spiegato tanti però non hanno chiesto questo tipo di aiuto, per questo il Ministro ha chiesto a chi deve viaggiare all’estero o a chi vive all’estero di registrarsi per una protezione consolare.

Péter Szijjártó ha sottolineato anche il fatto che il successo dell’azione militare internazionale comporta anche dei pericoli perché una parte dei “terroristi assetati di vendetta” vorrebbe venire in Europa. La prevenzione in parte è una questione dei servizi segreti, in parte la difesa dei confini perché se “non facciamo entrare nessuno illegalmente, allora non facciamo entrare neanche i terroristi” – ha aggiunto.

Parole forti e presa di posizione coraggiosa contro chi sembra disinteressarsi dei valori cristiani d’Europa.




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