30 Novembre 2017: il mese si chiude con tante problematiche da risolvere!

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30 Novembre -Anche oggi gli argomenti sono moltissimi e tutti di stretta attualità.

Come sempre la maggior parte dei medi o non ne tratta o ve ne parla per sommi capi o celando importanti verità.

Andiamo ad analizzarli insieme………………..

30 Novembre – Apriamo con l’anticipazione di ieri sul Natale in USA. Donald Trump lo ha ricollocato nella sua giusta punizione e l’obamismo appare ormai soltanto un oscuro passato.

Donald Trump torna a far sorridere il cuore con le immagini ed i simboli del Natale ed è festa! Già, proprio lui, l’uomo più attaccato dai media, il nemico numero uno dei democratici e dei radical chic torna a far risplendere la ‘magia’ del Natale partendo dalla casa Bianca, la casa di tutti gli americani.
La Casa Bianca infatti ha già issato i suoi alberi e ha fatto scrivere in lettere d’oro e di festa le parole Merry Christmas mandando in pensione l’ipocrita Happy Holidays che il predecessore ed il mondo della politica di sinistra aveva issato in nome di una non chiaro rispetto interreligioso.
È un’enorme rivoluzione perché il Natale era stato da quasi 20 anni al bando negli Stati Uniti. I democratici lo avevano gradualmente offuscato per motivi elettorali, spacciati per rispetto etnico-religioso, sostenendo che offende chi non ce l’ha, in particolare gli islamici costretto a contenere tentazioni e desideri dei bambini.

VI CONSIGLIO di leggere tutto il pezzo da La Croce perchè vi sono dei riscontri molto interessanti anche per chi non dovesse essere d’accordo su Trump!

Si scrive poi di lavoro. Il lavoro questo sconosciuto: al giorno d’oggi o non si lavora ( e nessuno si preoccupa di aiutarti), o si lavora con guadagni irrisori (ed anche questo sembra ormai la norma perchè se non accetti c’è sempre la manovalanza africana) oppure c’è chi ha il suo medio stipendio da borghese (che si preoccupa solo dei suoi affari), oppure c’è chi vive di rendita ed infine abbiamo chi ha la poltrona solida e si fa gli affari suoi …. (a naturalmente nessuno vi dirà mai che è stato raccomandato da nessuno)

Ma quali sono i nodi fondamentali che inibiscono la ripartenza dell’economia nazionale e del welfare?

30 Novembre – Considerando in retrospettiva le vicende
del mondo del lavoro successive
alla crisi internazionale del
2008 non è peregrino stimare lo scoppio
della famosa bolla dei derivati come un vero
e proprio big bang. Il mondo delle aziende
osservato dall’interno – sperimentato, sudato,
confrontato e sofferto – ci appare a
distanza di quasi dieci anni profondamente
trasformato rispetto al passato e incanalato
a gran velocità su di un binario che sembra
essere cieco e pericoloso, come se quell’evento
avesse fatto da spartiacque tra l’ignoto
e qualcosa che, pur nelle difficoltà, era in
qualche modo prevedibile.
L’inconsistenza dei titoli finanziari ha reso
evidenti da un lato la pericolosità di certi
investimenti fondati sul nulla, dall’altro il
meccanismo stesso su cui il libero mercato
sembra reggersi: non più il profitto, ma il debito.
La qual cosa è risultata particolarmente
deflagrante in culture come quella italiana,
tradizionalmente incentrate sul risparmio,
sulla casa e sulla stabilità.
Finita l’era dei carrozzoni parastatali di
taglio siderurgico e delle fabbrichette
auto-annientatesi alla terza generazione,
rimangono in piedi le grandi imprese transnazionali
governate da azionisti che hanno
tutto l’interesse a restare anonimi, molto più
simili a navi da guerra dell’impero del male
di Star Wars che non a organismi pulsanti di
vitalità. E aventi come comandanti persone
ultra-remunerate per nulla interessate a radicarsi
sul territorio, a integrarsi nel tessuto
sociale, a promuovere valore e benessere, a
capire luoghi e tempi, a imparare la lingua
della nazione che li ospita: dirigono navi da
guerra, non coltivano alberi da frutto.
In queste realtà competitive, fredde e silenziose,
la cultura delle risorse umane sembra
regredita di un secolo. Se per alcuni decenni
è stato possibile affermare che fare azienda
significasse creare orgoglio, appartenenza,
squadra e motivazione basata su ricompense
intrinseche, per l’ultimo decennio è invece
amaro constatare come la popolazione
del terziario sia stata deprivata di uno scopo
diverso dalla pura sussistenza e costretta a
produrre a cottimo esattamente come gli
operai privi di diritti dell’era pre-fordista.
Se entrare in azienda ancora nei primi anni
2000 poteva significare guardare al lavoro
come investimento sul proprio futuro, dal
2008 in poi l’impiego si riduce a sopravvivere
fino a che qualcuno te lo concede. In
pratica a ringraziare di avere un lavoro. Non
c’è esagerazione nel dire questo: il precariato
è stato prima instillato come condizione
psicologica e successivamente normato fisicamente
da governi compiacenti…………………………………………………………….

Ma in questo mondo in cui si vogliono rovinare anche le favole dei bambini ecco l’attacco al bacio del principe alla bella addormentata?

No! Non è uno scherzo e purtroppo non siamo a carnevale….. la faziosità continua a non avere limiti!!!

30 Novembre – C’era da aspettarselo. Non si arresta
la cinica strumentalizzazione del
caso Weinstein sotto forma di crociata
politically correct contro il «maschio
bianco, occidentale, eterosessuale» (Costanza
Miriano). E ora, incredibile ma vero,
l’ossessione per la pulizia etica è arrivata a
sfiorare anche le fiabe tradizionali.
Sul banco degli imputati è finita infatti la
favola della Bella Addormentata nel bosco,
accusata di fomentare molestie sessuali.
Tutto parte da una signora britannica di
nome Sarah Hall. Da un suo tweet, divenuto
virale, si è originato quello che già viene definito
il caso Weinstein delle fiabe. Per Mrs.
Hall il celebre bacio del principe alla bella
addormentata manca infatti di un elemento
irrinunciabile: il consenso della principessa
– la quale, malauguratamente, non doveva
aver previsto la possibilità di essere risvegliata
in una così romantica maniera (almeno
per il momento, ci dicono, i protagonisti
delle fiabe sono esentati dalle DAT anche se
siamo sicuri che qualche spirito illuminato
provvederà presto a colmare una simile lacuna).

Da qui all’idea che la favola possa incitare
alle molestie sessuali il passo è stato breve.
Fin troppo.
La donna ha chiesto così alla scuola dei suoi
due bambini di rimuovere la favola del bacio
rubato dal programma scolastico. E non
contenta, dopo aver interpellato la scuola
ha sfogato il suo disappunto su Twitter. Con
queste parole: «Fino a quando verranno presentati
questi testi nelle scuole non riusciremo
mai a cambiare degli atteggiamenti che
oggi sono ormai radicati nei comportamenti
sessuali…………………………….

N. B. GIU’ le mani dai BAMBINI!

IL VERO DONO NON E’ LA LIBERTA’ MA COME TE NE SERVI




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