LIBRO – La carezza di un bucaneve

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Libro – LA CAREZZA DI UN BUCANEVE
di Fabio Annovazzi

Ed eccoci giunti all’ultima gigantesca follia del cammin di nostra vita. Il fiume di parole scritte trova accoglienza nel mare placido di un libro che sarà disponibile in tutte le librerie italiane (online e fisiche) a partire dal venti di marzo. A detta di molti non era forse il momento opportuno per un simile azzardo, neanche economicamente dato certi sinistri scricchiolii personali, ma chi non risica non rosica; e poi era un obbligo da officiare che mi ero posto come prioritario nei riguardi della mia martoriata terra. Si intitola “La carezza di un bucaneve”, sottotitolo – Diario di un consigliere comunale di montagna -, sono 305 fitte pagine suddivise in otto capitoli, dopo la necessaria prefazione iniziale. Se mi si chiederà di cosa parla precisamente questo benedetto diario risponderò che non è certo un’autobiografia, semmai un corposo manuale di resistenza alla cultura della morte, un’implorante richiesta di aiuto, marcata con l’inchiostro, nel tentativo di far tornare a scorrere vita nelle nostre periferie esistenziali montane. E’ un libro forse un po’ strano, lo ammetto, per certi versi atipico, controcorrente; non avendo una trama precisa si può spaziare tra un capitolo e l’altro a piacimento, iniziando la lettura, per paradosso, persino dall’ultimo paragrafo. Politicamente scorrettissimo, e pungente, è in certi concetti valoriali, mea culpa (e non me ne dolgo), forse sin troppo martellante. Ho cercato comunque di usare carezze letterarie consuete al mio stile, anche se, giocoforza, gli ideologizzati mercanti del tempio devono sorbirsi parecchie pedate negli stinchi tra le righe. Ringrazio Tau Editrice per l’immeritata fiducia accordatami, e la dolce Michela Serangel per avermi accompagnato passo dopo passo in questo cammino verso una vetta a me decisamente inconsueta e nuova. Per venire incontro alle ingenti spese di stampa ho dovuto acquistare un determinato numero di copie cartacee: le troverete in vendita da subito ad Averara presso gli esercenti (Bar La Dogana, alimentari Barbara, rifugio Cantedoldo, azienda Soluna e presso gli uffici comunali) o facendone richiesta direttamente al sottoscritto. Odio profondamente farmi pubblicità, ne farei assolutamente a meno, e se stavolta mi permetto di farlo e solo per un intento che ritengo nobile. Siccome infatti non me l’ha prescritto il medico curante di scrivere questo diario non voglio ricevere alcun compenso dalla vendita diretta; se rientrerò dalle onerose spese personali sin qui sostenute i danari raccolti serviranno per recuperare e sistemare l’archivio storico parrocchiale averarese che versa in condizioni decisamente scabrose, per non dire drammatiche, e necessita alla svelta di un restyling, se non si vuole lasciare depauperare irrimediabilmente un patrimonio culturale simile. Tutto avverrà alla luce del sole, in massima trasparenza, e il resoconto economico (se ci saranno entrate superiori alle uscite chiaramente, non sono la Banca d’Italia) verrà pubblicato su tutti i canali social di mia competenza. Un motivo in più per poter dire che i venti euro del prezzo di copertina sono stati spesi bene, e nessuno ci ha lucrato.
A chi vuole, che ringrazio in anticipo, auguro buona lettura.




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