Editoria – Makulu il libro di James Franco sull’Himalaya

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Makaku è il libro di James Franco sull’Himalaya la montagna più entusiasmante della montagna. La prima salita assoluta agli 8463 metri della quinta montagna del Pianeta, è questa la storia racchiusa tra le pagine di “Makalu” di Jean Franco, oggi pubblicato da MonteRosa Edizioni.

Visibile da grande distanza il Makalu è stato per molto tempo considerato, dai locali, come la montagna più alta della Terra. Si trova in una della regioni più selvagge e solitarie del Nepal, dove per anni si sono concentrate le ricerche dello yeti, ed è considerato tra gli Ottomila più difficili da scalare soprattutto a causa dei forti venti che spesso ne spazzano i versanti.

Dopo una prima spedizione di ricognizione nell’autunno del 1954, gli alpinisti francesi firmarono il loro successo nel maggio del 1955, con tutti i membri della spedizione che riescono nella salita alla vetta. L’ascensione è stata un bell’esempio di organizzazione ed efficienza con la partecipazione degli alpinisti di punta del periodo tra cui Lionel Terray, Guido Magnone e Jean Couzy. In più tutte le operazioni sulla montagna sono state condotte con meteo favorevole, fattore non di poco conto quando si lavora in Himalaya. “Il tempo era così bello e la temperatura così calda che ne approfittammo per fare una grande toilette che non facevamo da settimane: uno shampoo a 5300 metri è probabilmente un record mondiale! Sarebbe potuta diventare una moda. Elencammo tutti i primati a cui potevamo ambire dopo quelli stabiliti dagli uomini che avevano raggiunto il Tetto del Mondo, che avevano salito la montagna più difficile, la più bella o la più pericolosa. Il record che più ci interessava, al momento, era quello della massima comodità e non ne eravamo lontani.”

Franco, che racconta senza indulgere troppo in considerazioni filosofiche. Gli bastano infatti poche righe per esprimere in modo chiaro lo spirito con cui ha condotto la spedizione. “Avendo avuto la fortuna di avvicinarmi alla montagna con amore e rispetto, ho sempre considerato l’alpinismo un gioco meraviglioso, mentre gli incidenti, gli errori e la morte il supremo fallimento. Evitando il fanatismo, la tentazione dei record  e la pericolosa seduzione dell’eroismo, ho sempre pensato, come molti altri, che è meglio aspettare che rischiare, fare una pausa piuttosto che ansimare e cantare piuttosto che gridare”.




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