Coronavirus -Alla fine il coronavirus è arrivato anche in Italia. E il governo giallorosso si è fatto trovare completamente impreparato ad affrontare l’emergenza. Tra i tanti motivi che hanno portato a questo cocente fallimento, ce n’è uno di natura squisitamente ideologica. Mentre l’epidemia si estendeva a macchia d’olio per tutto il pianeta, i globalisti non hanno fatto altro che minimizzare la minaccia e, per l’occasione, hanno inventato l’ennesimo nemico immaginario: il «virus del razzismo». Invece di approntare misure di prevenzione e di informare adeguatamente i cittadini, i globalisti non hanno trovato di meglio da fare che trangugiare involtini primavera in diretta tv.
«La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia. Condotti dal filo della nostra storia, noi passiamo a raccontar gli avvenimenti principali di quella calamità» . Alessandro Manzoni I promessi sposi, Capitolo XXXI
Da oggi è ufficialmente in prevendita, sul sito di Altaforte Edizioni, il nuovo libro scritto dalla reporter Francesca Totolo intitolato Coronavirus – Tutto ciò che non torna sull’epidemia che ha scosso il mondo (160 pag, 13,00€). La giornalista domese, dopo il successo di Inferno Spa, ha deciso di immergersi nella pandemia che ha messo a soqquadro l’intero globo. Un lavoro minuzioso che parte dall’evoluzione della piaga sviluppatasi a Wuhan fino ad arrivare alla disastrosa profilassi anti-Coronavirus messa in campo dal Governo Conte.
Francesca è una collega tutta da seguire, oscurata anche da qualche social per il suo narrare le vicende schiettamente e senza guardare in faccia nessuno. Sicuramente fa parte della ristretta cerchia di chi, come chi vi scrive, ama raccontare la verità anche quando non è comoda o va a colpire poteri forti e ricche lobby.
La situazione COVID-19 è drammatica e di massima delicatezza in tutta la Nazione, ma l’uscita del volume “Coronavirus – Tutto ciò che non torna sull’epidemia che ha scosso il mondo”, scritto dalla reporter Francesca Totolo, ha segnato un numero record di acquisti il giorno del lancio della prevendita.
Nonostante l’Italia sia in ginocchio, centinaia di lettori hanno premiato la volontà di fare informazione in un momento così difficile. L’editoria, al netto degli enormi buchi che la gestione dell’emergenza Coronavirus ha creato, deve raccontare cos’è realmente questa epidemia, quali sono state le cause che l’hanno scatenata e le potenziali conseguenze
«Condotti dal filo della nostra storia, noi passiamo a raccontar gli avvenimenti principali di quella calamità».
La cronistoria di ciò che è accaduto dal dicembre 2019 nella città di Wuhan fino alle stringenti misure di contenimento del nuovo Coronavirus in Italia, passando in rassegna le differenti teorie sull’origine del virus, i principali attori del mercato della sanità mondiale e l’appurata inadeguatezza del mondo occidentale di fronte a una minaccia globale.
Un’analisi accurata, senza alcuna velleità medico scientifica, basata sulle esternazioni dei più autorevoli scienziati internazionali; uno sguardo al sistema sanitario, allo stato di conservazione della sua parte pubblica, dopo anni di politiche di austerità imposte dalla Ue, ai suoi limiti, alle sue ramificazioni sullo scenario economico e geopolitico globale.
Ancora chiusi in casa in quarantena obbligatoria, leggerete di Big pharma e patron illustri, di titoli azionari, previsioni e scommesse finanziarie sulla diffusione di una pandemia che rischia di uccidere centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo.
L’autrice ci ha spiegato tutti i punti oscuri dietro a una vicenda dai risvolti inronosticabili.
Complotto, fantascienza o realtà? Secondo lei quanto c’è di “volontario” dietro il Coronavirus?
La realtà spesso è stata capace di replicare fedelmente la fantascienza. Il romanzo di Dean Koontz, “The eyes of darkness”, pubblicato nel 1981 e rieditato nel 1996, ha sostanzialmente predetto quello che poi sarebbe successo realmente a cavallo tra il 2019 e il 2020. Allo stato attuale, non si possono ancora trarre conclusioni al di sopra di ogni ragionevole dubbio sulla volontarietà della diffusione del Nuovo Coronavirus. Quello che è palese è la non trasparenza degli organismi sovranazionali, come l’Organizzazione mondiale della Sanità, e dei governi nazionali coinvolti. Le teorie sull’origine del virus e sulla sua rapida diffusione globale, anche in Paesi non certamente conosciuti per l’apertura delle frontiere come l’Iran, cambieranno e verranno modificate nei prossimi mesi, spesso proprio per celare la verità.
Quindi wet market o BSL-4 di Wuhan, in base alla sua analisi qual è la pista più verosimile da percorre?
Non essendo una virologa, posso solo ipotizzare che l’elevata morbilità e l’alta mortalità del Nuovo Coronavirus siano più coerenti con una diffusione, involontaria e volontaria, di un virus patogeno modificato in laboratorio rispetto ad un salto di specie da animale a essere umano. Al momento, la stessa comunità scientifica internazionale non ha ancora saputo spiegare questa mutazione. Le ricerche eseguite dagli scienziati cinesi, pubblicate sulla rivista scientifica The Lancet, hanno evidenziato che il 34% dei primi 41 pazienti positivi al virus non avesse nessun tipo di legame con il wet market di Huanan a Wuhan. Peraltro, nessuno dei familiari del paziente uno ha sviluppato febbre o sintomi respiratori e non è stato trovato alcun legame epidemiologico tra il primo paziente e i casi successivi. Quindi liquidare quel mercato come primo focolaio responsabile della pandemia globale appare semplicistico e certamente non rispondente ad una ricerca scientifica accurata che deve avere come obiettivo una reale soluzione che determini la fine dell’epidemia. Per lo sviluppo di una cura efficace e di un vaccino idoneo, serve conoscere l’intero percorso genomico del Nuovo Coronavirus, quindi anche la sua origine.
Cosa non torna nella narrazione ufficiale?
Ciò che non torna non è solo l’origine del virus come spiegato precedentemente. Il mercato nero dei virus patogeni, spediti anche via posta ordinaria, gli interessi dello Stato francese nella progettazione e nella costruzione del National High-level Bio-Safety Laboratory di Wuhan, la mancanza di adeguati protocolli di sicurezza riguardanti i laboratori in Cina, la presenza di una delegazione statunitense a Wuhan nell’ottobre 2019 per i World Military Games a Wuhan, sono solo alcuni degli aspetti che analizzo nel libro e che potrebbero provare quanto la narrazione ufficiale sia distante dalla realtà.
Il mondo davanti alla malattia globalizzata ha scoperto i Pandemic Bond, ci parli di questa ennesima stortura del libero mercato…
L’Organizzazione mondiale della Sanità e la Banca Mondiale, entrambe agenzie speciali delle Nazioni Unite, hanno creato quella che si può definire la finanziarizzazione della pandemia, tramite i cosiddetti Pandemic Bond ceduti alle banche. In caso di pandemia, la World Bank preleverà i fondi avuti in prestito dai bondisti e li metterà direttamente nel Pandemic Emergency Financing Facility (PEF) dell’OMS, ovvero il fondo destinato a finanziare la lotta alle pandemie, evitando così di dover ricorrere a lunghi e complicati negoziati con i Paesi ricchi. Ma questa “assicurazione” ha dei costi che si sostanziano con il pagamento degli interessi alle banche. Ad esempio, nel 2018 in Repubblica Democratica del Congo sono arrivati 50 milioni di dollari dall’Organizzazione mondiale della Sanità per l’emergenza Ebola, mentre le banche detentrici dei Pandemic Bond hanno incassato oltre 60 milioni di dollari di interessi. Stando alle caratteristiche dei Pandemic Bond e a come sono state studiate le clausole, la Banca Mondiale ha quotato in Borsa la salute globale, promettendo cospicui interessi alle banche e ai grandi istituti di gestione patrimoniale, nonché il rimborso del capitale a scadenza.
L’Event 201 lo scorso ottobre a New York che cos’è stato?
Nell’ottobre del 2019, il Johns Hopkins Center for Health Security, in collaborazione con il World Economic Forum e con la Bill and Melinda Gates Foundation, ha organizzato l’Event 201, ovvero una sorta di esercitazione riguardante una possibile pandemia globale, curiosamente con caratteristiche perfettamente similari all’epidemia da Nuovo Coronavirus che poi è scoppiata qualche mese dopo. L’Event 201 si è posto l’obiettivo di identificare le aree in cui fossero necessari solidi partenariati tra organismi sovranazionali, governi nazionali e privati (case farmaceutiche e organizzazioni non governative), durante la risposta ad una grave pandemia al fine di ridurre le conseguenze economiche e sociali su larga scala.
Le Big Pharma dei vaccini, secondo la sua analisi, hanno avuto un ruolo in questo scenario?
Il mercato dei farmici e dei vaccini delle Big Pharma hanno avuto un ruolo rilevante in ogni epidemia avvenuta in tempi moderni. Dagli anni Ottanta, sono stati proprio i governi nazionali a delegare la ricerca scientifica ai laboratori privati e, di conseguenza alle case farmaceutiche, imponendo così il libero mercato anche della salute pubblica. Quindi le Big Pharma svolgono ruoli da attori protagonisti durante le pandemie, sia nella ricerca di vaccini efficaci sia nel sistema di approvvigionamento farmaceutico dell’OMS e dei governi nazionali.
La profilassi italiana ha fatto acqua da tutte le parti. Per lei qual è stato l’errore imperdonabile dell’armata Brancaleone guidata da Giuseppe Conte?
Il governo dei dilettanti allo sbaraglio ha chiuso la stalla quando ormai i buoi erano scappati. La prima parte della gestione dell’emergenza, la fase di prevenzione, ovvero quella più importante e determinante per la salute degli italiani, è stata una farsa. Si è preferito mistificare un inesistente virus del razzismo, anche con l’appoggio delle testate e delle trasmissioni televisive allineate. Non si può dimenticare la campagna di comunicazione dissociata del governo: dal video nel quale Michela Mirabella rassicurava che il contagio da Nuovo Coronavirus non fosse facile con tanto di bacchette cinesi, passando per le interviste di Conte in cui affermava che gli italiani dovevano restare sereni, alla chiusura totale dell’Italia, arrivata con una serie di decreti varati schizofrenicamente. Da questa catastrofica gestione dell’emergenza, sono rimasti travolti gli italiani, che fino a qualche giorno prima vedevano politici e amministratori locali indaffarati nell’abbracciare cittadini cinesi e nell’accusare la Nazione di sinofobia, e poi si sono visti recludere in casa.
Il libro si chiude con il paragrafo “Torniamo Italia”. Una speranza od una certezza?
Una certezza per la nostra nazione così vilipesa, sconfortata e confusa, che possa presto rinascere dalle ceneri di questa globalizzazione selvaggia e dissennata. L’Italia si è scoperta uno Stato disarticolato, che aspetta l’elemosina europea che non arriva, mentre fronteggia un’epidemia tremenda come uno spaventato principiante alle prime armi. Come scrivo nel libro, ogni italiano, che sente ancora forte le sue radici e la sua cultura, si dovrà impegnare personalmente per cambiare lo status quo, altrimenti l’impegno dei medici, degli infermieri, di tutti gli operatori sanitari e degli amministratori locali, sarà stato solo una cura palliativa. “Torniamo Italia” sarà il nostro vaccino più efficace.
Francesca Totolo, domese di nascita, milanese d’adozione, un passato come responsabile ufficio stampa e comunicazione.
È ricercatrice indipendente ed esperta in immigrazione, geopolitica e analisi di dati, reporter, collaboratrice e autrice de Il Primato Nazionale e di diverse testate specializzate, italiane ed estere.
Le sue inchieste, riprese da diversi media internazionali, hanno svelato le zone d’ombra del mondo globalizzato, delle organizzazioni non governative, dei movimenti politici e delle false flag governative contro i cosiddetti Stati canaglia.
Il suo primo libro, Inferno SPA (Altaforte Edizioni, Milano, 2019), ha evidenziato il remunerativo business dell’accoglienza, celato dai proclami dei sedicenti umanitari.