Oggi il nostro amico Paolo Del Buono ci scrive di una figura a lui cara………….
Se vi domandassi cos’hanno in comune George Harrison, il batterista dei Beatles, Harry Ford, il magnate dell’industria automobilistica , Steve Jobs ed il Mahatma Ghandi non ci arrivereste mai.
Ebbene, tutti quest’importanti Uomini dalla popolare fama mondiale hanno avuto un fondamentale incontro nelle loro vite con il Guru Paramahansa Yogananda, chi più fortunato di persona e chi nelle sue opere scritte e materiali che hanno lasciato e tutt’ora lasciano, un profondo segno nella vita di chi ci si approccia.
Ma chi è questo Guru che dalle note biografiche risulta noto al mondo dal 1920, anno in cui per conto del suo Paese, l’india, si è recato negli Stati Uniti d’America per partecipare ad un simposio mondiale che chiamava a confronto tutte le religioni?
E’sicuramente un grande iniziato che non solo ha scritto molte opere letterarie d’indottrinamento spirituale tra cui un libro (“Autobiografia di uno Yogi”) che ha venduto milioni di copie e che tuttora è richiesto in tutto il mondo ma ha anche creato la Self Realization Felloship negli Usa da cui non se ne è più andato se non per viaggi di divulgazione.
Attenzione però, molti analizzando il fenomeno Yogananda tendono a confondere i suoi insegnamenti con la new age oppure andando indietro nel tempo, i movimenti Hippy degli anni 60 o le generazioni dei viaggi in India anni 70/80. Nulla di tutto ciò.
Ovvero anche se tutta la sua opera si evolve dall’approccio induista alle cose del mondo, leggendo il suo libro più venduto e conosciuto si capisce subito che la spiritualità che permea le parole ed i concetti espressi, trascende dalla normale concezione orientale.
Infatti pur basando i suoi metodi di autorealizzazione sull’insegnamento dell’ata Yoga e le sue posizioni, la parte concretamente straordinaria sono i mantra che a questa gestione del corpo, i suoi insegnamenti abbinano.
La Self Relization Felloship che è ormai un’istituzione quasi centenaria, ha realizzato e sta ancora realizzando il compito che Yogananda ha adempiuto nel portare a conoscenza dell’occidente il metodo di meditazione trascendentale tramandato solo da maestro a discepolo per 5000 anni in India e che discende dal mitico Guru Indù BabaJii.
Con questo metodo si ottiene il dominio del proprio corpo al punto di arrivare a fermare il respiro. Il tutto per ottenere, attraverso l’apertura dei sette chakra (corrispondenti ai sette bracci del candelabro ebreo ed alle sette porte degli alchimisti) che rappresentano le dimensioni discese dalla nostra anima o ka che dir si voglia, al fine di incarnarsi su questo nostro pianeta, l’apertura del terzo occhio e la capacità di scivolare fra le pieghe delle dimensioni spirituali che ci sono più affini e quindi bruciare Karma!
Questa è la tecnica del Kriya alla quale si accede dopo aver praticato quella dell’Ong Sau e quella dell’Om.
Ma la parte più affascinate per chi si avvicina agli insegnamenti di Yogananda è rappresentata dal totale rovesciamento della veduta tutti noi occidentali abiamo di questo nostro mondo dedito al materialismo ed ad una realtà che si basa solo sulla tecnica scientifica in favore di un approccio alla vita di tutti giorni che descrivere con il termine “Esoterico” è quasi riduttivo.
Per altro non a caso Autobiografia comincia con l’accurata descrizione delle sensazioni percepite dall’autore mentre è ancora nel ventre della Madre e che culmina con il travaglio del parto.
E così via la narrazione si spiega in un crescendo di sensazionali, per noi occidentali, momenti di vita colorati da miracoli quotidiani, incontri illuminanti ed esperienze extra corporee ed al limite della trascendenza.
A partire dalla capacità di Yogananda fin da piccolino di far sparire eritemi, suscitando l’invidia della sorella, al suo incontro con il santo dei profumi e con quello che domava le tigri solo con lo sguardo. E poi il cammino della conoscenza con il passaggio da maestro a maestro tra i quali spicca Sri Yukteswar a sua volta discepolo di Lahiri Mahasaya, il Guru che levitava e non veniva in foto se non per espressa sua volontà di apparire in quanto affermava che non si può fotografare il puro spirito.
Ma non limitatevi a leggere quest’articolo. Recatevi nella più vicina libreria e cercate “Autobiografia di uno Yogi” e leggetelo fino in fondo. Lì troverete l’indirizzo della Self Realization Felloship a Los Angeles, scrivete se vi sarete convinti della giustezza del cammino e vedrete che vi arriveranno le prime lezioni del metodo che vi permetterà di affrancarvi dai pesi del mondo.
Dario Del Buono