SPETTACOLO – TEATRO – BIDIBIBODIBIBOO

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BIDIBIBODIBIBOO – Un ritratto al vetriolo della disastrosa situazione in cui versa il mondo del lavoro ai giorni
nostri, in un vortice di precarietà, frenesia e brutale competitività.
Parla di contemporaneo e lo fa con il linguaggio di uno degli artisti più promettenti e interessanti della nuova scena teatrale la nuova prestigiosa produzione firmata SCARTI – nata in coproduzione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e con CSS Teatro Stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Ente Autonomo Teatro Stabile di Bolzano con il sostegno di La Corte Ospitale.
Bidibibodibiboo è testo finalista alla 56a edizione del Premio Riccione per il Teatro, dell’autore e attore milanese Francesco Alberici – già Premio Ubu under35 – in scena con Daniele Turconi, Salvatore Aronica, Maria Aaris e Andrea Narsi.
Lo spettacolo è prodotto da SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione in coproduzione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Ente Autonomo Teatro Stabile di Bolzano e creato nell’ambito dell’École des Maîtres 2020/21.
Scritto, diretto e interpretato da Francesco Alberici, la scena di Bidibibodibiboo – a firma dello scenografo spezzino Alessandro Ratti – trae ispirazione dall’immaginario dell’artista visivo Maurizio Cattelan, riproducendo un classico interno di una cucina anni ‘50 – illuminata dal light designer Daniele Passeri – dietro un lavello con sopra un accumulo di stoviglie sporche, un bicchiere, una sedia vuota per raccontare lo sgretolamento del sogno di una vita
senza più nessun incantesimo.
Dipendente a tempo indeterminato di un’importante multinazionale, Pietro è inspiegabilmente preso di mira da un superiore e inizia a vivere un incubo. Il fratello Daniele, drammaturgo teatrale, sceglie di raccontarne pubblicamente la vicenda, trasformandola nel soggetto di uno spettacolo, mettendo in discussione ogni certezza e distinzione tra realtà e finzione, in un intreccio potente e rigoroso che intende scardinare l’idea stessa di autenticità in un continuo scambio di ruoli e di identità, creando confusione tra persona e personaggio, alla ricerca forse di un riscatto, seppur immaginario e solo in “un mondo di fantasia”, alterando e manipolando ricordi e trasformando eventi, riflettendo su scelte e responsabilità, esasperando le situazioni, tutte senza via di uscita, tra rabbia e rassegnazione, fino a non
comprendere più, come in un incantesimo, a chi appartiene realmente la storia che si sta raccontando. E forse non poi così importante visto che, in fondo, ci riguarda tutti.
Con dissacrante ironia e al tempo stesso grande tenerezza, da sempre cifra stilistica dell’autore e attore Francesco Alberici, Bidibibodibiboo racconta le scelte e le rinunce, i sogni e le grandi paure di una generazione alle prese con un mondo del lavoro drammaticamente spietato.
La giuria della 56a edizione del Premio Riccione per il Teatro, segnalando il testo tra i finalisti, ha sottolineato come «con un’efficace e misurata composizione, l’autore, tramite uno scambio di mail e un impianto tra l’autofiction e il metateatrale, racconta con asciutta verosimiglianza ed efficacia, la caduta agli inferi aziendali del dipendente di una grande azienda: attacchi, vergogna, licenziamento, omissione, liberazione».

Note allo spettacolo – di Francesco Alberici
Il titolo è ispirato all’opera quasi omonima di Maurizio Cattelan, nella quale uno scoiattolino è riverso su un tavolo, in un interno casalingo anni ’50 e si è appena sparato un colpo alla testa. Lo squallore di questo interno – col tavolo e le sedie moderne, in frassino chiaro e formica gialla, le stoviglie sporche buttate nel lavandino e la muffa sulla caldaia – rende alla perfezione l’atmosfera che immaginavo mentre scrivevo.
Il testo racconta di due fratelli.
Uno è dipendente in una grande e nota multinazionale e, preso all’improvviso di mira da un superiore, inizia a vivere un incubo che terminerà col suo licenziamento.

L’altro, che fa l’autore teatrale, decide di raccontare pubblicamente la vicenda del fratello, portandola in scena.
Se da un lato volevo raccontare la vergogna e la frustrazione del fratello che ha problemi sul lavoro, dall’altro ci tenevo a ragionare sulla delicata operazione che porta a trasformare un vissuto reale in arte.
Sono tanti i temi di questo spettacolo: il modello delirante di cultura aziendale che si sta imponendo a livello globale, in cui i lavoratori sono spinti a raggiungere standard che le stesse aziende definiscono con orgoglio “irragionevolmente alti” e ai dipendenti viene spiegato che quando “si arriva al limite”, a causa dei ritmi di lavoro implacabili, non resta altra soluzione che “superare quel limite”; i percorsi di vita che portano i due fratelli a compiere scelte differenti, scelte in cui la volontà ha un ruolo più marginale di quanto non si creda.
La precarietà riguarda ormai sia chi la sceglie deliberatamente, come me, sia chi cerca di costruirsi una vita più stabile. Nessuno è indenne. I nuovi colossi globali del mondo capitalista non stanno ridisegnando soltanto le dinamiche del lavoro, ma anche delle nostre vite. Termini e concetti aziendali hanno invaso il nostro linguaggio – performance, competizione, miglioramento di sé, ottimizzazione – e ridefinito la nostra idea del tempo: ormai il tempo libero non è altro che tempo perso.

FRANCESCO ALBERICI
Francesco Alberici (Milano, 1988) è attore, autore e regista di teatro. Nel 2021 vince il Premio UBU come miglior attore/performer under 35 ed è tra i cinque finalisti della 56° edizione del Premio Riccione col suo testo Bidibibodibiboo, tradotto in quattro lingue. Dopo aver lavorato per alcuni anni nella compagnia milanese Quelli di Grock, fonda assieme a Claudia Marsicano, Daniele Turconi e Salvatore Aronica la propria compagnia  Frigoproduzioni, con cui realizza Socialmente (2014) e Tropicana (2017), di entrambi gli spettacoli è autore, co-regista e interprete. Dal 2016 lavora regolarmente con Deflorian/Tagliarini, come interprete e collaboratore alla drammaturgia – per loro nel 2020 è unico interprete dello spettacolo Chi ha ucciso mio padre, testo di Edouard Louis. Nel 2019 assieme a Silvia Gussoni traduce Realismo Globale, raccolta di scritti di Milo Rau edita da
CuePress. Nel 2020 debutta al Romaeuropa Festival con Diario di un dolore di cui è autore, regista e interprete assieme ad Astrid Casali. Nel 2021 firma assieme a Enrico Baraldi la drammaturgia di Non Tre Sorelle, vincitore del Premio Nazionale della critica ANCT. Tra le ultime collaborazioni quella con Babilonia Teatri, insigniti nel 2016 del Leone d’Argento, nello spettacolo Pietre Nere, e con Liv Ferracchiati in Hedda Gabler. Come una pistola
carica.

SALA UMBERTO

Via della Mercede, 50, 00187 Roma – prenotazioni@salaumberto.com

Biglietti da 25€ a 18€

Da martedì a giovedì ore 20.30 – Venerdì e sabato ore 21 –

Domenica ore 17
Durata 1 ora e 45 min senza intervallo




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