Serie Tv – WANNA”, la docu-serie sulla televenditrice più famosa d’Italia

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WANNA, la nuova docu-serie italiana di Netflix, prodotta da Fremantle Italia, debutterà il 21 settembre in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.

 

La docu-serie Wanna, di Alessandro Garramone, è scritta dallo stesso Alessandro Garramone e Davide Bandiera, è diretta da Nicola Prosatore e prodotta da Gabriele Immirzi per Fremantle Italia. I 4 episodi sono stati realizzati attraverso 22 testimonianze, circa 60 ore di interviste e immagini tratte da oltre 100 ore di materiali d’archivio per ricostruire gli eventi in modo fattuale e accurato e raccontare un caso che ha fatto scalpore attraverso le testimonianze di tutti, dalle dirette interessate alle vittime, passando per figure più significative del nascente mondo delle tv private e delle televendite dell’epoca.

 

SINOSSI

 

Lo stile aggressivo con cui Wanna Marchi si rivolge agli spettatori è il marchio di fabbrica degli show in cui propone creme dimagranti miracolose. Per tutti gli anni ‘80 la sua immagine e i suoi prodotti impazzano, rendendola ricchissima e famosa, insieme al suo unico e vero braccio destro, la figlia Stefania. Le due passano dal successo alla clamorosa caduta di inizio anni ‘90, quando “l’impero Wanna Marchi” si sgretola e le scaraventa sul lastrico. Un disastro che scatena nelle due la voglia di riscatto. Dopo avere venduto l’illusione della forma fisica perfetta, passeranno a commercializzare l’unica cosa che nessuno aveva mai pensato di vendere: la fortuna. Creme dimagranti e antirughe lasciano così il posto ad amuleti e numeri benedetti venduti insieme al Maestro di vita Do Nascimento. Questa strepitosa macchina da soldi si sarebbe poi rivelata essere altro: una truffa clamorosa, realizzata grazie a una complice insospettabile, la televisione.

 

NOTE DI PRODUZIONE

di Gabriele Immirzi

L’arco produttivo per la realizzazione di Wanna è stato di circa due anni, con nove mesi di montaggio. Il lavoro di ricerca preparatoria per la scrittura è durato circa un anno e ha visto impegnato un team di 3 giornalisti e altrettanti ricercatori di immagini.

Le ricerche si sono orientate in tre direttrici principali:

 

RICOSTRUZIONE DEI FATTI

Al momento della nostra ricerca non esistevano libri o indagini aggiornate che ricostruissero la vita e le vicende di Wanna Marchi con conferme sufficienti. Abbiamo proceduto quindi a fare un primo giro di interviste conoscitive e abbiamo ricavato una serie di informazioni che poi sono state incrociate con tutte le 5000 pagine di carte giudiziarie che abbiamo potuto rinvenire, principalmente nelle procure di Bologna e Milano.

 

RICERCA DELLE PERSONE

Per arrivare alle 22 testimonianze che vediamo in video siamo passati da una prima presa di contatto con almeno 150 possibili testimoni (tra questi, molte sono vittime riconosciute della truffa che è costata a Wanna Marchi e alla figlia la condanna definitiva) che in alcuni casi hanno preferito non comparire, limitandosi a raccontare informazioni interessanti per ricreare il contesto. In un paio di casi la ricerca di alcuni testimoni ha richiesto molti mesi di lavoro perché, a vent’anni di distanza, alcune persone sembravano essersi dissolte nel nulla. Per la vastità del racconto da raccogliere, alcuni testimoni sono stati intervistati in più momenti. Per Wanna Marchi e Stefania Nobile, ad esempio, è stato necessario svolgere tre interviste a testa.

 

RICERCA DEI REPERTORI

La docuserie ha una lunghezza complessiva di circa 180 minuti che sono il risultato di 60 ore di interviste, 80 ore di repertorio e 90 di repertorio esclusivo di televendite.

Per ricostruire le fasi della vita di Wanna Marchi come acclamato personaggio pubblico abbiamo fatto ricorso alle Teche della Rai, di Mediaset, di Telemontecarlo, della Rsi svizzera e di SkyTg24, oltre ad alcuni repertori trovati negli archivi di piccole tv private.

La parte sicuramente più impegnativa è stata la ricerca del repertorio delle televendite, una vera e propria caccia al tesoro tra cantine di collezionisti, pagine web destinate ai nostalgici degli anni ‘80/’90 e quei pochi archivi di tv private che hanno conservato qualche testimonianza. Abbiamo chiesto a tutti gli intervistati (in primis a Marchi e a Nobile) di aprirci album fotografici e repertori privati che contribuiscono a ricreare il clima delle varie fasi storiche che la vicenda attraversa.

Abbiamo svolto una ricerca particolarmente approfondita anche negli archivi dei giornali quotidiani e periodici e, piccola curiosità, per esigenze di ripresa, abbiamo fatto ricostruire dagli scenografi su base “filologica” le confezioni dei principali prodotti di Wanna Marchi.

 

NOTE DI REGIA

di Nicola Prosatore

 

Di fatto, il primo incontro con Wanna e Stefania mi ha consegnato una visione chiara di quanti personaggi e quante storie avrei incontrato durante lo shooting di questa docu-serie. Una consapevolezza così immediata e cristallina che è stata benzina utilissima per impostare il lavoro di regia: un racconto che abbraccia tre decenni incredibili se visti dalla lente del presente.

L’impianto narrativo e l’estetica di Wanna, hanno presto fatto i conti con la quantità di repertorio da setacciare, da cui è arrivato un segnale chiaro: dal mezzo che ha trasformato Vanna Marchi in Wanna, in 4:3 e quel meraviglioso look da tubo catodico, avremmo trovato tanti momenti che perfettamente rispecchiano il clima di quegli anni e la trama del nostro racconto.

Alla ricerca di spazio, contrasto, colore e “alta definizione” da alternare al prezioso repertorio per rendere la visione più coinvolgente, ho posto molta attenzione alla cura degli ambienti che ospitano le interviste.

Durante i mesi di shooting, abbiamo raccolto una buona quantità di aneddoti che mi hanno da subito indirizzato sulla creazione di alcuni momenti evocativi da rimettere in scena; le idee sono state subito chiare perché, al contrario di quel che avrei pensato, la maggior parte dei momenti raccontati, ruotano intorno agli studi televisivi e a casa Marchi.

La tentazione di rimodulare, adattare e rendere contemporanee le grafiche presenti nelle televendite che popolavano le tv nei 90s, è stato il punto di partenza del layout grafico su cui lavorare. Non è stata solo una questione estetica, perché in quell’approccio grafico c’è di fatto molta utilità: i font sono prevalentemente bastoni, puliti e chiari, le informazioni sono sempre leggibili. Organizzare e dare uno stile rigoroso a quell’approccio apparentemente disordinato e superficiale, mi ha permesso di armonizzare documenti e repertori provenienti da diverse fonti ed epoche, di battezzare insomma un layout ricco e allo stesso tempo elegante e pop.

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