Roma – 49esima edizione del Premio Il Sensivismo
Evento importante e di successo quello che caratterizza il pomeriggio capitolino odierno. A Roma ecco la 49esima edizione del Premio ” Il Sensivismo” del maestro Aldo del Bianco. L’evento dalle 17 presso il salone della casa dell’Aviatore in Viale dell’Università 20.
Scoperto agli inizi degli anni settanta dal giornalista Luciano Rossi, Aldo Del Bianco rappresenta, insieme ad Albino Lorenzo e ad Attilio Zangari, una delle figure più prestigiose della cultura artistica contemporanea espresse dalla Calabria. Numerosissime le mostre che ha tenuto in Italia ed all’estero riscuotendo grande apprezzamento di pubblico e da parte della critica.
Tra i Paesi che hanno ospitato sue esposizioni figurano la Francia, la Svizzera, l’Austria, ma anche Argentina e Uruguay.
Pur esercitando negli anni la sua attività artistica prevalentemente a Roma, Aldo Del Bianco ha mantenuto con la sua Calabria (è nativo di Fiumefreddo Bruzio) un legame profondo che ha fatto sì che la sua terra fosse comunque la base di partenza della sua ispirazione artistica. Del Bianco è fondatore della corrente del “Sensivismo” che esprime uno stile pittorico basato sulle percezioni, sulle emozioni, sulle sensazioni, appunto, che la realtà può suscitare, come in una continua ricerca volta a catturare qualcosa di sfuggente, forse la serenità dell’infanzia o l’armonia di una vita scandita da quei ritmi antichi e lenti che la modernità ha inesorabilmente accelerato. Di qui l’esigenza dell’artista Del Bianco di rifugiarsi in un mondo diverso nel quale poter liberamente esprimere il suo estro e il suo desiderio di intimità e di silenzio. Sulla tela Del Bianco dà forma alle sue percezioni, restituendoci la realtà non come è, ma come egli la sente, quasi in uno sforzo proteso a decodificare l’inconoscibile. Ecco perché il maestro Del Bianco si affida all’inconscio, al sogno, alla poesia, per cogliere il significato più profondo dell’esistenza. Altra caratteristica delle tele di Del Bianco è che la sua pittura può definirsi “musicale” nel senso che i colori dei suoi quadri, ora morbidi, ora più pastosi ed intensi, rappresentano, in qualche misura, le note di un’armonia cromatica.
Folto il numero dei premiati di questa edizione: il regista e produttore Angelo Maresca con il film “La Madre”. Maresca è il personaggio di spicco di questa edizione :ha vinto ben 20 premi internazionali ed è già al lavoro su un nuovo film “Menage”.
La Madre, ispirato all’omonimo romanzo di Grazia Deledda. “La Madre nasce dalla mia curiosità per le opere di Grazia Deledda. Mi sono diplomato al liceo scientifico dove la sua letteratura era appena accennata. Qualche anno dopo ero a Nuoro in tournee e visitai la sua casa museo” ha raccontato il regista. Così mi sono appassionato e ho letto tutte le sue opere, anche quelle minori. Mentre le altre mi sembravano ormai superate, ne La Madre ho trovato un’attualità sorprendere. L’ho studiata per più di un anno e gli elementi che mi interessavano di più erano il rapporto malato tra la madre e il figlio e il senso di oppressione delle religioni in generale. Quando ero bambino, mia nonna mi ripeteva continuamente ‘Se fai questo è peccato’, da grande ho viaggiato e ho guardato la vita in maniera diversa. Così dopo il cortometraggio, mi sono un po’ montato la testa e ho pensato di fare un film I tormenti dei tre protagonisti sono le inquietudini che potrebbero turbare la vita di ogni persona, e il fatto che i personaggi della storia abbiano un retaggio così esasperato non fa altro che rendere la vicenda ancora più forte”.
Il romanzo della Deledda è ambientato all’inizio del Novecento in Sardegna, mentre il film di Maresca è una trasposizione del racconto ai giorni nostri. “Una storia bucolica”, ha osservato Maresca, “avrebbe meritato un budget elevato e non mi interessava fare un film in costume. Ho ritenuto che potesse essere più interessante collocare una storia avvenuta nel lontano 1920, in un futuro più prossimo ma non ben definito, vista l’attualità della tematica di cui parla la vicenda, ossia il dilemma del confine tra il bene e il male, nel senso profondamente cristiano. Qual è l’amore puro, quello spirituale e quello della carne? Questi sono i due grossi interrogativi che sembrano inquietare i personaggi della storia, ma forse anche tutti noi”. Il film è stato girato all’Eur, mentre la chiesa è stata riprodotta all’interno del cosiddetto Colosseo Quadrato. “Volevo girare in chiesa delle scene estremamente eccessive e non mi sembrava il caso di farlo in una vera chiesa, anche per una questione di rispetto”. All’incontro di presentazione de La Madre con la stampa, non era presente Carmen Maura, impegnata a teatro. Il regista ha così motivato la sua scelta: “Ho chiamato due attrici italiane che hanno rifiutato il ruolo. Poi devo dire che Carmen Maura ha accettato e mi è andata ancora meglio”.
A proposito dell’evento: da segnalare un importante riconoscimento a Maria Martucci per il suo impegno in aiuto delle famiglie sofferenti ed indigenti. Tra i presenti monsignor Metodio Cirigliano della Chiesa Cattolica Antica Orientale.