Movienerd – Cinema – L’ufficiale e la spia

352

Movienerd – L’ufficiale e la spia Presentato a Roma dall’attrice e moglie del regista il film boicottato in Francia: “Una storia importante che cerca di dimostrare che chi è accusato non è automaticamente colpevole”. Al cinema dal 21 novembre.

Gennaio del 1895, pochi mesi prima che i fratelli Lumière diano vita a quello che convenzionalmente chiamiamo Cinema, nel cortile dell’École Militaire di Parigi, Georges Picquart, un ufficiale dell’esercito francese, presenzia alla pubblica condanna e all’umiliante degradazione inflitta ad Alfred Dreyfus, un capitano ebreo, accusato di essere stato un informatore dei nemici tedeschi. Al disonore segue l’esilio e la sentenza condanna il traditore ad essere confinato sull’isola del Diavolo, nella Guyana francese. Un atollo sperduto dove Dreyfus lenisce angoscia e solitudine scrivendo delle lettere accorate alla moglie lontana. Il caso sembra archiviato. Picquart guadagna la promozione a capo della Sezione di statistica, la stessa unità del controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro Dreyfus. Ed è allora che si accorge che il passaggio di informazioni al nemico non si è ancora arrestato. E se Dreyfus fosse stato condannato ingiustamente? E se fosse la vittima di un piano ordito proprio da alcuni militari del controspionaggio? Questi interrogativi affollano la mente di Picquart, ormai determinato a scoprire la verità anche a costo di diventare un bersaglio o una figura scomoda per i suoi stessi superiori. L’ufficiale e la spia, adesso uniti e pronti ad ogni sacrificio pur di difendere il proprio onore. L’affare Dreyfus è uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia, avvenuto in Francia tra il 1894 e il 1906 e che vide protagonista il soldato ebreo francese Alfred Dreyfus, ingiustamente accusato di essere una spia e quindi processato per alto tradimento. Dreyfus sostenne fermamente la sua innocenza combattendo contro un’intera nazione. Il suo caso ebbe una notevole risonanza mediatica dividendo l’opinione pubblica del tempo, tra chi ne sosteneva l’innocenza e chi lo riteneva invece colpevole. Tra gli innocentisti si schierò Émile Zola, il quale scrisse un articolo in cui puntava il dito contro il clima di antisemitismo imperante nella Terza Repubblica francese. Tale intervento venne intitolato proprio J’Accuse. Polanski ha scritto la sceneggiatura insieme a Robert Harris, autore del romanzo da cui il film è tratto, L’ufficiale e la spia (The Dreyfus Affair), in Italia edito Mondadori. Da un romanzo di Harris il regista premio Oscar per Il pianista aveva già tratto nel 2010 il suo L’uomo nell’ombra.

Il film parla dell’Affare Dreyfus, un soggetto che è rimasto nella mia testa per molti anni. In questo vasto scandalo, probabilmente il più grande della fine del 19° secolo, si intersecano errori giudiziari e antisemitismo. Per dodici anni, l’Affare Dreyfus divise la Francia, portando scompiglio anche nel resto del mondo. Ad oggi è uno dei simboli dell’ingiustizia politica e di cosa si possa arrivare a fare in nome dell’interesse nazionale.

Del lavoro fatto con Polanski, Emmanuelle Seigner dice: “All’inizio, quando il progetto era in inglese, io non ero nel film. Poi quando invece si è deciso di farlo in francese ed è stato scelto Dujarden, Roman ha pensato che per l’età io fossi adatta al ruolo al suo fianco”. Sul set: “Roman è un regista che dà indicazioni estremamente precise, ma allo stesso tempo ti lascia molta libertà a patto che tutto alla fine rientri nelle sue linee. Ed è molto bravo ad aggiustare un’interpretazione ‘con le forbici’, al montaggio. Adoro lavorare con lui, è come scegliere il miglior chirurgo possibile. Sul set sono come le altre attrici, ma la differenza è che insieme abbiamo fatto sei film, mi conosce, sa farmi rendere al meglio e ho una fiducia totale. Il mio ruolo (l’amante di George Picquard ndr) è secondario ma bello e moderno: in gioventù il colonnello non ha voluto sposarla, lei si è sposata con un altro, quando all fine lui si propone lei dice di no perché ha capito che entrambi non sono adatti al matrimonio. Una donna insolente, capace di andare contro i canoni dell’epoca”. Confessa che “durante le ricerche ho scoperto che il mio personaggio è stato fondamentale per incoraggiare Picquart, che a un certo punto stava per mollare: lei lo ha convinto a riprendere l’indagine. Tutto questo non c’è nel film, ma io non posso farci nulla”.

Sull’incontro al teatro Eliseo che accompagna l’uscita di L’ufficiale e la spia (in sala il 21 novembre, 350 copie) aleggiano le proteste e i boicottaggi in Francia (dopo le nuove accuse di stupro della fotografa Valentine Monnier). Vivace la risposta di Barbareschi: “Sono 40 anni che rompono i coglioni a Roman, si esprime chiunque. Siamo nell’epoca del rutto libero, senza pensiero. Trovo grave che il ministro francese della cultura appoggi le femministe contro Polanski. Il film ha fatto 400mila ingressi in quattro giorni, significa che la gente non è così stupida”. Poi aggiunge che “questo è il più bel film di Polanski, che dimostra come un artista vede sempre le cose dieci anni prima degli altri: è una sorta di statement sulla tragicità contempranea, in un’epoca in cui confondiamo verità e post-verità, quelle notizie fatte sul nulla”.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *