Presentato come evento speciale della sezione “Alice nella città” alla Festa del Cinema di Roma il fantasmagorico “Pan” di Joe Wright – che sarà nei cinema dal 12 novembre – un’avventura senza tempo con la quale scopriamo tutti i segreti e i sogni di Peter Pan, l’indimenticabile personaggio delle fiabe, che ha accompagnato la nostra infanzia.
La storia che vado a raccontare parla di un ragazzo che non cresceva mai, di un pirata che voleva catturarlo e di un’isola popolata da fate…”.
Non cresce, Peter, ha sempre dodici anni. Ma ha sempre anche tanto coraggio, perché fin da piccolo è costretto a farne uso, abbandonato in un orfanotrofio negli anni bui della guerra e con il ricordo sfumato della mamma, che spera di rivedere, in questo o “in un altro mondo”. Non gli manca certo la paura, come abbiamo tutti, e da bambini specialmente. Figuriamoci quando, nella notte, viene rapito da terribili pirati e portato, a bordo di un galeone volante e insieme a tanti suo amici, su quell’Isola lontana, e che non c’è. Il regista Joe Wright è andato dritto dritto alle origini della fiaba perché a volte, come è spiegato nelle prime immagini del film, “per capire meglio come finiscono le cose, dobbiamo prima sapere come sono iniziate”. E così sappiamo perché Peter Pan – che ha lo sguardo sbarazzino dell’esordiente Levi Miller – ha proprio questo strano nome e perché riesce a volare, e chi è il pirata Barbanera – interpretato da un istrionico Hugh Jackman – e cosa cerca insieme alla sua ciurma, come avviene l’incontro con Giglio Tigrato e la sua tribù e con Trilli e le miriadi di fatine. E chi era davvero Uncino prima di trasformarsi – ma non sappiamo ancora come – nel famoso Capitano, pirata pure lui, qui un uomo schiacciato dalla vita, messo in schiavitù, liberato e con l’animo ancora pervaso di generosa bontà.
Con in mente il racconto classico di James Matthew Barrie come fonte primaria d’ispirazione dietro la sua storia, Wright dice di aver abbracciato il “senso di stranezza“ dell’autore. Per lui, infatti, il libro è molto strano. «Non sottovaluta l’intelligenza dei ragazzi, non ci sono ‘buoni’ o ‘cattivi’ – dice -, ognuno ha il proprio difetto, anche Peter».
“Pan” ci fa volare, “Pan” ci accompagna nei sogni. Le favole non hanno mai trovato al cinema un tripudio simile di colori e fantasia. E’ una meraviglia visiva senza pari, con uno dei 3D più spettacolari di sempre. Insieme a Peter e ai suoi compagni si raggiunge l’Isola che non c’è, l’utopia di tutte le avventure possibili, il ritorno felice alla nostra infanzia, per riflettere quanto abbiamo perso diventando adulti incapaci, appunto, di sognare. E di credere ai nostri sogni possibili. “Pan” è la felicità dell’emozione, la sorpresa di scoprire che abbiamo ancora tanto bisogno di una bella favola e di quel cinema che la sa raccontare con così tanto stupore e meraviglia.
Attese per la quarta giornata del Festival la proiezione in 3D del nuovo lavoro di Robert Zemeckis, The Walk e l’anteprima di Registro di Classe, documentario di Gianni Amelio. Due gli incontri aperti al pubblico: quello del duo Wes Anderson – Donna Tart e la coppia Dario Argento -William Friedkin