Reggia di Colorno – Dal 13 marzo al 6 giugno prossimi la Reggia di Colorno (la Versailles dei duchi di Parma), tornerà ad accogliere e mostrerà al pubblico “Le porcellane dei duchi di Parma. Capolavori delle grandi manifatture del ‘700 europeo”, realizzati da Meissen, Sèvres, Vincennes, Chantilly e Doccia, che un tempo qui furono usate.
Dal Palazzo del Quirinale, per la mostra, eccezionalmente tornano alla Reggia di Colorno le preziosissime porcellane che Luisa Elisabetta di Francia e il consorte Filippo di Borbone qui utilizzavano per i ricevimenti ducali ora a disposizione per i ricevimenti di Stato della Presidenza della Repubblica.
PREZIOSE PORCELLANE
Altre ed altrettanto preziose porcellane delle manifatture di Meissen, Sèvres, Vincennes, Chantilly, Doccia e Capodimonte, sempre appartenenti a quello che era il patrimonio ducale, torneranno “a casa” dalle Gallerie degli Uffizi, dal Museo della Villa Medicea di Poggio di Caiano, dai Musei Reali di Torino, accompagnate da documenti concessi dall’Archivio di Stato.
Riunite per la prima volta dopo la dispersione dei tesori d’arte delle regge parmensi che prese il via nel 1859, quando il Ducato di Pama e Piacenza venne cancellato per essere, l’anno successivo, inglobato nel nuovo Regno d’Italia. Per effetto di questo, il patrimonio di quella che per secoli era stata una delle più raffinate ed internazionali corti europee, passò a Casa Savoia. Gli arredi, transitando da Torino e Firenze, giunsero in buona parte al Quirinale, ad arredare la reggia dei Savoia, poi la “casa” dei Presidenti della Repubblica.
GLI ARCHIVI
È un lavoro condotto negli Archivi, quello che ha consentito a Giovanni Godi e al gruppo di esperti che sovrintende alla mostra, di individuare le sedi dove i tesori parmensi sono stati “collocati”, riportandoli a casa sia pure per il solo tempo della mostra.
Queste opere raffinate e di qualità altissima evidenziano come il gusto alla corte dei duchi di Parma si fosse plasmato in pieno accordo con i modelli francesi sviluppati nel Settecento, quando ricchezza decorativa e desiderio di ostentazione accompagnavano l’allestimento delle tavole del vecchio continente.
LA PASSIONE DEI DUCHI
La passione dei Duchi per le porcellane fu davvero assoluta. Luisa Elisabetta – “Babette”, come la chiamava il padre, Luigi XV, sovrano di Francia – era letteralmente ammaliata dal fascino esotico di questo materiale compatto, lucente e leggero, capace di dare vita a oggetti dalle linee raffinate che contribuivano a identificare lo status sociale di chi li possedeva. Nei suoi frequenti viaggi a Versailles non trascurava di fare acquisti a spese del padre sia per dotare la sua modesta residenza di adeguato vasellame alla moda sia per far dono al marito (“cher Pippo”) che mostrava di condividere con lei il piacere delle preziose porcellane.
Così il piccolo Ducato acquisì il meglio della produzione di tutte le più prestigiose manifatture europee che la Duchessa personalmente cercava e commissionava, come confermano le numerose lettere in mostra.
Nelle loro residenze erano presenti oggetti in porcellana: raffinati servizi da tavola, da caffè, statuine, tazze da gelato e oggetti curiosi firmati Meissen, Sèvres, Vincennes, Chantilly, Doccia e Capodimonte.
ALLESTIMENTO COLLEZIONE
L’esposizione sarà allestita nel piano nobile della Reggia, seguendo una suddivisione per temi. Da segnalare che nei medesimi ambiente, sino a pochi anni spogli, sono tornati parte degli arredi originali, recuperati alla diaspora post unitaria.
Accanto alle porcellane saranno in mostra i ritratti, lettere e documenti relativi agli acquisti della Duchessa e del Primo Ministro François Guillaume Leon Du Tillot, disegni di mobili e arredi progettati da Ennemond Alexandre Petitot, piante del palazzo ducale di Colorno, libri ed incisioni di feste e nozze dei duchi di Parma, ma anche i ricettari in uso alle cucine del settecento.
Sull’area ora occupata dalla Reggia, intorno alla metà del 1300, sorgeva una costruzione militare a difesa dei possedimenti di Azzo, signore di Correggio.
Ma già due secoli più tardi, con la contessa Barbara di Sanverino, la Rocca si era trasformata in una dimora signorile e ospitava una colta ed elegante corte rinascimentale.
TRASFORMAZIONI STORICHE
Ancora più radicale la trasformazione del castello dopo la confisca dei beni della contessa da parte di Ranuccio Farnese, avvenuta nel 1612: il duca, spronato dalla moglie Margherita Violante di Savoia, intraprese importanti lavori di ristrutturazione, secondo un progetto portato a termine dal figlio Francesco con l’ausilio dell’architetto Ferdinando Galli Bibbiena.
Furono quelli gli anni in cui l’edificio assunse l’aspetto attuale.
Alla morte senza eredi maschi di Antonio Farnese, il Ducato di Parma e Piacenza passò ai figli di Elisabetta Farnese e del re di Spagna Filippo V di Borbone: in un primo tempo a Carlo, che nel 1734 trasferì nella reggia napoletana di Capodimonte le collezioni d’arte e gli arredi con i quali i Farnese avevano decorato il palazzo; poi a Filippo, che al contrario del fratello fece di Colorno la sua residenza principale e insieme alla moglie Luisa Elisabetta, figlia del Re di Francia Luigi XV, ridiede splendore all’intero complesso.
All’architetto francese Ennemond Alexandre Petitot venne affidato l’incarico di ristrutturare il palazzo.
Furono chiamate maestranze francesi che insieme agli artigiani di corte trasformarono gli interni della Reggia fino a renderli simili a quelli che la duchessa aveva conosciuto a Versailles.
Alla morte di Ferdinando, figlio di Filippo di Borbone e succeduto al trono nel 1765, il Ducato di Parma venne annesso alla Francia di Napoleone.
PALAZZO IMPERIALE
Nel 1807 la Reggia di Colorno venne dichiarata “Palazzo Imperiale”; ma una nuova fase di importanti cambiamenti ebbe luogo dopo la caduta di Napoleone, quando Colorno e l’intero Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla furono assegnati alla moglie del deposto imperatore, Maria Luigia d’Austria.
In circa trent’anni di regno, Maria Luigia, amata duchessa di Parma, impresse agli appartamenti ducali e al grande giardino il segno indelebile del suo gusto.
Dopo l’Unità d’Italia e la cessione della Reggia al Demanio dello Stato Italiano da parte di Casa Savoia, il palazzo divenne proprietà della Provincia di Parma che nel 1871 lo adibì a sede del manicomio provinciale.
Per circa un secolo l’ospedale (che sarebbe arrivato a ospitare più di mille malati negli anni dopo la seconda Guerra Mondiale) condizionò pesantemente la vita di tutto il complesso monumentale: solo dopo la definitiva chiusura del manicomio, negli anni Settanta del secolo scorso, comincia per la Reggia un’epoca di restauri, di eventi e di mostre d’arte che permettono di far conoscere e valorizzare gli ambienti ducali.
Oggi la Reggia di Colorno, visitata ogni anno da decine di migliaia di turisti, è anche la sede di ALMA, una Scuola di Cucina Italiana che, sotto la guida di Gualtiero Marchesi, offre formazione specialistica a centinaia di giovani cuochi provenienti da tutto il mondo.