Richard Gere è Franny, un affascinante milionario che nasconde un segreto che non ha mai rivelato. Non lavora e ha trovato nella beneficienza la sua unica ragione di vita.
Quando dopo tanti anni ritrova Olivia (Dakota Fanning), la figlia dei suoi più cari amici, sposata e in procinto di diventare madre, Franny non riesce a fare a meno di “aiutarla”.
Offre così a Olivia e a suo marito incredibili opportunità, cercando al tempo stesso, però, di gestire la loro vita in modo sempre più invadente, fino a quando quel segreto nascosto riemergerà dal passato con conseguenze inimmaginabili…
Nato dai produttori de “La Frode”, “Franny” è il ritratto di un uomo dalla forte personalità in crisi che segna l’esordio alla regia del talentuoso sceneggiatore e regista Andrew Renzi.
“Il nostro protagonista, Franny, ha vissuto una vita agiata, ma non si è mai sentito veramente coinvolto in quello che ha fatto” spiega il regista. “Può trasformare completamente la vita delle persone, ma non si è mai impegnato davvero con nessuno. L’ultima cosa che gli era rimasta era la sua amicizia con i genitori di Olivia. Amicizia sparita in un lampo. Adesso guarda alla sua vita passata cercando di darle un significato, ad un’età in cui dovresti averlo già capito”.
La storia di Franny aveva attirato l’attenzione di Hollywood la prima volta quando Renzi aveva partecipato allo Screenwriter’s Lab del Sundance Institute nel 2013, durante il quale aveva completato la sceneggiatura. Il produttore Jason Michael Berman era stato presentato allo sceneggiatore-regista in occasione di una cena sponsorizzata da Facebook. “Andrew aveva appena concluso la sua esperienza allo Screenwriter’s Lab ed era rimasto per il festival perché il suo cortometraggio Karaoke! era in competizione” ricorda Berman. “Avevo già lavorato a progetti emersi dal Lab e penso che siano sempre storie originali con personaggi interessanti, il tipo di progetto adatto a coinvolgere attori celebri.
“Andrew ed io ci siamo incontrati a cena” continua Berman. “Mi ha raccontato della
sceneggiatura alla quale stava lavorando. La sua energia e la sua mentalità mi sono piaciute subito e così ho fatto in modo di non perdermi la proiezione del suo corto e mi sono fatto spedire la sceneggiatura. Quello che mi ha affascinato è che si tratta di una coming-of-age story, anche se il protagonista è un uomo sulla sessantina. Franny deve ancora crescere. È un uomo che per certi versi ha tutto ma sotto altri aspetti non ha niente. Questa dicotomia mi è sembrata estremamente interessante”.
Anche l’amico di lunga data di Renzi, il produttore Kevin Turen, ha seguito le vicende della
sceneggiatura per gli oltre due anni che sono serviti a Renzi per perfezionare la trama e sviluppare i personaggi, promuovendola affinché venisse prodotta.
“Per me la storia parla di false opportunità” racconta Turen. “Franny cerca di ricostruire la sua vita, ma non ha alcun legame reale e questo lo rende freddo. È davvero un uomo solo, perché tutte le sue energie sono rivolte al passato. Non riesce ad accettare il mondo così com’è”.
Il produttore Jay Schuminsky afferma che, tra le molte sceneggiature lette nel corso degli anni,
questa è l’unica ad averlo toccato profondamente. “I temi sono universali” dice. “La storia è piena di sfumature. I rapporti descritti sono reali e il protagonista è un personaggio maturo ben tratteggiato. È facile capire la sensazione di perdita che colpisce Franny. Anche quando mostra il peggio di se stesso, continui a preoccuparti per lui”.
Durante gli anni trascorsi dal fatale incidente, Franny si è curato da solo con l’isolamento e con
farmaci antidolorifici. Di fronte ad una perdita, qualche volta è più facile nascondersi” afferma Renzi. “Franny non ci vede niente di male. Le medicine gli sono state prescritte. Ha subito un danno che lo autorizzano a prenderle. Ma quando Olivia riappare nella sua vita, Franny pensa che in un attimo la sua vita gli sia stata restituita. Butta via le medicine per rimettersi in sesto, ma non è tanto semplice. Ormai ne è fisicamente dipendente”.
Secondo Turen la sceneggiatura affronta la questione della dipendenza di Franny in modo
responsabile e con grande tatto: “È chiaro che Franny ha permesso a se stesso di continuare a star
male più del dovuto” osserva il produttore.
Renzi era deciso a dirigere la sua prima sceneggiatura in maniera diversa da ciò che lui stesso definisce “ il solito dramma ‘indiÈ asciutto e realistico”. “Pensavo che Franny dovesse essere un film incentrato sulla performance del protagonista, forte e teatrale” spiega. “Sono cresciuto amando il cinema italiano fortemente gestuale e volevo che questo avesse un tono più barocco rispetto ai film indipendenti che siamo abituati a vedere”.
Nonostante i film che parlano di droga e dipendenza siano molti, Renzi aggiunge: “Volevo analizzare quest’uomo. Magari da ragazzo ha usato droghe e alcool per divertirsi, ma adesso è seriamente dipendente dai farmaci antidolorifici. All’inizio non sembra una cosa pericolosa, fino a quando però non ne resta sprovvisto. La serietà della sua dipendenza si palesa lentamente a lui, e al pubblico. E credo che il suo livello di dipendenza potrà apparire sorprendente”.
Con un regista alla sua prima esperienza, il film sembrava destinato ad essere realizzato con un
budget molto ridotto, ma Turen aveva il sospetto che il ruolo da protagonista potesse far gola a qualche attore famoso. E ne aveva in mente uno in particolare. Per interpretare il volubile anti-eroe di Renzi il produttore ha infatti suggerito di contattare Richard Gere, con il quale aveva già lavorato per il thriller La frode, realizzato nel 2012.
“Quando Kevin ha suggerito Richard, mi sono reso conto che il ruolo che gli avremmo proposto era molto diverso da qualsiasi cosa gli avessi visto fare in passato” racconta Renzi. “Mi è sembrata una scelta molto interessante. Abbiamo mandato la sceneggiatura al suo agente e poi l’ho incontrato sei o sette volte per discutere della storia e del personaggio. Con nostra grande gioia Richard ha accettato di interpretare Franny”.
Il tema insolito e la possibilità di interpretare un personaggio diverso hanno catturato
l’attenzione e colpito l’immaginazione di Gere. “Franny è del tutto originale” afferma l’attore. “Non avevo mai letto niente su un tipo del genere. Andrew è stato molto coraggioso ad avventurarsi in cose che non fossero dei cliché. Non aveva mai girato un lungometraggio prima, ma i suoi corti mi erano piaciuti ed ero convinto che fosse un regista promettente. Era un personaggio molto affascinante, uno di quelli per cui vale la pena rischiare”.
Nei mesi precedenti l’inizio della produzione, Gere è stato di grande aiuto a Renzi. “Per ogni film cerco di lavorare con il regista per cercare di scoprire cosa non è stato sviscerato abbastanza della storia” dice Gere. “Spesso chi scrive suggerisce appena alcuni elementi, ma se poi vengono approfonditi la storia si fa più intensa, più interessante”.
Influenzato da Gere, il tono della sceneggiatura è diventato più lieve secondo Renzi. “Ci sono
ancora dei passaggi molto cupi, ma ti colgono di sorpresa. Richard è molto intelligente e aveva delle idee sue che hanno modificato il film. Per me è stata un’esperienza interessante. In passato avevo realizzato solo dei corti per i quali avevo il controllo al 100 % su tutto. Improvvisamente mi sono trovato a lavorare con qualcuno che aveva delle idee molto precise e che ha contribuito con il suo punto di vista. Ci siamo messi a riscrivere la sceneggiatura e abbiamo smesso solo il giorno prima dell’inizio delle riprese. È un collaboratore fantastico”.
Ma quando la produzione ha avuto inizio, Renzi ha ripreso il controllo con una certa autorità.
“Sul set Andrew ha suscitato grande rispetto e senso di lealtà” racconta Schuminsky. “Era chiaro che qualsiasi cosa fosse necessaria sul set lui era in grado di farla, compreso il posizionamento delle macchine da presa o le luci. È stato comprensivo con tutti e pronto ad affrontare qualsiasi cosa. La sua presenza ha creato un’atmosfera giovane e piena di energia”.
Turen concorda: “Come regista, Andrew ha la mano sicura. È molto concreto. Per una persona della sua età ha già maturato una notevole esperienza. In questo caso ha realizzato un film personale
che non scende a compromessi. Spero che il pubblico si senta coinvolto dai drammi che colpiscono i personaggi. C’è qualcosa di molto triste nel persistere a voler vivere nel passato dimenticando il presente. Mi piacerebbe che il film spingesse la gente a vivere di più nel presente”.