Un sacchetto di Biglie – Nel mese di Gennaio nel quale ci si rigetta nella storia delle persecuzioni (purtroppo spesso dimenticando quelle presenti) ecco “Un Sacchetto di Biglie” pellicola drammatica francese di Christian Duguay con Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Patrick Bruel, Elsa Zylberstein, Bernard Campan. Si racconta la storia drammatica di due giovani fratelli ebrei nella Francia occupata dai tedeschi che, con una dose sorprendente di astuzia, coraggio e ingegno riescono a sopravvivere alle barbarie naziste ed a ricongiungersi alla famiglia. Christian Duguay, il regista di Belle & Sebastien, farà vivere sul grande schermo una straordinaria storia vera sull’Olocausto tratta dal romanzo classico di Joseph Joffo, che ha venduto milioni di copie nel mondo. Maurice e Joseph, due fratelli ebrei che amano giocare con le biglie, fuggono per tutta la Francia sotto l’occupazione tedesca durante la Seconda guerra mondiale. Dovranno ricorrere a un’incredibile dose di malizia, coraggio e ingegno per sfuggire alla barbarie nazista.
Muovendosi da Parigi al sud della Francia, i due fratelli, Joseph e Maurice, su indicazione dei genitori non rivelano mai di essere ebrei. Joseph, in particolar modo, non si separa mai dalle sue biglie, assurte al ruolo di magico talismano contro i nazisti e il regime di Vichy e simbolo del bene della cerchia familiare. Sulla strada, affronteranno la loro sfida per la libertà e per la sopravvivenza, vivendo quello che è un vero e proprio viaggio iniziatico. Tra incontri fortuiti e peregrinazioni, consolideranno il loro spirito di fratellanza per sfuggire al male incarnato dal funzionario delle SS Alois Brunner, responsabile del rastrellamento degli ebrei a Nizza. La Nizza della primavera del 1942, dove i fratelli Joffo contano di nascondersi dalle persecuzioni, non è una città libera come i due pensano: è infatti uno dei territori che i francesi hanno concesso all’Italia dopo l’offensiva del 1940, un’area in cui le difficoltà economiche e le persecuzioni hanno finito con il generare il malcontento della popolazione e l’opposizione al regime nazista da parte della chiesa cattolica (si pensi che nel dicembre 1942, le autorità in seguito alle rimostranze della popolazione si rifiutano di timbrare la parole “ebreo” sui documenti di identità, opponendosi apertamente alle richieste di estradizione dei tedeschi). Al periodo “morbido” dell’occupazione italiana si sussegue però un periodo altrettanto duro di occupazione tedesca, il cui simbolo è proprio Brunner, che fa dell’Hotel Excelsior il suo quartiere generale. La sua missione è sin da subito chiara: arrestare 30 mila ebrei. Ne riuscirà a deportare ben 2.170.
Christian Duguay ci racconta sul film: “Per prima cosa ho avuto un bellissimo incontro con Nicolas Duval, Laurent Zeitoun et Yann Zenou da Quad, loro volevano incontrarmi perché gli era piaciuto moltissimo JAPPELOUP. Tutti e tre adorano il cinema e conoscono gli ingranaggi complessi di questo mestiere. Quando trovo persone che riflettono in modo globale dalla scrittura della sceneggiatura alle riprese, io sono felice. Nel momento in cui mi hanno chiesto se conoscessi Un scchetto di biglie di Josepheph Joffo, ho dovuto ammettere che non lo avevo mai letto. Infatti il libro è poco conosciuto in Quebec. Scoprendolo, sono rimasto colpito dalla tenacia, la convinzione e la forza che ci sono in questa storia piena di speranza. E un’epopea luminosa, raccontata dal punto di vista dei bambini, sul mondo che li circonda e sulla maniera in cui la realtà li raggiunge. La storia è così forte, ma soprattutto così sfortunatamente universale, che è impossibile non vederci l’attualità, la sofferenza, e sì, a volte i momenti di felicità delle popolazioni che si spostano oggi nel mondo”.
Quindi l’incontro con Joseph Joffo: “Con Joseph abbiamo parlato sopratutto di suo padre e dalla sua voce ho compreso cosa c’era nel cuore del libro . Nell’opera, che è diventata il mio libro preferito, e in quello che mi ha raccontato Joffo ho scorto il legame tra Joseph e il mio cinema. Infatti, il mito del padre si ritrova in tutti i miei film. Per me, la figura paterna è divina, dà sicurezza ; invece, nel libro, il padre è evocato ma non è la spina dorsale del racconto. Il libro è alla prima persona ma è stato scritto trent’anni dopo gli eventi. Invece, il film sposa sempre il punto di vista di un bambino senza la distanza del narratore del libro. E’ una storia di formazione all’interno 6 della quale loro vivono avvenimenti così incredibili che quando Jo torna a Parigi, quasi due anni dopo, non è più lo stesso”.
Joseph Joffo aggiunge:” Sono trascorsi più di quarant’anni dall’adattamento di Jacques Doillon e io volevo che si raccontasse la mia vera storia. Christian Duguay ha firmato delle immagini di grande autenticità e penso che i miei lettori lo noteranno.. “
Il Film? “Si era appena concluso il montaggio e il film non era completamente finito. Tuttavia, mi sono venuti i brividi e ho pianto. Secondo me, Christian Duguay ha fatto il film della sua vita. In questo momento, la storia che ho vissuto io risuona in modo particolarmente forte. A causa del terrorismo, anche i bambini di oggi sono costretti a fuggire. Come noi cinquanta anni fa, si ritrovano per strada, completamente isolati e lasciati a se stessi. Spero che il film ci sproni a interrog Batyste Fleurial Palmieri e Dorian Le Clech sono i protagonisti della pellicola .
Dorian : Io non conoscevo il libro, quindi l’ho letto con mia madre per il film. Sono rimasto impressionato da Joseph che aveva soltanto dieci anni quando è partito con suo fratello. Non so se al suo posto avrei saputo cavarmela nella zona libera. Prendere il treno, fuggire, camminare per ore…è incredibile vedere tutte le prove che è riuscito ad affrontare alla sua età!
Batyste : Io avevo studiato il libro a scuola.. Quando ho iniziato a prepararmi per il film, ci hanno dato il libro e il fumetto di Un sacchetto di Biglie. Sono rimasto più attratto dal fumetto. Non visualizzavo necessariamente come avremmo adattato il libro per il cinema, ma è davvero una bella storia. Come Dorian, non so se sarei stato in grado di fare quello che hanno fatto Maurice e Joseph.
Batyste: Le riprese sono durate due mesi, è stato magico! Si è formata una sorta di grande famiglia. Io , a volte prendevo in giro Christian per il suo accento del Quebec.
Dorian: Quando siamo stati a Parigi, Christian mi chiedeva spesso di provare una scena. Mi diceva : « vai Dorian, recita!» Non capivo sempre il suo accento e per divertirmi, una volta ho recitato con il suo accento del Quebec.
Elsa Zylberstein: “Ho saputo che il film era in preparazione da un’amica che mi aveva detto « è un ruolo adatto a te», e il caso ha voluto che il mio agente mi chiedesse di incontrare Christian Duguay. Non appena ci siamo conosciuti, ho avuto subito la sensazione che ci saremmo capiti. Mi sono piaciuti la sua energia e il suo modo di guardarmi. Quando mi ha detto: « sei troppo giovane, sarà necessario invecchiarti perché risulta che hai 4 figli», gli ho risposto «ok non ci sono problemi». Avevo visto JAPPELOUP che mi era sembrato notevole nella sua drammaturgia. Christian aveva mescolato in modo preciso tutto quello che c’è di buono nel cinema Americano – lo sviluppo dei personaggi principali e secondari, l’espressione delle emozioni, l’uso dei flashback – e la dimensione intima del cinema Europeo. Sapevo che sarebbe riuscito a raccontare la storia di famiglia di Joseph Joffo in modo romanzesco e con personaggi molto forti.
Patrick Bruel: “E’ stato Eric Tolédano che mi ha parlato del copione. Abbastanza presto, Laurent Zeitoun e Nicolas Duval, di Quad, mi hanno fatto sapere, con un entusiasmo particolarmente forte, che volevano che partecipassi all’avventura. Ho esitato un po’, UN SECRET risuonava in me ancora molto forte? Non l’avevo già fatto? E così via… poi ho parlato con Christian Duguy ed è stato un incontro decisivo. Al di là di parlare del suo lavoro di ottimo regista che già conoscevo, mi sono confrontata con lui su quello che mi sembrava essere fondamentale per la riuscita del film: il casting dei ragazzi. Perché ci sono tanti film sulla II Guerra Mondiale ma pochissimi passano attraverso il punto di vista dei bambini e la sfida era quella. Mi ha mostrato i provini di Dorian per la parte del piccolo Jo nelle scene degli schiaffi. Sono rimasta più che colpita…sbalordita! Mi era capitato raramente di vedere un attore di quello spessore. Sì, un bambino capace di recitare e sopratutto di ripetere più volte la stessa scena ogni volta in modo autentico. Ho sentito che sarebbe successo qualcosa con questo regista e questo film, ed è accaduto durante tutta la lunga avventura”.